Atlante delle crisi


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L'addio ai precetti della monarchia assoluta

La riforma trasformerà l’attuale monarchia esecutiva in una monarchia parlamentare, ma non metterà in discussione la natura divina della Corona, discendente dal Profeta Maometto. In arrivo forme di federalismo spinto, anche per il Sahara occidentale m

Sulla carta, il governo e il Parlamento sono già oggi i titolari del potere esecutivo e legislativo. Tuttavia, poiché il re è il “capo politico supremo” del Paese, egli presiede il Consiglio dei ministri e dispone di poteri di veto in ogni ambito legislativo. Il sovrano può inoltre destituire un membro del governo o sciogliere le Camere in ogni momento. A sua discrezione, può sospendere la Costituzione e governare per decreto reale. La monarchia assoluta, di fatto, non è mai stata soppressa. Il re è inoltre capo dell’esercito e, come “difensore della fede”, incarna la suprema autorità religiosa del Marocco. Con la nuova Costituzione, il primo ministro sarà anche presidente del Consiglio, quindi diventerà il vero capo dell’esecutivo, mentre il Parlamento bicamerale vedrà ampliati i suoi poteri, oggi piuttosto limitati. La Carta dovrà poi consacrare la piena indipendenza del potere giudiziario, oggi sottoposto alla Corte suprema, i cui membri sono nominati dal re. Il problema più pressante, secondo la piazza, resta però quello della corruzione dei giudici. Infine, il berbero verrà adottato come lingua nazionale accanto all’arabo e lo Stato centrale devolverà ampi poteri alle 16 regioni, compreso il Sahara occidentale, sulla cui sovranità nessuno ha più alcun dubbio in Marocco.

Il passaggio dall’attuale forma di monarchia “esecutiva” a una spiccatamente parlamentare è il cardine della riforma voluta dal re. Mohammed VI ha già introdotto, in realtà, alcuni elementi di modernità in un sistema rimasto personalistico e dai tratti dittatoriali fino alla morte di suo padre e predecessore, Hassan II.

La riforma non metterà comunque in gioco la natura “divina” della Corona, che di fatto rende il re intoccabile: la dinastia alawita, che governa il Marocco dal 1659, e di cui Mohammed VI è il 23° sovrano, discende direttamente dal Profeta Maometto. La monarchia marocchina ha uno dei suoi fulcri nelle “Forze ausiliari”, chiamate comunemente “Makhzen” e ritenute garante della stabilità ma anche dei privilegi delle élite. I suoi 45mila membri sono suddivisi in due aree geografiche e due corpi: quello amministrativo, avente funzioni di polizia, e quello di pronto intervento, con funzioni militari, doganali e di protezione civile.

Nelle ultime settimane, il Makhzen è stato accusato di aver represso brutalmente le proteste di piazza e di aver riportato in auge i metodi degli “anni di piombo” che furono di re Hassan II.