Con l'avvio del primo round dei negoziati Onu sull'emergenza clima dal summit di Cancun a dicembre, in questi giorni a Bangkok fino all'8 aprile, torna a farsi sentire la voce dell'Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn), la maggiore organizzazione che si occupa di conservazione, che punta i riflettori sul nodo del cosiddetto "Green climate fund". Questo fondo dovrebbe assistere i paesi poveri nelle azioni di adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici, ma anche nello sviluppo delle economie locali in maniera sostenibile e "amica del clima".
L'Iucn sarà a Bangkok per fare progressi su questo fronte dei negoziati, sollecitando i governi " a riconoscere il bisogno crescente di gestire meglio la natura, in modo che aiuti le popolazioni ad affrontare i cambiamenti climatici e anche a ridurre le emissioni di gas serra. "Ecosistemi come le aree umide, le foreste e gli habitat costieri - spiega Peter Neil, coordinatore dell'Iucn per il programma regionale sulle foreste - possono fornire una barriera naturale come protezione di fronte ad eventi atmosferici estremi e agli impatti dei cambiamenti climatici".
Secondo l'esperto dell'Iucn "in aree soggette ai disastri naturali e più vulnerabili all'emergenza clima, le popolazioni hanno la necessità di un urgente sostegno da parte dei governi per soluzioni basate sulla natura, come la crescita di foreste costiere di mangrovie. Abbiamo bisogno di muoverci velocemente per realizzare questi progetti salva-vita laddove sono più necessari".
I negoziati di Bangkok si basano sul piano di lavoro fissato alla conferenza Onu sul clima di Cancun e lo scopo è quello di arrivare ad un nuovo accordo globale sui cambiamenti climatici, che si unisca o rimpiazzi il protocollo di Kyoto, in scadenza a fine del 2012.