Intervista esclusiva


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Tra noi e lo spazio: Nespoli risponde a Televideo

A 'colloquio' con l'astronauta italiano dell'Esa, da circa 4 mesi a bordo della Stazione Spaziale Internazionale nespoli_296

di Emanuela Gialli

E’ partito tre mesi fa con la Soyuz dal Cosmodromo di Baykonur, in Kazakistan, per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale, con i compagni di viaggio Dmitri Kondratyev, russo, e Catherine Coleman, americana. Tornerà sulla Terra a maggio. Ha coronato, dopo una lunga preparazione e tanti anni di sacrifici, il suo sogno infantile di vivere nello Spazio l’astronauta italiano dell’Esa Paolo Nespoli, che ha accettato di rispondere, in esclusiva per Televideo, ad alcune domande.

Innanzitutto, come va Nespoli?
Direi che va tutto bene, la situazione qui sulla Stazione è sempre interessante. Lavoriamo alacremente e abbiamo moltissime cose da fare. È un momento particolarmente interessante questo: sono arrivati e ripartiti tutti i veicoli spaziali conosciuti: il veicolo di rifornimento russo Soyuz, il cargo spaziale europeo ATV, il veicolo di rifornimento giapponese HTV, ed è arrivato anche uno Space Shuttle, un altro sta per arrivare a fine mese. Insomma, la situazione è dinamica e molto complessa, e noi facciamo del nostro meglio per far fronte a tutto. E poi naturalmente mandiamo avanti tutto il programma di esperimenti scientifici a bordo della Stazione. Quindi siamo impegnati, ma io sono molto soddisfatto: mi sento utile, e mi fa piacere che possa mettere a disposizione le mie capacità e il fatto che vengano utilizzate al meglio.

La missione si chiama MagiISStra (ISS è l’acronimo della Stazione Spaziale Internazionale, ndr). Praticamente cosa state facendo?
Il nostro tempo qui in orbita è diviso fra il tempo per fare ricerca e quello dedicato al mantenimento della Stazione. Il 55% del tempo circa lo utilizziamo per mantenere e gestire la Stazione stessa – questa è una casa lontana dalla Terra, e bisogna che noi astronauti ce ne occupiamo e risolviamo tutta una serie di problemi logistici che sulla Terra non abbiamo. Per esempio l’aria che respiriamo deve essere pulita, fatta circolare, controllata, e le apparecchiature molto importanti che fanno questo lavoro devono essere controllate, assicurandoci che tutto funzioni perfettamente. Il 35% del nostro tempo lo dedichiamo agli esperimenti, sia come soggetti da analizzare, sia come conduttori degli esperimenti. I settori che tocchiamo sono quelli delle scienze della vita, delle scienze dei materiali, dell’osservazione della terra, dell’osservazione dell’universo. Qui portiamo avanti una serie di esperimenti in condizioni che non sono riproducibili sulla terra e ci trasformiamo in una sorta di braccio lungo degli scienziati sulla Terra. Infine, circa il 10% del nostro tempo lo dedichiamo all’esercizio fisico per controbilanciare gli effetti del deterioramento delle ossa e dei muscoli causato dalla microgravità. Ogni giorno dobbiamo dunque fare almeno due ore di esercizi per mantenerci in forma.

Lei corona il suo sogno proprio nel 2011, l’anno in cui ricorre il 150mo anniversario dell’Unità d’Italia. Si sente entrato ancora di più nella Storia? È una coincidenza interessante che io voli proprio l’anno in cui l’Italia celebra questa importante ricorrenza. A dir la verità non mi sento di entrare nella storia, è più un caso che altro. E non è importante che io entri nella storia. Forse grazie a questo mio volo avrò i miei 15 minuti di celebrità, come diceva Andy Warhol, ma non è questa la cosa che mi interessa. La cosa importante è che gli italiani si sentano una nazione e che lavorino tutti assieme per degli obiettivi comuni e soprattutto che si rendano conto di abitare un paese che è geograficamente stupendo – dallo spazio è bellissimo – e si sentano responsabili di mantenere la sua bellezza e di farlo diventare sempre migliore, sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico e politico.

Qualche settimana fa è partito con l’ultimo volo dello Shuttle il modulo abitativo permanente “Leonardo”, messo a punto dall’Asi, che di fatto amplia la superficie a disposizione degli astronauti nella ISS. Come è andato l’attracco?
Il modulo Leonardo, che noi chiamiamo PMM (modulo permanente multiuso), era nella stiva dello Shuttle. L’attracco è andato perfettamente, è stato – come si dice in questi casi – un attracco “da manuale” e tutte le operazioni di sgancio dalla stiva e riaggancio sulla Stazione sono state portate a termine senza alcun problema. Siamo veramente contenti dell’ultima aggiunta quassù perché con questo modulo riusciamo a disporre meglio delle infrastrutture qui a bordo: avevamo davvero bisogno di un modulo come questo. Si tratta di un contributo che l’Agenzia spaziale europea e che l’Italia hanno dato alla Stazione. L’Italia ha costruito sia per conto dell’ESA che della NASA parecchi dei moduli abitabili della Stazione: è una capacità che l’industria italiana ha ed è riconosciuta a livello internazionale. Abbiamo costruito i Nodi, il laboratorio europeo Columbus e, cosa importante per gli astronauti, la Cupola, che ci permette di osservare la Terra.

Gli eventi in questi giorni la stanno riportando brutalmente sulla Terra. Mi riferisco al Giappone. Gli esperti affermano che l’asse terrestre si è spostato di 10 cm. Lei è stato in qualche modo testimone di quanto accaduto? Sta documentando questi sconvolgimenti?
Sono successe parecchie cose tragiche sulla Terra da quando sono quassù. C’è stato un terremoto in Nuova Zelanda, c’è stato il terremoto e lo tsunami in Giappone. Sono catastrofi naturali di intensità molto elevata ed evidentemente sulla Terra colpiscono in maniera brutale. Guardare le cose qui dallo spazio fa un effetto un po’ diverso. È un po’ come guardare le cose al microscopio: quando prendo in mano le nostre macchine fotografiche con lenti e zoom molto potenti riesco a vedere dei dettagli sulla Terra, città, strade, costruzioni. Ma se guardo la Terra a occhio nudo, si vedono a malapena i dettagli della presenza umana. Ed è veramente difficile anche vedere fenomeni che sono così intensi sulla Terra. Quello che vedo è invece quanto la Terra sia fragile, questo pianeta blu con questa sottilissima striscia di atmosfera dà l’impressione di una straordinaria fragilità. Se non stiamo attenti, possiamo cambiare il nostro pianeta con delle conseguenze catastrofiche. Dobbiamo fare attenzione a quello che facciamo e a come lo facciamo per non sconvolgere il nostro pianeta, la nostra culla, che ci mantiene e che, se non lo rispettiamo, potrebbe diventare inospitale come Marte.

Grazie. L’aspettiamo a maggio nelle nostre redazioni di Saxa Rubra.