Atlante delle crisi


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Donne d'Africa, vento di democrazia

Formiche operose per la pace, trainano il Continente. La sfida del Nobel collettivo m

Donne d'Africa, colonne portanti dell'economia familiare, promotrici di diritti, protagoniste spesso senza voce dei processi di costruzione della pace e del mutamento che coinvolge il continente in queste settimane.

Ragazze come la giovane egiziana Asmaa Mahfouz, una delle fondatrici del Movimento 6 aprile,che è riuscita a mobilitare migliaia di persone a riaffermare la voglia di democrazia.

Coraggiose, come Tawakkol Karman, giornalista, madre di 3 figli, membro dell'opposizione yemenita, che guida la rivolta in uno dei Paesi arabi più conservatori.

DONNE PROTAGONISTE VENTO DEMOCRAZIA
Pauline Kashale, donna congolese, ricorda che ciò che sta accadendo in Nord Africa ha connotati simili a ciò che accade anche in altri Paesi dell'Africa sub-sahariana dove spesso i forti interessi economici superano i diritti umani.

"E' importante che la comunità internazionale accolga il vento di democrazia che spira nel nord dell'Africa e sappia creare i presupposti perchè questo vento raggiunga il resto del continente".

"Qualcosa si sta muovendo in Africa e sta contagiando altri Paesi e realtà. La lotta delle donne è per la democrazia e per i diritti", commenta Eugenio Melandri, coordinatore di "ChiAma l'Africa".

SCARSO ACCESSO A ISTRUZIONE E SANITA'
Eppure queste donne intraprendenti, che in tutto il continente imparano a sopravvivere inventandosi attività produttive, che danno voce ai diritti dei più deboli, hanno un ruolo marginale nell'economia formale.

Scarso accesso a istruzione e sanità e il codice tradizionale familiare le penalizza. In Africa sub-sahariana, il 61% dei malati di Hiv sono donne. Tra 100 e 140 milioni quelle che convivono con mutilazioni genitali. Il rischio di morire per gravidanza o parto è di 1 a 16 (1 a 3.800 nei Paesi industrializzati).

Il tasso di alfabetizzazione è del 51% (quello degli uomini è del 67%).

FORMICHE OPEROSE COSTRUISCONO LA PACE
Nelle aree di conflitto, le donne africane si battono per la pace. Sono migliaia le loro organizzazioni impegnate in politica, nelle problematiche sociali, nella salute, nella costruzione della pace. E sono le donne quelle che con più coerenza assicurano nell'Africa, segnata da malgoverno e corruzione, la speranza del cambiamento e della democrazia.

Nel dramma della guerra soffrono la pena di padri, fratelli, mariti e figli. Si vedono strappare i bambini, costretti a fare i soldati. Su di loro, se vengono risparmiate alla morte, incombe la peggiore delle violenze, quella che colpisce per sempre l'anima.

PROCESSI PACE,RICONOSCERE RUOLO DONNE
Come raccontano molte storie,è evidente la capacità delle donne di reagire durante e dopo i conflitti e di ricostruire le loro vite e quelle dei figli.

Per questo è stata adottata nel 2000 dall'Onu la risoluzione 1325 che prevede la piena partecipazione delle donne nei processi di pace.

L'Unione africana ha adottato nel 2009 il Protocollo di Maputo, che garantisce ampi diritti alle donne quali la partecipazione al processo politico, l'uguaglianza di genere sociale e politica, a mettere in atto azioni per porre fine alle mutilazioni genitali femminili. Nel 2010 28 Stati lo hanno ratificato.

TANTI ESEMPI DAL CONGO AL DARFUR
"Numerosi esempi di sforzi delle donne per costruire la pace si ritrovano -sottolinea il ministro degli Esteri Frattini- tra le donne di Bukavu e Kivu durante la guerra nella Repubblica Democratica del Congo. Il loro impegno continua oggi, dalla Somalia al Darfur".

Secondo Guido Barbera, presidente Cispi, "le donne costituiscono il perno della società africana,non solo nel garantire la sussistenza economica a livello locale,ma anche nel tessere relazioni che ricostituiscono la pace in Costa d'Avorio, in Sudan, in Liberia e Congo".

LA SFIDA DI UN NOBEL COLLETTIVO
Oggi non è possibile immaginare nessun tipo di azione che tenda allo sviluppo del continente africano senza mettere al centro le sue donne. "L'Africa cammina sui piedi delle donne". E' da questo presupposto che si sviluppa il dossier di candidatura inviato alla Commissione di Oslo per l'attribuzione del Premio Nobel per la Pace 2011 alle donne africane.

La Campagna "Noppaw", lanciata nel 2008 da Solidarietà e Cooperazione Cipsi (coordinamento di 48 Ong e associazioni di cooperazione internazionale) e da "ChiAma l'Africa", e sostenuta dal ministero degli Esteri italiano, verrà presentata il 23 maggio al Parlamento Ue.

"Non è più sufficiente dire che le donne d'Africa sono meravigliose, se alla loro fatica quotidiana per risollevare le sorti della loro gente non corrisponde una volontà politica", dice Eugenio Melandri, portavoce di "ChiAma l'Africa".

"Questa proposta è volta anche a creare una cooperazione diversa, capace di costruire relazioni, convivenza e benessere", dice Guido Barbera presidente Cipsi.

Nel 2004 il Nobel per la Pace è andato all'ambientalista keniana Wangari Maathai, unica donna africana ad averlo ottenuto. Il sogno è ora che lo ricevano, tutte insieme, milioni di donne africane.

DONNE AFRICA, PERNO DELLA SOCIETA'
Le donne africane, secondo il rapporto della Campagna "Noppaw", costituiscono il 70% della forza agricola del continente, nonostante non abbiano accesso alla terra solo perchè donne. Producono l'80% delle derrate alimentari e ne gestiscono la vendita per il 90%. In molte zone rurali impiegano oltre un'ora per andare a prendere l'acqua.

Cresce la loro imprenditorialità e molte aziende sono gestite da donne che, secondo uno studio della Banca mondiale, attirano un numero rilevante di investitori stranieri. E non è vero che le imprenditrici gestiscano quasi esclusivamente micro-imprese: il 30% ha più di 250 dipendenti.

CRESCE L'IMPEGNO POLITICO FEMMINILE
A dispetto delle pratiche tradizionali che sottopongono le donne al predominio maschile, cresce in Africa la partecipazione delle donne alla politica.

Secondo il rapporto di "Noppaw", nell' Africa sub-sahariana la rappresentanza femminile nei parlamenti è del 18,5%, quasi pari alla percentuale mondiale (19,2%). Secondo la classifica 2010 di Global, al primo posto c'è il Ruanda (56,3%) che precede Svezia (45%) e Sud Africa (44,5%), mentre Mozambico (39,2%) e Angola (39%) sono al 10° e 11° posto. Ventiquattro Paesi africani hanno quote femminili in Parlamento. Nel 2006 in Liberia è stato eletto il primo presidente donna dell'Africa.

ATTRICI POLITICHE PROMOTRICI DIRITTI
In aumento dagli anni '90 l'influenza delle donne come leader di associazioni della società civile. I nuovi movimenti non si impegnano solo nella difesa dei diritti, ma svolgono formazione in molti campi, fornendo competenze a sostegno del cambiamento. Grazie alle loro pressioni, sono state incluse clausole di equità di genere nelle Costituzioni.

Alcuni esempi: Kemneloum Delphin, presidente Associazione difesa diritti umani in Ciad; Fatimata Mbaye, fondatrice dell'associazione Sos-Schiavi, impegnata nella lotta alla schiavitù in Mauritania; Fatima Jibrell, ambientalista, che ha avuto un ruolo importante nei negoziati di pace tra diversi clan della Somalia.