di Marta Mandò
Se fosse tradotto in uno slogan sarebbe: Palladio forever. Oppure: ora e sempre Palladio. Ancora un’altra mostra nel continente americano dedicata ad Andrea Palladio: "Palladio at Work - Palladio al lavoro” (fino al 22 maggio), questa volta a Montréal presso il Centro Canadese di Architettura (uno dei più importanti al mondo nel settore). Perché, dopo oltre 5 secoli Palladio spopola? Per capirlo bisogna fare un passo indietro. Quattro mesi fa, esattamente il 6 dicembre del 2010, il Congresso degli Stati Uniti ha ufficialmente adottato, con voto unanime dei due rami, la Concurrent Resolution 259, che riconosce in Andrea Palladio il "Padre" dell'architettura americana. Tramutando di fatto la mano e il pensiero del nostro padovano-vicentino (1508-1580) in segno di “primario interesse nazionale americano”. Un grandissimo riconoscimento che ha la sua origine in un palladiano doc, Thomas Jefferson (1743-1826), padre fondatore della Nazione e terzo presidente degli Stati Uniti. La sua villa nello stato della Virginia, che chiamò Monticello, è citata in tutti i libri come esempio di architettura palladiana ed è una delle pochissime case americane dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità, ispirata, per altro, dalla bella Villa Capra vicino a Vicenza, che a sua volta è un po’ il modello anche del palladianesimo inglese di Mereworth Castle, vicino Londra, e la Chiswick House nel Kent. Per costruire i luoghi simbolo della neo-democrazia americana si scelsero le ville venete, modello per la residenza del Presidente, la Casa Bianca o il Campidoglio a Washington. Non gli château francesi -simbolo della grandezza della monarchia- ma lo stile privo di iattanza della nobiltà agricola veneta, colta e operosa. Non lo stile romano –simbolo del potere assoluto del papato, per quanto firmato da Michelangelo, Brunelleschi o Leon Battista Alberti, -ma il palazzo funzionale alla strada e al sentimento del presente. Insomma, gli stili di Palladio, come ha sottolineato Guido Beltramini (direttore del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza), curatore della mostra a Montréal.
Ora il Canada. E si comprende: il Canada condivide con gli Stati Uniti lo status di nuovo continente. Primo esploratore europeo è stato un italiano, il veneziano Giovanni Caboto, nel 1497, stessi anni del più noto navigatore Cristoforo Colombo. E non si tratta solo dell’onda lunga delle celebrazioni per il cinquecentesimo anniversario della nascita di Palladio avvenute nel 2008. A Montréal lo chiamano "l'architetto degli architetti". E infatti, "Palladio at Work”, più che una celebrazione dei grandi edifici, dei capolavori e dell'importanza dell'architetto, entra nella genesi delle sue creazioni, cerca di catturarne i pensieri, i procedimenti creativi, di penetrare dentro il suo modo, magnifico e magnificamente pragmatico, di creare un edificio. I canadesi vogliono conoscere a fondo i disegni, i dettagli del fare palladiano. A Montréal sono esposti e commentati sceltissimi disegni originali di Andrea, concessi dalla Royal Institute of British Architects Collection. Con una scelta museografica innovativa, intorno ai disegni sono tracciate note e appunti in modo che il visitatore riesca a entrare "dentro la testa di Palladio" per percepire la complessità della sua sensibilità e abilità creativa. In questi disegni, a ben guardare, ci sta tutta la scienza e conoscenza di Palladio, si estrinseca la sua stessa visione della professione dell'architetto, del mondo e della società. La mostra serve al continente americano per pensare all’avvenire delle città contemporanee utilizzando il modello ville venete. Ad esempio, Villa Barbaro, appartenente ad una delle più importanti famiglie patrizie di Venezia, molto legata a Palladio e il cui Palazzo in Canal Grande a Venezia è stato, guarda caso, acquistato dalla famiglia statunitense Curtis, dove vi dimorò il grande romanziere statunitense, amante dell’Europa, Henry James.Il modello palladiano si presta perché con i tutti i suoi dettagli, ora in mostra, mette in risalto che il bello deve tener conto del vivere reale. Le sue ville, i suoi palazzi erano, infatti, belli da abitare e da vivere, adatti alle esigenze e alle idee dei diversi committenti, ma anche da utilizzare per funzioni domestiche e persino da illuminare, riscaldare e tener pulite.
Accanto alla grande architettura d’avanguardia, a quella futuribile dei nuovi materiali, delle forme leggere, sospese, dei design fluidi e scultorei, c’è sempre posto per il nostro architetto. E questo perché Palladio con i suoi disegni si può ancora oggi portare in cantiere, metterlo a servizio della collettività soprattutto per edifici civili rappresentativi. Questa appropriazione del Palladio è stata sancita anche quando il Congresso americano ha dichiarato che i suoi Quattro Libri dell'Architettura sono la più importante pubblicazione d'ogni tempo, modello per l'immagine del mondo occidentale e fonte primaria per gli architetti americani dai tempi delle Colonie ad oggi. In questi anni le mostre in giro per il mondo dedicate a Palladio sono state tante, (Gran Bretagna, Spagna, Turchia ecc.) Insomma, Palladio, un veneto universale. Eterno contemporaneo che noi, felicemente, abbiamo in casa.