Taglio del nastro per l'esperimento Icarus progettato dal premio Nobel Carlo Rubbia e inaugurato ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Infn in provincia dell'Aquila. Icarus e' stato ufficialmente inaugurato dal suo ideatore, Carlo Rubbia, alla presenza del presidente dell'Infn, Roberto Petronzio, e del direttore dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, Lucia Votano.
"Icarus e' innovazione, e' scienza pura, e' curiosita' ed e' sempre stata la curiosita' a spingere l'uomo al progresso, ad andare sulla luna", ha affermato Rubbia nel presentare l'esperimento Icarus.
Il Nobel ha quindi sottolineato che Icarus studiera' il Big-Bang e sara' un cacciatore di materia oscura. "La materia oscura e' la cosa piu' straordinaria ancora da capire, e' una parte della materia che ci attraversa, che ci domina e che noi non conosciamo", ha spiegato ancora Rubbia.
L'esperimento Icarus, che e' collocato nella sala B dei grandi laboratori sotterranei del Gran Sasso, ha iniziato a funzionare gradualmente dal 27 maggio dello scorso anno e fin dai primi istanti ha registrato dati, catturando le tracce di raggi cosmici che raggiungono le profondita' del laboratorio, ma soprattutto gli eventi delle interazioni dei neutrini del fascio proveniente dal Cern, che attraverso la crosta terrestre per oltre 700 km e viene infine intercettato dal rivelatore dell'esperimento sotto la grande montagna abruzzese.
Icarus (Immaging cosmic and rare underground signals) e' un enorme rivelatore contenente 600 tonnellate di Argon liquido e studiera' "eventi rari" e tra questi le interazioni dei neutrini. Icarus inoltre puo' studiare i neutrini da sorgenti naturali tra i quali neutrini solari prodotti da reazioni termonucleari nel sole e quelli atmosferici, prodotti dalle interazioni dei raggi cosmici con l'atmosfera. In futuro la tecnologia di Icarus contribuira' anche a chiarire una delle questioni piu' importanti e fondamentali della fisica,legata alla stabilita' della materia, e cioe' il decadimento del protone. Fenomeni insomma mai osservati fino ad ora e inseguiti dai fisici di tutto il mondo.
Per costruire e mettere in funzione questo straordinario strumento della scienza ci sono voluti venti anni di lavoro per ricerca e sviluppo che hanno prodotto una tecnologia unica nel suo genere di cui l'Istituto nazionale di fisica nucleare e' leader nel mondo e che permettera' di aprire nuovi orizzonti nella conoscenza dell'universo. La collaborazione di Icarus vede lavorare insieme fisici di molte sedi dell'Infn e dipartimenti universitari italiani dell'Aquila, dei laboratori nazionali del Gran Sasso, di Milano, di napoli, di Padova e di Pavia. Ma non solo. A questo grande esperimento partecipano anche gruppi di fisici polacchi, americani e russi.
"Icarus permettera' di studiare in modo nuovo e originale le interazioni dovute ai neutrini, queste straordinarie particelle di fondamentale importanza per la conoscenza dell'universo" ha detto il Nobel Carlo Rubbia ribadendo che "in particolare i neutrini potrebbero essere la causa principale dell'esistenza della materia oscura, una delle piu' grandi scoperte degli ultimi anni". "La materia oscura -ha sottolineato ancora Rubbia- ci indica che cio' di cui siamo fatti non e' la forma principale della materia dell'universo. Il 95% dell'universo e' ancora da scoprire".
A presentare l'esperimento Icarus e' intervenuto anche il presidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, Roberto Petronzio. "La scienza ha detto Petronzio lavora sempre di piu' attraverso strumenti che ricostruiscono i dati, ma niente alla fine puo' sostituire l'osservazione diretta degli eventi, dove e' possibile. Icarus, in questo senso, e' un rivelatore che, per cosi' dire, scatta delle foto ai neutrini con un livello altissimo di visualizzazione elettronica. In qualche modo e' una versione ultramoderna delle prime camere a bolle, quelle che servivano per studiare i raggi raggi cosmici".
Anche il direttore dei laboratori nazionali del Gran Sasso Lucia Votano, ha sottolineato l'importanza di Icarus, "Un apparato innovativo -ha detto- in grado di ricostruire in 3D qualunque interazione di particelle al suo interno" rimarcando anche "l'elevatissimo livello della tecnologia usata nei laboratori del Gran Sasso".