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Se non fosse per un’incredibile scoperta, fatta nel 1974 da alcuni contadini che stavano scavando un pozzo, oggi Xian sarebbe solo una semi-sconosciuta metropoli di provincia, opaca e con poche attrazioni. Ma il caso ha voluto che, al posto dell’acqua, quei contadini rinvenissero una serie di frammenti di statue in terracotta e di armi di bronzo. Il capo del villaggio avvertì il comune che a sua volta passò la notizia a Pechino. In soli 5 anni il museo dell’esercito di terracotta dell’imperatore Shihuang della dinastia Qin (206 a.C.) fu aperto al pubblico, diventando l’ottava meraviglia del mondo, ed entrando di diritto nel patrimonio culturale dell’Unesco. Da allora il sito è stato visitato da 40 milioni di turisti, al ritmo di 1.500.000 l’anno. “E non si sa quanti ce ne sono ancora (di guerrieri, ndr) sottoterra - raccontano le guide – perché Xian era una città imperiale, ha visto succedersi 11 generazioni di imperatori, ed ognuno si faceva tumulare con il suo esercito”. Nell’area di Xian, che era una delle quattro capitali delle civiltà del mondo antico, insieme a Roma, Atene, ed al Cairo, ci sono oltre 4.000 antichi siti tombali. Dall’antica Chang’an, questo il suo storico nome, partiva la via della seta (6400 Km), che si dirigeva verso ovest raggiungendo la costa orientale deI Mediterraneo, passando attraverso lo Shaanxi, il Gansu e lo Xinjiang, l'altopiano del Pamir, l'Asia Centrale e Occidentale. Fu la strada che mise in contatto la civiltà cinese con quella romana. Ad una cinquantina di chilometri dalla città sorge il Museo dell’esercito di terracotta. L’ottava meraviglia del mondo
Non ci sono immagini che possano rendere l’emozione che si prova quando ci si trova davanti a queste migliaia di statue perfettamente allineate. Per la precisione 7.400, fra soldati e cavalli, in dimensioni leggermente più grandi del naturale. La media è di un metro e 85, mentre i cinesi, soprattutto all’epoca, erano decisamente più piccoli. Il peso varia da 110 a 300 chili a seconda dell’importanza gerarchica, dell’armamento e della corazza indossata. Da notare che i guerrieri, cotti con una tecnica sofisticatissima a quasi 1000 gradi, in origine erano colorati, ma i pigmenti si sono dissolti nel momento in cui sono venuti al contatto con l’aria. La manifattura è estremamente elaborata: ogni statua è piena dalla vita in giù, per sostenere l’intero peso della figura, mentre il busto è cavo. All’interno della corazza, o in suo angolo nascosto, c’è il marchio dell’artigiano che l’ha realizzata. La disposizione delle statue riproduce uno schieramento rigidamente militare, con l’avanguardia, i fanti corazzati, il corpo centrale, la retroguardia, la cavalleria, i cocchi, il quartier generale. Ogni guerriero, ogni manufatto del sito è un’opera d’arte a se stante. Un esercito, letteralmente, di opere d’arte. Per costruirlo, 700.000 schiavi lavorarono per 36 anni. L’unico neo, forse, è l’enorme capannone di fattura industriale che copre le fosse nelle quali è disposto l’esercito. Faccia a faccia con i guerrieri
L’impatto visivo è emozionante. Migliaia di persone, perché quelle statue sono vive, che guardano davanti a sé come se la battaglia stesse per cominciare. Sembra che pensino, addirittura, tale è la profondità dello sguardo, la potenza dei tratti somatici, la forza delle posture. In una parola, sembrano vivi. Sono come l’ultimo giapponese trovato nell’isola deserta a combattere una guerra finita da anni. Anche questi uomini sembrano risorti dal passato per difendere ancora l’impero e l’imperatore. Nella Bibbia si dice: “Polvere sei, uomo, e polvere ritornerai”. In questo caso, la polvere è ritornata uomo, i cocci sono stati ricomposti, la terra ha restituito la vita.
Xian
Una volta a Xian, in giro per la città, vale la pena di vedere le antiche mura di cinta, la Torre del Tamburo, la pagoda della Piccola Oca Selvatica e il tempio di Daci’en. Particolare gastronomico tipico di Xian sono i ravioli al vapore ripieni di carne d’anatra. Un modo come un altro per concludere prosaicamente una giornata indimenticabile. (M.I.)