Festa del libro e della letteratura


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‘Questo mondo è anche mio, me lo prendo’

Incontro con Joumana Haddad joumana_haddad_296

di Rita Piccolini 

“Se hai un desiderio di libertà e di amore puoi farcela. Ma è importante che tutte le donne imparino a dire: questo mondo è anche mio, no: datemelo, ma io me lo prendo”. Non una concessione del potere maschile, ma una libera scelta di ognuna, in ogni parte del mondo, quali che siano le proprie radici culturali e la propria religione. Sono le parole con cui Joumana Haddad, giornalista, scrittrice e poetessa libanese conclude l’incontro con il pubblico nell’ambito della manifestazione della “Festa del libro e della lettura” in corso all’Auditorium di Roma, fino al prossimo 10 aprile, e alla sua seconda edizione.

E’ bello incontrare gli autori di un libro, rivolgere loro domande, soddisfare alcune curiosità, farsi firmare il libro stesso e avere la sensazione di averlo compreso meglio, di averne in qualche modo interiorizzato il contenuto. La partecipazione di pubblico a questa iniziativa ne è certamente una prova. C’è tanta gente nei vialetti del centro culturale. La bella e tiepida aria primaverile contribuisce a rendere magica la serata. Si possono incontrare autori, riconoscere critici, rivedere anziani e autorevoli professori universitari assaporare un caffè prima di partecipare a un dibattito. Si può agevolmente parlare con ognuno di loro e avere la conferma che una buona lettura è come un bel film. Non c’è niente di austero e cattedratico, si può assaporare, goderne e avere voglia di parlarne. L’dea dell’iniziativa è geniale: mettere al centro dell’attenzione come i libri vengono pensati, scritti,pubblicati e letti.

In una girandola di attività didattiche, corsi, conferenze, laboratori, mostre e installazioni artistiche che si svolgono nel Garage, trasformato in un immenso spazio dove entrare nel sistema della produzione editoriale insieme ai suoi protagonisti, è stato possibile l’incontro ravvicinato con Joumana Haddad.

E’ una bellissima quarantenne con il volto di una bambina e gli occhi verdi penetranti, resi ancora più intensi da una fitta cornice di capelli scuri ondulati. La voce è profonda e melodiosa e parla un ottimo italiano. Questa donna estremamente affabile e femminile, con un “coraggio autentico e spericolato” (la definizione e di Tahar Ben Jelloun) ha appena ucciso un mito, e che mito! Quello dell’indimenticabile protagonista delle “Mille e una notte”, la principessa Shahrazad.

Così facendo ha svelato “l’ipocrisia della società araba e fa male a tutti coloro che temono il desiderio. Lei è una vera poetessa, quindi impertinente. Abita nella tempesta” ( a descriverla così è sempre Ben Jelloun).

Il suo ultimo libro, un saggio appena pubblicato nella collana degli Oscar Mondadori, si intitola appunto: "Ho ucciso Shahrazad”. Sottotitolo:”Confessioni di una donna araba arrabbiata". "Non è un’eroina una che ottiene quello che vuole con il compromesso, accontentando l’uomo e non lavorando al suo fianco, per questo l’ho uccisa", confessa l’autrice spiegando perché ha deciso di uccidere Shahrazad.

Già la dedica nella prima pagina del saggio ci rivela una donna sensibile, vera, controcorrente, che pensa al futuro delle giovani donne che verranno:

A mia figlia
Quella che potrei avere/non avere mai
Attesa, inaspettata
Voluta, temuta,
sognata, stretta tra le braccia,
fatta di speranza, fatta di carne
vera, inverosimile
con mille nomi
ma sempre senza nome
nata,
non nata
amata nelle sue due foreste.

Il saggio si propone come il tentativo di superare tutti i luoghi comuni sulle donne arabe, che sono arabe sì, ma soprattutto donne, e in quanto tali soggette all’ipocrisia non solo della loro cultura, ma anche di quella dell’ ”occidentale” che ha preconcetti e stereotipi e pensa di conoscere una realtà che invece intuisce appena. “Nonostante sia una cosiddetta donna araba- scrive Joumana, io e tante altre donne come me non siamo velate, suddite, analfabete, oppresse e, certamente, non sottomesse…non viviamo in una tenda, non andiamo sul cammello, non sappiamo ballare la danza del ventre, abbiamo una vita professionale attiva e un reddito superiore a quello di molti uomini arabi, (e occidentali) che conosciamo…e assomigliamo molto a TE”.

Ma è anche l’appello a combattere contro ogni forma di oscurantismo, i cui epigoni “si moltiplicano come funghi nella cultura araba” e determinano il prevalere di un cliché che purtroppo esiste, quello della donna velata che non è autorizzata a pensare, parlare o lavorare per se stessa. Ed è proprio questa l’immagine della donna araba che prevale nell’immaginario collettivo occidentale perché, spiega Joumana adottando un famoso detto di un filosofo cinese:”Un albero che cade fa più rumore di un’intera foresta in crescita”. Quindi l’invito che l’autrice rivolge al lettore è semplicemente quello a chiedersi “Cos’è una donna araba?”. Il libro è “un umile tentativo di riflessione sul tema”.

Ricordiamo chi è Joumana Haddad, intervistata da Televideo in occasione dell’Otto marzo sulla condizione delle donne in rivolta in molti paesi del mondo arabo.

Joumana Haddad (Beirut 1970), giornalista, responsabile delle pagine culturali del quotidiano “An Nahar” e scrittrice, è membro del Comitato del libro e della lettura presso il ministero della Cultura libanese. Per “In compagnia dei ladri del fuoco” ha intervistato tra gli altri scrittori quali Roberto Saviano, Umberto Eco, Paul Auster, José Saramago, Antonio Tabucchi, Peter Handke,e Elfriede Jenilek. Premio “Blue Metropolis” per la letteratura araba nel 2010, in Italia ha pubblicato racconti e poesie nelle antologie “Parola di donna,corpo di donna” (2005) e “Non ho peccato abbastanza”(2007) e le raccolte di poesie “Adrenalina”(2009) e il “ritorno di Lilith”(2009).