Atlante delle crisi


Stampa

Cresce la pressione sulle risorse

A colloquio con Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia 296_wwf_coltivazioni

di V. R.

"Negli ultimi anni c'è stato un ulteriore accrescimento nell'uso delle risorse a livello planetario". Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf, commenta lo scenario disegnato dal Living Planet Report 2008 sulla "salute" della Terra.                 

"Abbiamo un problema di incremento della popolazione mondiale: siamo 6,7 miliardi di individui; l'Onu prevede nel 2050 oltre 9 miliardi di abitanti. C'è poi un incremento di consumatori: siamo ormai 2 miliardi e 300 milioni di persone che hanno alti livelli di consumo. La pressione sulle risorse è chiara ed evidente in tutti gli indicatori che vengono utilizzati".      

La crisi economica spinge l'Ue a ridiscutere le misure per l'ambiente. C'è da aspettarsi una battuta d'arresto?  
"Credo di no. L'Unione europea ha avuto in questi anni un ruolo di leadership sulle problematiche ambientali. Ci sono statisti europei che vogliono mantenere questo ruolo: penso in particolare alla presidenza francese".  "La vera 'salvezza' anche in una grande crisi economica è nell'innovazione, nella capacità di futuro nei confronti dell'ambiente, in primis da parte del mondo imprenditoriale: se si posiziona in maniera alternativa e seria verso le tecnologie a basso impatto ambientale avrà grande capacità competitiva".    

La nuova amministrazione Usa sembra più sensibile ai temi ambientali. Pensa che Washington assumerà un ruolo guida?   
"Non c'è alcun dubbio che la sua visione del problema derivi dalle preoccupazioni dei migliori scienziati al mondo che lo studiano. Purtroppo negli 8 anni dell'amministrazione Bush abbiamo avuto un tentativo di negare i problemi, un interesse piegato al mondo industriale, soprattutto dei combustibili fossili". "Abbiamo perso 8 anni: il costo dell'inazione è enorme. Sono convinto che l'amministrazione americana di Obama vedrà un grande volano di sviluppo alternativo proprio nelle tecnologie di carattere ambientale".                

Potrà avere successo una strategia che non coinvolga Paesi come Cina e India?
"I Paesi di 'nuovo consumo' sono sempre più attenti alle problematiche ambientali. Ovviamente hanno difficoltà nell'attuazione di politiche ambientali concrete". "C'è una responsabilità comune nell'inquinamento e nella distruzione ambientale, ma anche differenziata: c'è chi  è arrivato prima e ha avuto maggiore peso nel 'saccheggiare' le risorse di tutti. E' inevitabile che chi ha maggiori responsabilità se le assuma e abbia un ruolo guida nel trascinare anche gli altri. Sarà impossibile fare cose a pezzi, o separatamente".       

Qual è la situazione in Italia?       
"Francamente è una situazione un po' imbarazzante, con un grande vuoto. Speriamo che ci si riprenda e si guardi soprattutto al futuro". "Il fronte ambientale è il fronte della grande innovazione del futuro. Noi dobbiamo passare a un'economia decarbonizzata, che non utilizzerà più combustibili fossili. Questo ce lo dicono tutti i grandi studiosi del Pianeta, e in primis le grandi istituzioni che si occupano di energia. Tutti richiamano alla necessità di un cambiamento di rotta forte, urgente e immediato, perché non c'è più tempo da perdere".