Atlante delle crisi


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Jouahri: 'Non siamo la Turchia'

A colloquio con Mohamed Jouahri, direttore generale del gruppo h

"I 7 punti annunciati da Mohammed VI sono una vera e propria 'Road map' verso la separazione dei poteri. Al di là delle norme che scaturiranno dalla nuova Costituzione, la stabilità del Paese non è né rischia di esser messa in discussione".

Lo dice a Televideo Mohamed Jouahri, direttore generale del gruppo "Maroc Soir", che edita due quotidiani e tre settimanali in francese e in arabo.

"La Corona è da 12 secoli il collante dello Stato marocchino, e tale rimarrà. La monarchia incarna poi l'istituzione 'Imarat Al Mounine', la commenda dei credenti, e in quanto tale costituisce un simbolo di grandissimo valore".

"Le elezioni politiche dovrebbero svolgersi nel 2012, ma i cambiamenti che saranno introdotti dalla nuova Costituzione non potranno essere ignorati. Spetterà comunque la classe politica decidere se anticipare il voto".

L'attuale governo, che vede insieme destra e sinistra, costituisce un'anomalia o è una formula valida anche per il futuro?
"La contrapposizione destra/sinistra non è poi così netta, in Marocco come ad altre latitudini. L'alleanza tra socialisti, ex comunisti e nazionalisti risale agli anni '90 e ha una valenza strategica. Sarà la Storia a giudicarla, nel bene o nel male".

La nuova Costituzione potrà favorire la fine dell’annosa controversia sul Sahara occidentale?
"La questione, peraltro artificiosa, del Sahara occidentale, in cui la presenza algerina è più che tangibile, fa parte a pieno titolo della revisione costituzionale. Il discorso del 9 marzo ha preannunciato ampie forme di autonomia per le province del Sud. E lo stesso sovrano aveva già messo in chiaro che anche le province del Sud sono coinvolte nel processo di regionalizzazione spinta".

"Il dibattito sulla laicità dello Stato è in corso da qualche tempo, ma non occupa nella società uno spazio così centrale come alcuni sostengono. Anzi, credo che l'argomento abbia perso parte del suo peso, specie se si guarda a quanto le questioni religiose siano preminenti nella politica di alcuni Paesi europei".

"Qualcuno in passato ha paragonato il partito islamico Pjd all'Akp di Erdogan, ma il Marocco non è la Turchia. Le dinamiche, le traiettorie politiche e gli obiettivi perseguiti dai due partiti rendono il paragone azzardato", conclude Mohamed Jouahri. (R. F.)