L'allarme di Bankitalia


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Draghi: la crescita stenta da 15 anni

Salario di ingresso dei giovani sotto il livello degli anni '80

Priorita' alla crescita, che stenta da quindici anni, e attenzione ai rischi legati alla crisi in Libia e all'andamento del prezzo del petrolio. Allarme per i giovani, che sono mortificati da salari d'ingresso nel mercato del lavoro sotto i livelli anni '80, e che vivono un perverso mix di poca flessibilita' e molta precarieta'. Il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, non delude le attese della vigilia e lancia dal palco del Forex di Verona un monito inequivocabile: servono "riforme coraggiose" per sostenere le famiglie e le imprese.

Come ripete in tutte le sue uscite pubbliche, il numero uno di Via Nazionale insiste sulla crescita come obiettivo imprescindibile. In Italia, e' la premessa, "stenta da quindici anni". La ricetta per invertire la rotta si fonda soprattutto sulla necessita' di allentare la morsa della burocrazia. "A beneficio della crescita di tutta l'economia andrebbe un assetto normativo ispirato, pragmaticamente, all'efficienza del sistema", sostiene, evidenziando che "nonostante i passi in avanti, l'Italia si segnala ancora in tutte le classifiche internazionali per l'onerosita' degli adempimenti burocratici, specie quelli addossati alle imprese".

L'analisi di Draghi si fonda ovviamente sui numeri. "In Italia i tassi di sviluppo sono attorno all'1%. L'espansione produttiva si concentra nelle aziende esportatrici, in particolare in quelle grandi, rivolte alle economie emergenti. La domanda interna rimane debole, specie nella componente dei consumi, su cui gravano piu' che in altre economie dell'area le incerte prospettive dell'occupazione e un perdurante ristagno dei redditi reali delle famiglie", sintetizza il numero uno di Via Nazionale.

Il quadro, per altro, e' peggiorato dai recenti sviluppi in Nordafrica. La crisi in Libia, con le conseguenti tensioni sulle quotazioni del petrolio, comporta infatti rischi per la crescita. "Le dimensioni umane e l'esito ancora incerto della sollevazione popolare che scuote la Libia preoccupano la comunita' internazionale", registra il Governatore.

Non ci sono problemi nel breve termine ma, in prospettiva, le ricadute potrebbero essere consistenti. Anche se "l'impatto immediato di eventuali difficolta' di approvvigionamento di fonti energetiche dall'Africa settentrionale puo' essere contenuto dall'ampia capacita' inutilizzata negli altri paesi produttori", Draghi avverte: "le drammatiche vicende a cui stiamo assistendo possono indebolire gli investimenti nell'industria petrolifera in quell'area, far rincarare l'energia, con ripercussioni sulla crescita mondiale".

E, in particolare, per l'Italia il rischio puo' tradursi in un ulteriore indebolimento dell'andamento del prodotto interno lordo. "Nella nostra economia, un aumento del 20% del prezzo del petrolio determina, ceteris paribus, una minor crescita del prodotto di mezzo punto percentuale nell'arco di tre anni". L'azione del Governo, in ogni caso, deve assicurare rigore nei conti pubblici e "proseguire nel contenimento della spesa corrente", perche' non ci sono margini di intervento con le tasse: la pressione fiscale "gia' supera di tre punti la media Ue".

L'analisi di Draghi si sofferma anche su un altro fattore determinante, il rapporto fra giovani e mondo del lavoro. In Italia, denuncia, "si accentua la dipendenza, gia' elevata nel confronto internazionale, dalla ricchezza e dal reddito dei genitori, un fattore di forte iniquita' sociale". A questa distorsione contribuisce la segmentazione del mercato del lavoro italiano "dove vige il minimo di mobilita' a un estremo, il massimo di precarieta' all'altro".

Il Governatore non ha dubbi: "e' uno spreco di risorse che avvilisce i giovani e intacca gravemente l'efficienza del sistema produttivo". I salari di ingresso nel mercato del lavoro, fa notare quindi il numero uno di Via Nazionale, "in termini reali, sono fermi da oltre un decennio su livelli al di sotto di quelli degli anni Ottanta"; la recessione "ha reso piu' difficile la situazione" e il tasso di disoccupazione giovanile "sfiora il 30%".

Il Governatore descrive un contesto che impone una inversione di tendenza nelle scelte di politica economica. "Possiamo guardare con ragionevole fiducia alla possibilita' di un'azione di riforma", premette, evidenziando che "l'Italia dispone di grandi risorse, ha molte aziende, una grande capacita' imprenditoriale, la sua gente e' laboriosa e parsimoniosa". Ora, pero', si tratta di "liberare lo spirito degli imprenditori e degli individui da molti vincoli". Draghi riconosce che "si e' gia' cominciato", ma aggiunge: "azioni riformatrici piu' coraggiose migliorerebbero le aspettative delle imprese e delle famiglie e aggiungerebbero per questa via impulsi alla crescita".