I film del week end


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The next three days

di Sandro Calice

THE NEXT THREE DAYS
di Paul Haggis, Usa 2010 (Medusa)
Russell Crowe, Elizabeth Banks, Ty Simpkins, Olivia Wilde, Brian Dennehy, Jonathan Tucker, RZA, Liam Neeson, Moran Atias, Lennie James, Sean Huze, Jason Beghe, Nazanin Boniadi, Tyrone Giordano, Michael Buie, Helen Carey, Daniel Stern, Aisha Hinds.

E’ soprattutto una grande, potente storia d’amore. “The next three days” usa i codici del thriller e del film di azione per raccontare la disperata lotta di un uomo nel tentativo di salvare la donna che ama.

John Brennan (Crowe) fa l’insegnante in un collegio di Pittsburgh (Pennsylvania), è felice della sua vita e ama incondizionatamente la moglie Lara (Banks) e il figlio Luke. Ma l’assurdo, d’un tratto, irrompe nella loro vita: la polizia arresta Lara accusandola dell’omicidio del suo capo. Nonostante le prove siano schiaccianti, John non ci crede nemmeno per un istante, e pazientemente, con tenacia, per tre lunghissimi anni percorre tutte le strade legali per dimostrare l’innocenza della moglie. Quando però la Corte Suprema respinge l’ultimo appello e Lara tenta il suicidio, qualcosa si rompe dentro di lui: non ha scelta, deve far evadere sua moglie. Non è un criminale, ma da studioso comincia a fare ricerche, addentrandosi in un mondo e in uno stato d’animo pericolosi e mortali. Non sa fin dove è disposto a spingersi, non ci ha pensato, sa solo che gli restano tre giorni per mettere in atto il suo piano.

Paul Haggis (sceneggiatore di “Million dollar baby”, “Lettere da Iwo Jima” e “Flags of our father”) sceglie il remake di un film francese (“Pour elle” di Fred Cavayè) per tornare alla regia dopo “Crash” (2004) – tre Oscar nel 2006, tra cui miglior film - e “Nella Valle di Elah” (2007). Il film racconta bene una classica situazione alla Hitchcock, la trasformazione di una persona comune in un uomo capace di cose straordinarie, determinato, disperatamente innamorato, con una fede incrollabile nella moglie, anche quando nemmeno lei crede più in se stessa. C’è a dire il vero anche l’elemento, già presente in altri lavori di Haggis, dell’uomo animato da un profondo convincimento che quasi giustifica il suo andare più che contro, oltre la legge. Un Crowe irrimediabilmente imbolsito tiene bene la parte. E l’abilità del regista è nel dipanare il racconto in modo che solo il protagonista sia certo delle sue azioni: a tutti gli altri, spettatori compresi, resta il dubbio. Il ritmo, trasportato da musica e montaggio, è serrato, non concede pause, e le atmosfere generali restano quelle tipiche di Haggis, dove sembra che tutti sussurrino anche in mezzo a una sparatoria. Nonostante questo, la sensazione è che manchi un po’ di calore al film, che prende più di testa che di pancia.