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Milan e Napoli vincono, crolla la Juve

Robinho-Pato, i rossoneri passano a Verona. Ranieri lascia la panchina della Roma milan_festeggia_296

di Gianluca Luceri

Inter e Milan, così diverse, così uguali. Giocare malino, soffrire, vincere, magari anche con un 'aiutino' arbitrale (che non guasta mai): è il segno distintivo delle 'grandi', di chi sa prendersi tutto anche quando in campo tira una brutta aria. Come è successo alla Leonardo-band nell'anticipo di sabato contro un Cagliari che ha fatto un figurone, giocato benissimo e costruito un'orda di palle-gol, uscendo però dal Meazza con 'zero' punti in tasca. Capitalizzato dall'Inter all'ennesima potenza il gol in avvio (e in netto fuorigioco) di Ranocchia (7'), un vantaggio fulmineo che lasciava presagire una partita tutta in discesa ma che invece nascondeva l'inizio di una durissima salita. I sardi hanno infatti spinto, creato e spaventato ripetutamente i nerazzurri, rimasti però in piedi con le unghie e con i denti. "Vincere giocando male è un grande segnale": parole sante del tecnico brasiliano, che vede (giustamente) il bicchiere mezzo pieno e resta a -5 dai 'cugini' rossoneri, un gap che lascia aperta ogni porta sul possibile ribaltone-scudetto.

Idem come sopra per il Milan, che passa al Bentegodi 2-1 dove il Chievo non perdeva dallo scorso 26 settembre (con la Lazio). Partita 'così così' degli uomini di Allegri, in sofferenza soprattutto a centrocampo davanti alla grande dinamicità dei gialloblù. Apre Robinho (rete irregolare, netto lo stop con il braccio), risponde Fernandes, si riaccendo il 'Papero', che all'82' dà uno spintone alla sua 'crisetta' personale segnando, di classe, la rete del match. La ditta Robinho-Pato mantiene il Diavolo ancora saldamente in testa e fa un bel regalo a Berlusconi, che festeggiava a Verona le nozze d'argento alla guida della società.

Il vertice del campionato si è intanto spaccato in due. La Lazio chiude il quartetto che guarda in alto (zona scudetto e zona Champions) e il successo - striminziato ma meritato - per 1-0 sul Bari all'Olimpico, mantiene la squadra di Reja in una posizione di classifica importante. 'Man of the match' è in avvio il brasiliano Hernanes, con i biancocelesti che hanno l'unico torto di non concretizzare meglio un primo tempo giocato a tutto gas. Bari etereo, senza alcuna forza d'urto. L'effetto-Mutti per ora non si vede né si sente: un punto e zero gol fatti in due gare. La serie B si avvicina ogni giorno di più.

Rallenta l'Udinese senza lo squalificato Sanchez, un'assenza non qualunque nel motore di Guidolin. Privi del 'nino maravilla', i bianconeri disputano un match pallido e costruiscono poco (a parte un legno di Denis). Squadra stavolta meno pimpante, merito anche di un Brescia quadrato che al Friuli non ha pensato solo a difendersi. Alla fine esce uno 0-0 che consolida comunque l'Udinese al quinto posto e tiene vive le speranze-salvezza delle Rondinelle, che restano in piedi davanti alla squadra più in forma del campionato.

Quinto ko in nove gare per la Juventus, che dopo due squilli consecutivi (a Cagliari e in casa con l'Inter) torna indietro come i gamberi, ricadendo a Lecce nei suoi antichi mali. Due a zero pesante e meritato al termine della "peggiore partita della stagione", così l'ha definita Delneri nel dopo-gara, non giustificando in alcun modo la pessima esibizione della sua squadra, pur rimasta in dieci per quasi tutto l'incontro per l'espulsione sacrosanta di Buffon (uscita disperata di mani su Di Michele fuori area). Juve bastonata, molle, a tratti presuntuosa: il sogno-quarto posto appare sempre più un'utopia. Salentini invece vestiti a festa e a petto in fuori: prova davvero maiuscola, che ha unito grinta e tecnica. Mesbah e Bertolacci gli uomini-gol di una formazione che mette quattro punti tra se e il baratro: una bella dote.

E veniamo al caso clinico, quello di una Roma (11 reti subite nelle ultime tre partite, tutte perse) che fa sembrare un dilettante Erasmo da Rotterdam col suo 'Elogio della follia'. Splendida per un tempo e avanti 0-3 a Marassi al 51' della ripresa (Mexes, Burdisso, Totti), si rende protagonista di un clamoroso e 'comico' suicidio davanti ad un Genoa mai morto che in mezz'ora rivolta completamente la trama. Doppietta di Palacio, doppietta di Paloschi e tanti saluti a Borriello e compagni. E' una sconfitta dagli effetti catastrofici, che spegne quasi definitivamente il sogno-Champions e fa deflagrare un ambiente già surriscaldato. Nel dopo-gara del Ferraris, Claudio Ranieri ha infatti alzato bandiera bianca: "Ho sempre pensato al bene della Roma, ma dopo una sconfitta così era giusto dare un segnale, una scossa. Al fischio finale sono andato negli spogliatoi per ringraziare i ragazzi e ho rassegnato le mie dimissioni". Avventura finita dopo un anno e mezzo. Il 'traghettatore' e primo candidato alla sostituzione dovrebbe essere l'ex attaccante giallorosso Vincenzo Montella, ora allenatore delle Giovanili.

Dal capolinea di Ranieri agli applausi per i rossoblù di Ballardini, che come un cane col suo osso non hanno mai mollato di un centimetro, nemmeno quando il risultato sembrava annunciare una sconfitta sicura. Dopo il successo nel derby di mercoledì, arriva un altro segnale forte: il Grifone c'è e la scalata in classifica lo conferma. Azioni, emozioni, ribaltoni, gol fatti, gol divorati, di tutto e di più: da un punto di vista dello spettacolo puro, Genoa-Roma 4-3 resta comunque un bel 'manifesto' calcistico.

Avanza a vele spiegate verso la tranquillità il Bologna di Malesani, che ha fatto una 'pernacchia' ai tre punti di penalizzazione e a 32 lunghezze vede ormai la salvezza ad un tiro di schioppo. Salvezza che sarebbe più che straordinaria, considerati i tormenti societari (eufemismo) vissuti in questa stagione. Al Dall'Ara, infilzato da Paponi all'ultimo respiro (90'), paga dazio un deludente Palermo (secondo ko consecutivo), squadra che è sempre più il trionfo della discontinuità. Partita anonima, un paio di lampi e niente più. L'espulsione di Garcia in avvio ripresa non giustifica tanto grigiore. Il 'meteo' di Zamparini annuncia tuoni e saette.

Più Sampdoria che Fiorentina al 'Franchi' (dove piovono fischi) per uno 0-0 che non entrerà negli annali del calcio. Viola impalpabili in attacco, con poche idee e che non danno seguito al promettente 4-2 del Barbera di una settimana fa. I blucerchiati tamponano subito l'emoraggia post-derby perso e mettono in tasca un punticino tutt'altro che disprezzabile. Ma la partita (poverissima nel gioco e nelle emozioni) è un colpo basso agli amanti dell'estetica.

Divertente 2-2 al Tardini tra Parma e Cesena. Romagnoli due volti avanti (Rosina, Sammarco) e due volti ripresi per il bavero (rigore Crespo e Palladino all'89'). Ghirardi scontento, Marino in bilico, emiliani subito in ritiro (a Fiuggi): servivano tre punti, ne è arrivato a malapena uno. A chi servirà? La classifica di entrambe le formazioni continua a lacrimare, il Cesena è ancora vivo ma certe 'occasioni', chi cammina sul baratro, non può buttarle nel cestino.

Tra i partecipanti al gran ballo tricolore, insiste e resiste il Napoli: a -3 dal Milan, cassetto dei sogni sempre aperto. La mancanza del 'pocho' Lavezzi si fa sentire, ma anche senza abbagliare - colpa anche delle fatiche del giovedì in Europa League - la truppa partenopea piega un Catania tosto e irriducibile proprio come il suo tecnico Simeone. In avvio Schelotto mette i brividi al San Paolo prendendo di testa un legno clamoroso, a ruota Cavani sbaglia un calcio di rigore (palo esterno). Ma al 25' un tiro deviato dello stesso uruguaiano diventa un assist per Zuniga che impallina Andujar. Gli azzurri non hanno però la forza di 'chiudere' e gli etnei tengono in ansia Mazzarri fino all'ultimo secondo (occasionissime per Ledesma e Maxi Lopez). Finisce 1-0, tre punti sofferti ma pesantissimi che rendono Napoli-Milan di lunedì prossimo a San Siro un autentico partitone.