di Maurizio Righetti
Conferme e novità a Siena dal Congresso Nazionale del Collegio dei Docenti di Odontoiatria. Con una certezza: la salute della bocca è trascurata in maniera preoccupante nel nostro Paese. Si sottovaluta l’importanza del benessere dei denti in rapporto non tanto agli effetti esteriori, ma ai risvolti sulla salute complessiva. Gli esperti denunciano che i problemi cominciano molto presto. Carie e placca fanno la loro comparsa nei dentini da latte, in un milione e mezzo di bimbi al di sotto dei sei anni. Nonostante questo il 76 per cento dei ragazzini in età prescolare non ha mai conosciuto la sedia del dentista. I denti dei più piccoli non sono in salute a causa della scarsa igiene orale: mamme e papà non sempre insegnano le regole fondamentali per la pulizia dei denti e anche a scuola non è possibile mettere in pratica una corretta igiene, perché i bimbi non possono lavarsi i denti con lo spazzolino. Eppure le abitudini acquisite nell’infanzia sono le più importanti e formative e che il controllo dal dentista va effettuato al più tardi entro tre anni.
A scuola è impossibile lavarsi i denti
Secondo le raccomandazioni di igiene consigliate, nelle scuole non è possibile portare prodotti per l'igiene personale, fra cui gli spazzolini. “Per i bimbi al di sotto dei sei anni sarebbe previsto l'impiego di prodotti monouso come salviette, fazzoletti, bavagli, spazzolini da denti; laddove non sia possibile l’uso unico, meglio non fare nulla”. Antonella Polimeni, Ordinario di Odontoiatria Pediatrica dell’Università Sapienza di Roma spiega che questa misura preventiva “nasce dalla condivisibile e giusta esigenza di evitare il contagio di malattie trasmissibili attraverso lo scambio casuale di oggetti come ad esempio lo spazzolino da denti, ma di fatto si traduce nell'impossibilità per la maggior parte dei bimbi di lavarsi i denti subito dopo i pasti consumati a scuola”. Tutto ciò non aiuta i più piccoli “a comprendere davvero l'importanza dell’igiene orale dopo aver mangiato e li porta a trascurarla anche a casa, prima di andare a letto. La scuola dovrebbe però essere anche un luogo dove promuovere l'educazione alla salute, attraverso un maggior numero di progetti di prevenzione e sensibilizzazione, ma anche attraverso la creazione delle condizioni necessarie per la concreta pratica di una corretta igiene orale come stile di vita. Sarebbe quindi auspicabile che la scuola pubblica trovasse un sistema per garantire l'igiene orale anche durante le ore di attività didattica, ad esempio distribuendo almeno gli spazzolini monouso, magari con l'aiuto dei genitori”.
Ma dentro casa la situazione non è migliore
Purtroppo a casa la situazione non migliora: i genitori non hanno ancora ben compreso come comportarsi riguardo alla salute orale dei loro figli. Uno studio condotto dall'Università Magna Graecia di Catanzaro, sottoponendo un questionario con 32 domande a 250 genitori di bimbi dai 2 ai 15 anni, ha dimostrato che la metà dei genitori si accontenta che il figlio lavi i denti una volta al giorno e il 40 per cento non insegna loro come lavare i denti in maniera corretta e cambia lo spazzolino dei bimbi troppo raramente, solo ogni tre o quattro mesi, facendo sì che possa diventare un ricettacolo di germi; poco meno della metà delle mamme e dei papà non trova sbagliato che i figli mangino alimenti zuccherini prima di dormire, pur sapendo che gli zuccheri provocano la carie. “Non sorprende perciò che molti genitori abbiano ancora la cattiva abitudine di dare ai figli il ‘ciuccio’ con miele o zucchero o li facciano addormentare con il biberon caricato di soluzioni zuccherine”, commenta Polimeni.
Carie per uno su cinque prima delle elementari
Le carenze educative a scuola e a casa fanno sì che l'igiene orale nell'infanzia sia scarsa: secondo uno studio dell'Università di Siena, l'8 per cento dei bambini dai 3 agli 11 anni non fa nulla per la propria igiene orale, la metà lava i denti raramente, solo il 43 per cento lo fa almeno una volta tutti i giorni. “Per naturale conseguenza, un bimbo su cinque ha una carie prima di andare alle elementari”, dice Polimeni. “Il problema è spesso sottovalutato, ma tutt'altro che irrilevante, poiché la perdita precoce dei denti da latte può avere conseguenze sullo sviluppo della dentatura. Il dente deciduo che ha una radice non ancora riassorbita deve restare dov'è perché serve a mantenere lo spazio necessario al nuovo dente definitivo che spunterà in seguito. Se il dente da latte manca troppo presto, il rischio di un non perfetto allineamento dei denti definitivi è concreto: in un caso su cinque i bimbi con meno di 12 anni che sono costretti a portare un apparecchio ortodontico devono farlo perché hanno perso troppo presto un dentino da latte. Le carie alla dentatura da latte inoltre raddoppiano la probabilità di disturbi dentali successivi predisponendo a problemi di carie sui denti definitivi. Purtroppo le carie nei denti da latte sono un fenomeno frequente, tanto che lo stesso Ministero della Salute consiglia di considerare ad alto rischio tutti i bambini”.
Fare attenzione durante la gravidanza
Anche in gravidanza “la donna dovrebbe curare in modo particolare l'igiene orale, perché se ha delle carie dopo la nascita può trasmetterle al figlio; se nella bocca della mamma prolifera la flora batterica che provoca la carie, infatti, questa può essere passata al bimbo attraverso il contatto con la saliva fin dai primi giorni di vita. Una buona norma di igiene che sette mamme su dieci dimenticano è poi la pulizia delle gengive del neonato con una garza imbevuta d'acqua prima ancora che siano spuntati i dentini. Sia le gengive che i denti da latte vanno infatti puliti con regolarità, dopo ogni pasto”.
Dieci regole d’oro per la salute orale nell’infanzia
1. Pulire con una garza imbevuta d'acqua le gengive dei neonati che non hanno ancora i dentini, dopo ogni poppata.
2. Appena spuntano i denti da latte, pulirli con una garza umida o un dito di gomma; quando il bimbo è un po' cresciuto, abituarlo a lavarli con uno spazzolino morbido dopo ogni pasto. Per prendere confidenza con lo strumento, può essere utile dar loro fin da piccolissimi uno spazzolino da denti con cui giocare.
3. Da uno a tre anni è il genitore che deve lavare i denti al bimbo, usando uno spazzolino morbido a testina piccola e spazzolando dalla gengiva verso il dente, almeno 5 volte.
4. Dai 4 ai 5 anni la supervisione dell'adulto resta indispensabile.
5. Dopo la somministrazione di sciroppi, se utilizzati per lunghi periodi, bisogna lavare subito i denti del bimbo.
6. Dopo i sei anni può bastare l'uso di un dentifricio ricco di fluoro (1000 ppm) due volte al giorno.
7. Per ridurre il rischio di carie può essere consigliabile la “sigillatura” dei solchi dei molari, attraverso una speciale vernice che li rende resistenti ai batteri; l'operazione è indolore.
8. L’uso del succhiotto edulcorato deve essere totalmente evitato; il succhiotto e il biberon vanno tolti dopo i due anni e comunque entro i tre anni, per ridurre il pericolo di malocclusioni.
9. Da evitare soprattutto durante la notte anche i biberon di bevande zuccherine: no, ad esempio, alla camomilla zuccherata per favorire la buonanotte.
10.No al consumo di bevande o cibi contenenti carboidrati semplici come lattosio, saccarosio o maltosio al di fuori dei pasti se il bambino non lava i denti subito dopo.
Sorriso ko per colpa di piercing, sport drink e unghie “masticate”
Otto italiani su dieci hanno la superficie di gran parte della dentatura rovinata e priva di smalto per colpa di cattive abitudini che facilitano l'usura dentale: basta mordicchiare le unghie, il cappuccio della penna o le stanghette degli occhiali più di mezz'ora al giorno. A rischiare di più sono i lavoratori che tengono a lungo in bocca oggetti rigidi, come i musicisti che suonano strumenti a fiato, i calzolai che mettono in bocca i chiodi o i sarti che usano i denti per trattenere gli spilli. Pericolosi anche i piercing alla lingua o alle labbra, scelti da circa il 10 per cento dei giovani: nel 60 per cento dei casi erodono lo smalto o lo fratturano addirittura. Per identificare con precisione i fattori di rischio connessi all'usura dentale e costituire anche una “rete” di sorveglianza odontoiatrica per individuare e trattare i pazienti è stato stilato il progetto europeo EsCarCel sull'incidenza dell'usura e dell’ipersensibilità dentale. In Italia coinvolgerà 700 pazienti.
Progetto per individuare i soggetti più a rischio
“Il progetto è mirato a fornire una fotografia dinamica dell’usura dentale in Europa e consentirà un’azione specifica ed efficace per individuare i soggetti più a rischio ed ottenere i finanziamenti per la ricerca”, dice Corrado Paganelli, responsabile dei rapporti internazionali in odontoiatria del Ministero della Salute. “L'usura dentale consiste in una perdita di materiale mineralizzato del dente”, spiega Livia Ottolenghi, responsabile del progetto EsCarCel per l’Italia e Ordinario di Odontoiatria preventiva e di comunità dell’Università Sapienza di Roma. “Si riconosce facilmente perché si manifesta quasi sempre nella zona del colletto del dente, ovvero vicino al confine con la gengiva, e perché le lesioni sono lisce e levigate, di solito sensibili quando si toccano; le carie invece sono quasi sempre pigmentate e dolenti. Purtroppo la perdita dello smalto è irreversibile e rende il dente più fragile aumentando in modo considerevole l’ipersensibilità dentale”.
Un italiano su due sbaglia la scelta dello spazzolino
Quasi tutte le cause della perdita di smalto dei denti derivano dalle cattive abitudini o da piccoli problemi dentali trascurati: in un caso su tre, ad esempio, le lesioni sono provocate dall'abrasione indotta dallo sfregamento dei denti con spazzolini troppo duri o comunque inadatti ai propri denti. “Un italiano su due – specifica Ottolenghi - sbaglia la scelta dello spazzolino. Accade anche e soprattutto perché tuttora pochi si consigliano con il dentista o con l’igienista dentale per sapere quale è il tipo di setola o di testina più adatto alle proprie esigenze, così molti acquistano in farmacia o al supermercato il primo prodotto che capita. È un errore, perché lo spazzolino ideale deve essere di durezza media e con setole artificiali. Anche lo spazzolino elettrico va bene purché usato correttamente”.
Agrumi, fragole e bevande gassate: evitare gli eccessi
In un ulteriore 30 per cento dei casi le lesioni dentali sono provocate da abitudini alimentari sbagliate: alcuni cibi, ad esempio gli agrumi o le fragole, se consumati di continuo, sono molto acidi e possono intaccare lo smalto, per cui immediatamente dopo averli mangiati la bocca dovrebbe essere sciacquata. “Il vero rischio – avverte Ottolenghi - è però costituito soprattutto dal consumo frequente di bevande gassate che sono estremamente erosive nei confronti dello smalto perché molto acide. Se il consumo è elevato, il pericolo di erosioni dentali aumenta addirittura di cinque volte rispetto al normale. Questo rischio è particolarmente alto se il consumo delle bevande avviene a piccoli sorsi: in questo modo infatti l'acidificazione della bocca è maggiore perché la saliva non riesce a riequilibrare l’acidità orale, e non c'è una fase di “recupero” e riposo per la bocca. Inutile poi scegliere i prodotti senza zucchero, perché, diversamente dalla carie, che è correlata agli zuccheri presenti nel cibo, l'usura dentale dipende dall'acidità della bevanda. Per evitare l'erosione dentale bisognerebbe dissetarsi con l'acqua o con un bel bicchiere di latte, che sembra avere capacità protettive nei confronti dello smalto. Nei giovani, poi, non di rado è presente un altro elemento che provoca abrasione meccanica, il piercing: circa un ragazzo su dieci ha un piercing sulla lingua o sulle labbra che inevitabilmente urta contro i denti: il 60 per cento di questi ragazzi manifesta erosioni o fratture dello smalto”. Problemi, questi, quasi sempre presenti in chi soffre di disturbi alimentari e si induce il vomito o in chi è affetto da reflusso gastroesofageo, perché il contenuto gastrico è estremamente acido.
L’importanza della prevenzione primaria
“C'è anche – sottolinea Paganelli - un altro motivo di usura dentale, spesso sottovalutato, ovvero la presenza di un disturbo di malocclusione, che è una scorretta chiusura del morso per un difetto dell'articolazione fra mandibola e mascella; in questi casi i denti possono essere sottoposti a un continuo ‘sfregamento’ non fisiologico ed essere perciò lentamente abrasi per un attrito meccanico. Purtroppo le malocclusioni, che riguardano circa il 30 per cento della popolazione, sono spesso ignorate dai pazienti, che se ne accorgono soltanto quando ci sono sintomi fastidiosi ed evidenti, come il dolore ai muscoli masticatori o rumori articolari, che però riguardano solo un caso su due. Le lesioni dello smalto sono irreversibili, quindi la sola cura restano la prevenzione primaria e lo stop alle cattive abitudini. Per rallentare l’erosione però possono essere utilizzati prodotti protettivi e remineralizzanti dietro consiglio del dentista o dell’igienista dentale”.
Gli italiani restano a casa: meno rischi e impianti-fast più sicuri
Il piccolo esercito dei circa 20mila viaggiatori che ogni anno partiva alla volta dei Paesi dell’Est per ritrovare un sorriso low cost si assottiglie, complici i dubbi sull’effettiva qualità e sulla sicurezza del servizio offerto dai dentisti stranieri e le nuove tecnologie che in Italia assicurano ottimi risultati in poco tempo, raggiunti con materiali e tecnologie certificati. Il ‘turismo odontoiatrico’ è nato un decennio fa come una moda che negli ultimi tempi ha pericolosamente contagiato anche il settore della chirurgia estetica. Gli odontoiatri italiani presenti al congresso di Siena rilevano che Romania, Bulgaria e Ungheria non sono più le mete preferite per chi è alla ricerca di un sorriso perfetto e la ‘bolla’ dei denti rifatti oltre confine a prezzi stracciati si sta sgonfiando. “La scelta del dentista – afferma Marco Ferrari, Direttore del Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche dell’Università di Siena - è una questione fiduciaria. Non si tratta solo della percezione dei professionisti nel loro rapporto con i pazienti, ma è anche quello che emerge da alcune indagini motivazionali in cui sono stati intervistati i cittadini e in molti hanno affermato che la ragione che spinge a scegliere un dentista è proprio la fiducia. Alla luce di questi dati, poco può la pubblicità convenzionale: in molti casi la fiducia si trasmette con il passaparola”.
Esiste poi un criterio di sicurezza che gli studi dentistici italiani pubblici e privati possono assicurare, perché devono rispondere alle rigide normative nazionali e comunitarie, mentre gli stessi standard non sono in linea di massima rispettati anche nei Paesi dove si vanno a cercare cure a prezzi miracolistici.
No ai pacchetti low cost. Spesso impossibili da verificare
“L’eccellenza – precisa Ferrari – non si trova nei pacchetti low cost. Senza contare che soprattutto i trattamenti complessi richiedono più sedute terapeutiche concatenate tra loro”. Non è infrequente che pazienti che hanno approfittato di pacchetti low cost siano poi rientrati in Italia con la necessità di intervenire nuovamente, presentando situazioni molto più complicate da risolvere. “Ci sono casi di pazienti – sottolinea Ferrari – ai quali all’estero vengono fatti impianti che necessiterebbero di tempi più lunghi anche per verificare la loro correttezza e assicurarsi che consentano all’individuo una idonea masticazione, oltre che un doveroso risultato estetico. Ma questo non avviene perché c’è la necessità di realizzare in fretta quanto annunciato nella pubblicità, senza le dovute cautele, anche perché è inverosimile che i pazienti ritornino dal professionista a riparare il danno”. Negli ultimi anni, poi, si sono fatte strada nuove tecniche che consentono la ricostruzione protesica su impianti in poche ore. Si tratta di procedure che aumentano ulteriormente la grande richiesta da parte degli italiani di interventi di implantologia dentale, che consente di sostituire i denti mancanti con radici artificiali in titanio integrate nella struttura ossea. Nel 2010 sono stati inseriti circa un milione di impianti ma il vero boom si è registrato negli ultimi 5-6 anni, con la diffusione di protesi pronte in 24 ore, nonostante esista un maggior costo, che può arrivare anche ad alcun migliaia di euro, rispetto alla tecnica tradizionale. “Si tratta – spiega Ferrari - di una tecnica legata all’analisi dei normali strumenti diagnostici, come le radiografie e i modelli di studio dei denti del paziente Le immagini vengono elaborate da software di ultima generazione che analizzano i dati diagnostici e forniscono la guida grazie alla quale l’odontotecnico crea delle mascherine per l’inserimento degli impianti e delle protesi, in un solo giorno. Tuttavia questa tecnica non è applicabile a tutti, perché è necessario che il paziente risponda a dei particolari criteri di salute orale, come la consistenza dell’osso e la sua qualità”.