Volontario ucciso


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La madre: 'Orgogliosa di lui'

'Io e Vittorio eravamo molto uniti come idee, obiettivi e ideali. E' sempre stato così' c

"Sono rimasta molto sorpresa, oltre che addolorata che sia successa una cosa del genere per l'attività che lui faceva lì: Vittorio non si metteva mai in situazioni di pericolo". Così Egidia Beretta, mamma di Vittorio Arrigoni e sindaco di Bulciago. "Mi hanno telefonato dei suoi amici da Gaza, mi hanno detto che Vittorio è ora in un ospedale della zona e che anche molti cittadini di Gaza sono molto scossi per la sua morte".

Il corpo di Vittorio si trova all'ospedale Shifa, l'ospedale principale di Gaza City. "E' l'ospedale dove arrivava spesso Vittorio con le ambulanze ai tempi di Piombo Fuso". "Ora sto aspettando che si faccia viva la Farnesina, perché da Gaza un'amica di Vittorio mi ha detto che si possono chiedere alla Farnesina le modalità di rientro di mio figlio. Chiamerò la Farnesina e dirò che vorremmo che Vittorio tornasse attraverso il valico di Rafah, attraverso l'Egitto". "Vittorio mi aveva appena raccontato- ha spiegato Egidia Beretta- che era stato invitato in Sicilia per l'anniversario della morte di Peppino Impastato". I familiari  lo avevano sentito Vittorio per l'ultima volta all'inizio della settimana. "Ci sentivamo regolarmente la domenica. Lui faceva uno squillo e noi lo richiamavamo, era sempre tranquillo".

"Io e Vittorio eravamo molto uniti come idee, obiettivi e ideali, sono molto orgogliosa di lui, è sempre stato così", ha detto con un triste sorriso, ricordando il figlio per il suo impegno a favore degli altri. Alla domanda su che cosa si sentirebbe di dire a tutte le persone che come lui dedicano la loro vita agli altri e alla pace, ha risposto: "Direi loro di non perdere mai il coraggio e di avere come obiettivo non la propria realizzazione personale ma lavorare per gli altri, soprattutto per i più sfortunati come faceva Vittorio". "Lui non ha mai frequentato i potenti, i palazzi di Hamas - ha detto ancora la madre - ma viveva a contatto con la gente in un due localini di un condominio che guardava sul porto". "Ripeteva sempre: restiamo umani anche nei momenti più difficili - ha ricordato ancora Egidia Beretta - e io alle volte gli chiedevo: come si fa a restare umani in certi momenti? E lui rispondeva: 'perché nonostante tutto l'umanità deve esserci sempre dentro di noi e dobbiamo portarla agli altri". "E' sempre stato così, da quando ha finito la maturità ha cominciato ad andare in paesi diversi. In Israele e Palestina è arrivato nel 2002 quasi casualmente. Mi diceva: 'Sono entrato dal Damasco Gate, sono arrivato a Gerusalemme Est e sono rimasto quasi folgorato'". "In quel momento ha capito - ha concluso la madre - che il suo lavoro si sarebbe concentrato nella Palestina".