I film del week end


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Drive angry 3D

di Sandro Calice

DRIVE ANGRY 3D
di Patrick Lussier, Usa 2011 (Warner Bros. Pictures)
Nicolas Cage, Amber Heard, David Morse, Billy Burke, William Fichtner, Charlotte Ross, Katy Mixon, Wanetah Walmsley, Tom Atkins, Christa Campbell, Pruitt Taylor Vince, Bryan Massey, Jack McGee, Nick Gomez, Simone Levin, Jennifer Benton, James Hébert, Arianne Martin.

Il modello sono quei film d’azione di inizio anni ’70, dove il protagonista è un duro alla Steve McQueen o alla Charles Bronson, con infinite sparatorie e inseguimenti in auto. Queste, almeno, le intenzioni degli autori.

John Milton (Cage) è fuggito da una prigione da cui è impossibile fuggire. Deve vendicare la figlia, che lui ha abbandonato adolescente e che il capo di una setta satanica, lo spietato Jonah King (Burke), ha ucciso per prenderle la figlia neonata da sacrificare al signore degli inferi alla prossima luna piena. Milton ha solo tre giorni e tutti contro, dalla polizia agli assassini della setta di King. Senza dimenticare il Contabile (Fichtner), misterioso segugio, feroce e gentile, mandato a riprendere il fuggitivo. In compagnia della bellissima Piper (Heard), cameriera dal gancio micidiale, a bordo di macchine sempre più veloci e potenti, armato di ogni arma possibile, compresa la letale e definitiva Spegnianime, Milton semina sangue e cadaveri dal Colorado alla Louisiana, ma quanto potrà resistere prima che l’ultima luna si alzi nel cielo? In fondo è solo un uomo. O no?

Patrick Lussier ha fatto un sacco di soldi con il suo precedente film, “San Valentino di sangue 3D”, un horror per adolescenti di bocca buona, sceneggiato come questo dall’amico Todd Farmer, dove l’uso del 3D è in sostanza il vero e unico motivo di interesse. Qui i due ripetono l’operazione rifacendosi al cinema d’exploitation (pochi contenuti, molta scena), mettendoci dentro in un indistinto miscuglio il Tarantino di “Grindhouse”, le macchine di “Fast and Furious”, le sparatorie sessuali di “Shoot’em Up” e una spruzzatina di soprannaturale tanto per gradire. Il giocattolo, nel suo genere, funziona, compreso un 3D ridondante e invadente. E se vi piace, accomodatevi. Il problema è che la sceneggiatura sembra scritta per un pubblico di deficienti, e scusate il giro di parole, tanto che in molti momenti sarebbe quasi meglio senza audio. Salviamo la bellezza di Amber Heard e l’interpretazione di William Fichtner: il suo Contabile è un delizioso, innocente pazzo, un ruolo cameo che ruba meritatamente la scena a tutti i protagonisti.