di Rita Piccolini
Sono portati estremamente bene questi 50 anni dai Saloni del mobile, che aprono a Milano dal 12 al 17 aprile, se dai 12.000 visitatori nel 1961, si è arrivati ai 297.460 dello scorso anno. Se 50 anni fa gli espositori furono 328, distribuiti su 11.000 metri quadrati, negli ultimi anni hanno superato i 2500 e lo spazio espositivo nel quartiere fieristico di Rho ha superato i 200.000 metri quadrati.
Architetti, designer, stilisti e artisti impegnati in diversi campi riflettono sulle relazioni che stabiliamo con gli oggetti di cui ci circondiamo e Milano si conferma il polo d’eccellenza dell’innovazione e della creatività: la più importante rassegna dell’arredamento al mondo dove riscoprire idee e soluzioni per ambienti a misura d’uomo, che parlino di noi e dei nostri stili di vita.
Oggetti e stili di vita a confronto dunque con un occhio al futuro, attraverso un progetto articolato che prevede, oltre alle consuete manifestazioni fieristiche: il Salone internazionale del Mobile; il Salone del Complemento d’Arredo; le biennali Euroluce e il Salone Ufficio; il Salone Satellite, il coinvolgimento dell’intera città di Milano, che offrirà spazi di riflessione sul design, sul mondo dell’industria e sulla creatività, così come avviene in occasione dei grandi appuntamenti con la Moda. Per tutta la settimana a Milano si parlerà degli ambienti in cui viviamo, come li modifichiamo per renderli congeniali alle nostre esigenze, quali colori scegliamo, di quali oggetti non possiamo fare a meno. Al centro dell’attenzione la casa, naturalmente, senza dimenticare i luoghi di lavoro. La casa dunque, che non sia soltanto un rifugio, ma un luogo proiettato verso l’esterno, dove continuare ad avere relazioni con gli altri e immaginare futuri possibili, che tengano conto delle esigenze personali rispettando l’ambiente. Una casa in cui vivere la propria intimità, ma in armonia con il mondo. Spazi residenziali progettati pensando a come cambia in continuazione la vita di ognuno e a come si trasforma il contesto. La nostra casa infatti parla di noi più degli abiti che indossiamo, è la proiezione della nostra personalità in relazione all’ambiente, è il frutto di scelte che si consolidano negli anni e nel corso di un’intera vita, e non sono soltanto il frutto di una scelta momentanea dettata per esempio dal capriccio di un momento, come può capitare invece con un abito. Le scelte in fatto di arredamento sono sempre ben ponderate. Chi sceglie deve riconoscersi in quello che acquista, deve renderlo idoneo a definire il suo habitat, che è il suo interfaccia con il mondo. Per questo la manifestazione è seguita con interesse da addetti ai lavori e compratori che già affollano la città e vengono da ogni parte del mondo per conoscere le proposte di quella che è considerata l’eccellenza in fatto di arredi.
Come saranno allora queste case? Dal gusto classico e un po’ retrò o in puro stile contemporaneo e hi-tech? Saranno certamente funzionali, eco-compatibili il più possibile, con l’utilizzo di materiali riciclabili e il risparmio energetico come punto di forza. E poi belle, perché qualità della vita è anche circondarsi di oggetti ben disegnati, realizzati con materiali nobili e naturali: il legno, il cuoio, il vetro, il metallo. Curate nei dettagli e semplici, perché l’artificio e l’arzigogolo mal si addicono alla nostra epoca, insomma una perfetta sintesi tra il buon gusto e il comfort.
Lo studioso di Estetica e critico d’arte Gillo Dorfles ha scritto lo scorso anno, proprio in relazione ai Saloni del Mobile: “Non possiamo prevedere le possibili evoluzioni future tanto dell’architettura che del design, ma non c’è dubbio a che i migliori designer… cercano di ritrovare quella sobrietà che fu alla base delle grandi affermazioni degli anni ’60 e ’70, seppure con le inevitabili, e del resto positive licenze, dettate da una fertile immaginativa”. Questa affermazione è più che mai attuale e già si parla della conferma di una tendenza vincente negli ultimi anni, complice anche la crisi economica, quella del minimalismo, almeno se per minimalismo intendiamo il ritorno a linee che siano rigorose ed essenziali senza essere severe e fredde. E’ la vittoria dell’asciuttezza formale? In attesa di saperne di più nei prossimi giorni un breve cenno alla storia dei Saloni.
Il primo salone del Mobile aprì a Milano il 24 settembre del 1961. Negli anni appena precedenti le nostre aziende di arredamento puntavano soprattutto sui mobili in “stile” che non avevano tuttavia un gran mercato. Quando Manlio Armellini, dell’Associazione industriali del legno, sostenuto da un gruppo di imprenditori, pensò alla possibilità di creare un fiera del mobile in Italia, ci fu finalmente la possibilità per i primi esperimenti di modernità. Ben presto i Saloni sarebbero diventati la casa del design. Nacque il Comitato organizzativo del mobile italiano: il Cosmit.
Tra i nomi dei fondatori, noti e importanti, ne ricordiamo per tutti due, notissimi: Franco Cassina e Angelo Molteni. La via giusta, per trasformare l’iniziativa da semplice fiera commerciale all’appuntamento dell’arredamento più importante del mondo, l’aveva tuttavia indicata soltanto tre anni prima (nel ’58), il grande architetto e designer Gio Ponti, che aveva sollecitato “a realizzare una produzione moderna, originale, perché è con il mobile moderno che gli scandinavi ci battono con tanto onore, e questo deve aprire gli occhi a quella produzione che tira avanti con mobili falso antichi o falso moderni”. Ma fu nel ’65 che il salone cominciò a puntare soprattutto sul design. Tra il ‘68 e i primi anni Settanta gli architetti con i loro team cominciarono a pensare case molto diverse da quelle a cui erano abituati gli italiani e rivoluzionarono le forme della vita domestica.
Spazi sempre più aperti e visibili, perché la fruibilità è il fulcro portante di ogni abitazione. Addio al salotto buono da tenere rigorosamente chiuso e da aprire soltanto nelle “grandi occasioni”, via al buffet e contro buffet delle antiche e antiquate “camere da pranzo” Si invece ai soggiorni aperti, comunicanti con la cucina o essi stessi in parte cucina, per vivere insieme, comunicare, cucinare e parlare sempre, tutti i giorni, e preferibilmente in compagnia.