di Sandro Calice TUTTI AL MARE
di Matteo Cerami, Italia 2011 (01 Distribution)
Marco Giallini, Ilaria Occhini, Libero De Rienzo, Francesco Montanari, Anna Bonaiuto, Ambra Angiolini, Claudia Zanella, Sergio Fiorentini, Ennio Fantastichini, Ninetto Davoli, Gigi Proietti, Rodolfo Laganà, Vincenzo Cerami, Franco Pistoni, Giorgio Gobbi.
A “Tutti al mare”, che non è un remake di “Casotto”, in realtà il legame con il film di Sergio Citti del 1977, sceneggiato come questo da Vincenzo Cerami, gli fa solo bene.
Maurizio gestisce un lido con ristorante sul litorale romano. Ogni mattina ci arriva spingendo sulla sedia a rottelle la terribile madre golosa di gazpacho. E si prepara, con cinica serenità, ad affrontare l’umanità varia e avariata che passa di lì. C’è il cognato Nino, cleptomane con vuoti di memoria, c’è lo iettatore che è meglio tenersi buono, c’è il nonnetto fascista, le hostess lesbiche in crisi di coppia, gli amici Nando e Gigi, uno mollato dalla moglie russa, l’altro fieramente coatto, c’è Adalgisa, star della televisione, esperta di sentimenti un tanto al chilo e c’è il pescivendolo che porta dal mare freschissimo pesce surgelato. Maurizio galleggia e si destreggia in mezzo a questo spicchio e specchio d’Italia, senza morale e senza scontrini, di controllori che per uno spaghettino alle vongole chiudono entrambi gli occhi, e li chiudono ogni giorno, un’Italia ignorante e contenta basta che si mangia, fatta di poveracci di giorno e di privilegiati di sera, tutti sulla stessa barca, che è diversa però da quella con cui arrivano i disperati dal mare. Del resto, è il motto di Maurizio, “siamo in democrazia”.
E’ questa Italia che Matteo Cerami al suo esordio, aiutato dalla penna del papà Vincenzo, voleva raccontare. E il paragone con “Casotto” (bella idea e mirabile congiuntura astrale per cui si trovarono insieme una serie di splendidi professionisti, dagli attori ai “tecnici”) si impone ma non si pone. Quello che lì era un concerto armonico di bravi solisti, qui diventa un insieme fin troppo leggero di luoghi comuni. Si può obiettare che è l’Italia di oggi ad essere diventata un gigantesco luogo comune. Si può rispondere che anche questo può essere raccontato con più incisività, anche con più cattiveria, per strappare non una risata televisiva ma quella amara che meritiamo.