di Nello Rega
Tecnicamente si chiama “Centro di accoglienza e identificazione”, in acronimo Cai. Di fatto è una distesa di tende e moduli abitativi in lamiera e plastica dove si intrecciano sogni, speranze, sofferenze e interrogativi senza risposte sicure. Lo scenario è Manduria, in provincia di Taranto, dove dimissioni, proteste, disordini hanno occupato le cronache dei primi giorni di aprile. Per arrivarci si percorrono stradine affollate di lavoratori che in fretta e furia sono impegnate a illuminare la zona. Davanti alla distesa di tende uno schieramento di forze di polizia che ricorda quello dei grandi eventi politici internazionali. Qui, grazie al lavoro dei Vigili del Fuoco e del Genio militare, quasi un mese fa quello che era un ex aeroporto militare, in disuso da anni, è diventato un centro che conta oltre un migliaio di immigrati tunisini. “Come Fiamme Gialle concorriamo all’ordine pubblico assieme a polizia e carabinieri. Ci sono anche pattuglie a cavallo del Corpo Forestale. Siamo arrivati all’impegno di 85 finanzieri provenienti anche da altri Comandi provinciali. I primi giorni i disordini erano abbastanza frequenti. Risse spesso nate da futili motivazioni. Oggi la situazione è molto più tranquilla anche per via dei permessi provvisori di soggiorno varati dal governo”. Il colonnello Nicola Altiero, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Taranto, mostra i vari turni dei suoi finanzieri impegnati nel Cai e spiega i vari dispositivi messi in atto dal Prefetto della città pugliese. “Gli immigrati ospitati nel Centro possono uscire dal campo perché non sono sottoposti ad alcuna misura di restrizione. Valgono, ovviamente, le regole della libertà di movimento e dei Diritti dell’Uomo. Secondo il regolamento del Cai possono uscire dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 19.30. Questi orari però non sono assolutamente vincolanti. Non è difficile incontrare di sera, a Manduria o nella vicina Oria (in provincia di Brindisi) decine di tunisini a passeggio. Qualche volta bisogna intervenire per sedare delle risse dovute molto spesso a qualche birra di più bevuta dagli immigrati. A Oria, per esempio, il sindaco ha varato un’ordinanza che vieta la vendita di alcolici di notte. La struttura ora è molto più tranquilla. Entro i prossimi giorni tutti gli ospiti dovrebbero ricevere il permesso provvisorio e lasciare Manduria per altre destinazione. Qui gli immigrati saranno liberi di cercare un lavoro, di ricongiungersi con i familiari, di seguire i propri sogni”. “Le contestazioni e i disordini nel Centro sono nate anche per problematiche molto spesso pratiche. Come le sigarette. Gli immigrati, infatti, ricevono ogni giorno 5 sigarette, assieme ai pasti e al necessario per l’igiene personale. Nei giorni scorsi abbiamo scortato un approvvigionamento di sigarette perché la cooperativa che è impegnata nell’assicurare questi beni non aveva scorte necessarie. La nostra risposta per riportare la giusta sicurezza è stata ovviamente proporzionata alle cosiddette ‘regole di ingaggio’ predisposte dal Ministero dell’Interno. Ci vuole buon senso e, soprattutto, reazioni proporzionate alle situazioni”. Il maggiore Giuseppe Dell’Anna, comandante del Gruppo della Guardia di Finanza di Taranto spiega così l’impegno dei suoi uomini per l’ordine pubblico nel Centro. “Con la recinzione, approntata nei giorni scorsi, le fughe sono ormai diventate solo un ricordo. Quando si è diffusa la notizia dei permessi provvisori molti di quelli che si erano allontanati sono ritornati in fretta e furia”, aggiunge Dell’Anna supportato anche dai dati del colonnello Altiero.Aggirandosi davanti al Cai si scorgono le facce degli immigrati. Sono segnate dall’attesa e dal “non fare nulla”. Così come sono evidenti le domande che molti abitanti della zona si fanno da settimane. Dopo la partenza per altre città dei tunisini che ne sarà di questa distesa di tende e lamiera? Il Centro di accoglienza e identificazione ospita i clandestini che arrivano a Lampedusa. Secondo molti, i barconi della speranza continueranno nei prossimi mesi a puntare la prua verso le coste italiane e, così, altri ospiti arriveranno nuovamente a Manduria. Una sorta di tappa obbligata per concedere il permesso provvisorio, come a dire: “Via uno, avanti l’altro”. Qui ogni immigrato costa 35 euro al giorno, pasti, igiene personale e 5 sigarette. A provvedere ai bisogni dei clandestini ci pensa la cooperativa Connecting People che ha ricevuto un incarico provvisorio dal Prefetto di Taranto. Per una presenza media di 1.400 immigrati, il costo è di circa 49 mila euro ogni giorno.
“In quella barca eravamo in 115. Abbiamo viaggiato per oltre 24 ore prima di essere soccorsi da una nave militare italiana e essere accompagnati a Lampedusa. Abbiamo pagato 750 euro per questo viaggio”. Abdel è uno dei tanti tunisini ospitati a Manduria. E’ qui da oltre 3 settimane e attende il suo permesso. A Tunisi era imbianchino. E’ fuggito, a suo dire, dal suo Paese per trovare un lavoro più remunerato e per vivere con il figlio che ora ha 19 anni e vive a Genova. “Ero sposato con una donna italiana dalla quale ho avuto un bambino. Poi sono andato via in Tunisia”. Ma perché questa scelta? La risposta tarda ad arrivare. I sospetti su una espulsione si fanno insistenti. Meglio continuare con altre domande. Come quella della vita in questo in centro. “Stiamo abbastanza bene anche se qualche volta quello che ci danno da mangiare non è molto buono. Non è importante, aspettiamo il nostro permesso e speriamo in una vita migliore. Ringraziamo tutte le forze di polizia per il trattamento ricevuto e gli abitanti di Manduria. Vogliamo una vita diversa, migliore con un futuro senza dover più soffrire. Abbiamo sofferto tanto in Tunisia. Ora siamo liberi. Oggi sono finalmente permessi tutti i partiti, anche quelli islamici. La nuova Tunisia è pronta”. E le voci su presunti terroristi mischiati ai clandestini? “E’ tutto falso. Al Qaeda non esiste, è un’invenzione dell’Occidente. Gli americani sono andati sulla luna e da anni non riescono a prendere Osama bin Laden. Non lo prendono perché non esiste, è tutta una bugia”. Questa è l’idea di Abdel, condivisa da tanti clandestini e da chi è rimasto nel suo Paese. Un’opinione che resta solo un’opinione.