La conferenza stampa nella sede Rai di viale Mazzini è stata anche un’occasione per incontrare i giovani volontari del Servizio civile. Ci siamo fermati a parlare con Paola, Tamara e Francesco.
Siete arruolati nel Servizio civile?
Abbiamo finito il Servizio qualche mese fa. Siamo delegati regionali.
Per chi voglia seguire la vostra strada, quali sono i passi da fare?
E’ possibile partecipare ai bandi che escono annualmente, per i ragazzi tra i 18 e i 28 anni e successivamente si entra in servizio. Al momento i posti non sono tanti. Ci auguriamo che il numero aumenti, che i volontari del servizio civili non diventino una “nicchia”.
Quanti sono gli uomini e quante le donne?
Sicuramente la maggior parte sono donne. In tutto siamo 19 mila volontari.
E comunque il ricambio è continuo, perché si resta in servizio per 12 mesi. Adesso tra l’altro c’è la proposta di portarlo a 6 mesi. E si percepisce un compenso.
Sì, di 433 euro.
Come si svolge una giornata tipo di un volontario di Servizio civile?
Dipende dal progetto al quale si appartiene. Io personalmente ad esempio (è Paola che parla, ndr) ho fatto parte di un progetto di assistenza legale agli immigrati per la Caritas.
Bisogna essere laureati? Che titolo di studio serve per partecipare ai bandi?
Anche la terza media è sufficiente. L’Ente presenta un progetto, l’Ufficio nazionale fa una selezione, attribuisce un punteggio e in base al punteggio si vince. Dura l’impegno un anno, per cinque o sei ore settimanali.
E venite pagati dall’Ente che presenta il progetto?
No dall’Ufficio nazionale. Bisogna aprire anche un conto nella banca indicata dall’Ufficio, per erogare il compenso.
Si può partecipare a un secondo bando?
No, però si può essere chiamati a lavorare presso la struttura in cui si è svolto il Servizio, se ha funzionato bene. E’ successo a mia sorella (Tamara, ndr).
E’ un modo per farvi conoscere.
Francesco: l’idea sarebbe quella di uno status definito anche per gli ex volontari. Perché nel momento in cui il Servizio finisce, si torna a essere persone per così dire “comuni”, pur non avendo perso la “fiamma” del volontariato. Quindi a noi piacerebbe parlare di uno status certo, per i volontari e per gli ex, creando un “Corpo” a livello nazionale, come si è detto in conferenza. I militari non cambiano a seconda del governo.
Voi chiedete dunque realmente di essere arruolati?
Francesco: nei fatti è così. Noi siamo l’equivalente della difesa armata della Patria, essendo noi una difesa non violenta e non armata. Il riconoscimento deve essere netto, da questo punto di vista.
Che preparazione avete? Siete preparati al servizio civile?
Francesco: a parte l’esperienza di primo livello di volontariato nella parrocchia o di associazionismo giovanile, non avevo mai prestato servizio in prima persona facendo il volontario di servizio civile. E’ stato tutto un imparare sul campo. Un apprendere di continuo, giorno dopo giorno, anche su diversi fronti. Si impara ogni giorno.
Paola: la funzione primaria del Servizio civile è formativa, di imparare. Nessuno di noi è preparato.
Tamara: gli enti si occupano comunque di una formazione di base, generale, di base. Non tutti la fanno.
Non è necessario comunque appartenere ad associazioni di volontariato per partecipare ai bandi?
No assolutamente. Chiunque può partecipare.
I vostri coetanei come vi sembrano. Magari voi siete inseriti in realtà in cui la solidarietà è uno dei principi da perseguire. Gli altri come li sentite?
Tamara: li sentiamo lontani, però uno cerca di stimolarli.
Francesco: per noi è difficile comunque parlare di qualcosa che sia in salute, da pubblicizzare, perché , lo hanno detto in conferenza, attualmente il servizio civile è in crisi. E’ difficile invogliare i nostri coetanei. Spesso il messaggio che passa è quello di non far caso al sociale, alla cittadinanza attiva, meglio pensare a studiare. A me questo non piace, quasi per vocazione non piace.
Paola: io penso che l’esperienza di Servizio civile possa essere condivisa solo da chi l’ha fatto. Tra noi ci si capisce. E’ invece difficile farlo capire agli altri.
Tamara: io invece parlandone con altre persone sono riuscita a dare una nota positiva. Facciamo conferenze, perchè la gente ha voglia di fare e se sente altra gente che ha un atteggiamento positivo è invogliata a farlo. (Egi)