“E' stato il peggior Taoiseach (primo ministro) nella Storia dell'Irlanda” ha titolato The Irish Times. Paddy Agnew, corrispondente da Roma del quotidiano irlandese, spiega a Televideo le ragioni della crisi: “Per gli irlandesi la democrazia è una questione di affidabilità. Si basa sulla responsabilità. Chi ha sbagliato deve pagare. Gli irlandesi non tollerano che un governo sia al potere neanche un giorno in più se ha causato gravi problemi, e Cowen si è dimesso sotto la pressione del popolo. Questa è una crisi specifica”, dice Paddy Agnew.
Ma la colpa può essere attribuita esclusivamente al partito di maggioranza?
“Tutti i governi del Fianna Fáil hanno gestito male il Paese. Certo, la crisi irlandese è una crisi nata anche perché la gente ha speso troppo. La gente ha chiesto troppo prestiti alle banche”, dice Agnew, “e hanno fatto duplicare i prezzi immobiliari. Il sistema è impazzito e le case in zone periferiche degradate costano ora come abitazioni lussuose a Manhattan”.
La crisi è solo finanziaria?
“L'economia interna irlandese non va male. Le esportazioni vanno bene, sono salite nel 2011. L'Irlanda è il più grande esportatore di computer, soprattutto negli Stati Uniti. Quel settore sta facendo ancora soldi. Il problema riguarda le banche e non l'industria. E' stato un crash bancario, hanno fatto il passo più lungo della gamba sui finanziamenti e gli investimenti”.
Cosa potrebbe cambiare con un cambio di governo?
“La cosa strana, dice Agnew, è che entrambi i partiti irlandesi sono di centro destra. Per come la pensano ora gli irlandesi, il Fianna Fáil deve essere punito, e deve pagare il prezzo di questa grave crisi, ma non cambierà nulla. Vedo un futuro nero,almeno per i prossimi due-tre anni, e l'unica speranza per i giovani è quella di emigrare all'estero. Ci sarà un’enorme fuga di cervelli, quindi soprattutto dalle città. Mentre i coltivatori”, spiega Agnew, “ sono sempre sopravvissuti bene perché la terra produce e ricevono gli aiuti europei. I contadini sono conservatori, affezionati da sempre a uno solo partito da anni, votano in termini di tribù. Chiunque vinca le elezioni, il problema resta grave”, prosegue Paddy Agnew dell'Irish Times. “L'Irlanda ha un debito alto, da equiparare a un Paese africano. Sarà dura. Si dovrà rinegoziare con la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale. Il debito è pesante. La rabbia degli irlandesi è immensa e tocca ogni classe sociale. Tutti stanno soffrendo. Non riescono a pagare i mutui, perdono anche il lavoro e le case. Per i giovani è difficilissimo farsi una vita. Le tasse sono altissime. Un mio collega ha perso il 35% delle sue entrate. Molti professionisti pensano di emigrare. Conosco un avvocato, tanto per fare un esempio”, racconta Agnew, “che ha comprato un bellissimo “penthouse”, un attico, nel centro di Dublino, e lui ha un ottimo lavoro, ma purtroppo ora non riesce neanche più a pagare il mutuo. Lui, almeno, un lavoro lo ha ancora, ma sta pensando di emigrare all’estero e di lasciare il suo studio e la sua vita irlandese alle spalle. Mentre altri professionisti, invece, hanno subito delle perdite enormi e non hanno neanche più un lavoro”.
E dove pensano di emigrare?
“Molti vogliono andare negli Stati Uniti e in Canada, anche se è molto difficile. La possibilità più probabile è l’Australia”. Si prospetta uno scenario che cambierà la faccia dell’Irlanda? “Negli anni abbiamo avuto molti polacchi che sono emigrati da noi, ma anche loro di passaggio, per raggiungere gli Stati Uniti”.