di Sandro CaliceCAPPUCCETTO ROSSO SANGUE
di Catherine Hardwicke, Usa 2011 (Warner Bros.)
Amanda Seyfried, Gary Oldman, Shiloh Fernandez, Julie Christie, Max Irons, Lukas Haas, Michael Shanks, Adrian Holmes, Darren Shahlavi, Jen Halley, Carmen Lavigne, Cole Heppell, Virginia Madsen.
Una delle favole classiche più inquietanti e più simboliche mai scritte, della quale da Perrault in poi si contano innumerevoli versioni, affidata per una rilettura moderna alla regista di “Twilight”. Come avrebbe chiosato il grande Peppino De Filippo: “E ho detto tutto”.
Il villaggio medievale di Daggerhorn vive da anni sotto la maledizione di un lupo mannaro, che ad ogni luna piena esige un sacrificio animale. Ora però, come ogni 13 anni, sta per arrivare la luna rossa: chiunque sarà morso, ma non ucciso, dal lupo erediterà il suo retaggio. La famiglia di Valerie (Seyfried) paga il primo tributo, quando sua sorella maggiore viene trovata morta. La tragedia arriva proprio quando Valerie scopre che i genitori hanno combinato il suo matrimonio con Henry, figlio della famiglia più ricca del villaggio, mentre lei è innamorata da sempre di Peter, taglialegna come suo padre. L’attacco del lupo spinge gli abitanti del villaggio a reagire e a dargli la caccia, dalla quale tornano convinti di aver eliminato la minaccia. Ma nel villaggio arriva Padre Solomon (Oldman), l’uccisore di mostri, che svela a tutti la verità: il lupo non è morto e vive tra di loro sotto sembianze umane. Nessuno può più fidarsi di nessuno. E a Valerie resta solo la nonna, quella strana nonna che vive da sola nella foresta…
Gli elementi di una favola gotica, dark, perfino horror c’erano tutti. Del resto le letture della fiaba originale, tutte nascoste dietro il messaggio “non fidarti degli sconosciuti”, parlano di sesso, di prostituzione, di cannibalismo. Ma Hardwicke, che pure aveva dato buona prova di sé con “Thirteen – Tredici anni”, qui sceglie di parlare solo ed esclusivamente al pubblico di Twilight, quindi con una storia d’amore “drammatica” al centro del racconto, con mostri che spaventano ma non troppo, con fotografia, costumi e acconciature glamour. Un giocattolino esteticamente affascinante, ma lontano da una certa adolescenza, poco interessante.