Speciale Sanremo 2011


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Vince l'amore del professor Vecchioni

Secondo posto per Modà con Emma, terzo per Al Bano vecchioni_finale_296

Ogni tanto una buona notizia. Roberto Vecchioni con “Chiamami ancora amore” vince la 61esima edizione del Festival di Sanremo. “Questo Festival ha davvero unito gli italiani – dice a caldo – in ogni puntata c’era qualcosa che parlava di unione, e per caso anche la mia canzone parla di questo. La voglio dedicare a tutti gli italiani, che sono un grande popolo. E in particolare alle donne, che sono importantissime e sono molto meglio degli uomini in tantissime cose”. Vecchioni ha vinto anche il Premio della Critica intitolato a Mia Martini.

Al secondo posto i Modà con Emma con la canzone “Arriverà”, terzo posto per Al Bano con “Amanda è libera.

L’ultima volta che Vecchioni ha cantato la sua canzone prima del televoto finale, ci ha tenuto a dire questo: “La sera di martedì una persona mi ha detto ‘quando sei andato verso il microfono, sembravi un bambino piccolo piccolo vestito di blu, solo davanti a tutta questa gente. E pensavo se adesso non lo capiscono?'. Io adesso dico che non sono mai stato solo in quei quattro minuti, c’era un filo che mi legava continuamente a te. E non mi fregava niente se non mi capivano, mi bastava che mi capissi tu, come hai fatto per 30 anni. Grazie, amore mio”.

Arrivano per primi i Modà, Emma e Al Bano nella conferenza stampa notturna. Il leader della band, Francesco Silvestre, dice: ”E’ stato Festival perfetto, bellissimo. Ha vinto una canzone che mi ha emozionato da quando ho letto solo il testo. Ho detto al prof. ‘mi auguro che vinca lei, perché oltre a una grande canzone c’è stata una grande interpretazione’”. D’accordo Emma: “Questo Sanremo io nel mio cuore l’ho vinto. Ma Vecchioni a dispetto dell’età ha portato il testo più moderno ed è stato anche il più alternativo. Con davanti Vecchioni vorrei arrivare seconda tutta la vita”. Poi le dediche: Francesco dedica il successo alla sua famiglia, ma anche “a un artista che amo, che non sta bene e che ultimamente ho visto ridicolizzare in tv: Francesco Nuti”. Emma: “Dedico sta bella botta a me stessa”. Anche Al Bano dice che la vittoria di Vecchioni è stata “meritatissima” e dedica il suo terzo posto “a tutte le anime sensibili e attente alla tematica che ho presentato con la speranza che Amanda non faccia più un volo a metà”.

Grandissimo affetto, tutti in piedi ad applaudire, abbracci e sorrisi quando arriva Vecchioni. Nonostante l’ora e la stanchezza, lucidamente a ruota libera: “Contenuti al Festival? Non c’è canzonetta e canzone d’autore: conta se arriva alla gente, la canzone non deve avere etichette, l’importante sia cantata con sincerità”. “Si è respirata una bella aria, Gianni Morandi è un italiano sincero, che ha amato e ama il suo Paese e la sua professione”. La politica? “Spero che qualcuno si tolga la maschera, il problema non sono le parti, non è la destra ela sinistra, il problema sono gli uomini”. La cultura. “Pensavo che negli ultimi 20 anni ci è sfuggito non solo il senso, ma addirittura la parola cultura. Un popolo senza amore per cultura non va da nessuna parte, perché il senso alla vita lo dà la cultura”. “Dobbiamo fidarci dei nostri ragazzi, non sono tutti come li dipingono i media e la televisione, io lo vedo nei concerti e a scuola”. “Il segreto della mia canzone? Conciliare il colto col popolare. Ho lasciato alcune cose sgrammaticate perché vicine al parlato popolare”. “Dobbiamo amare la nostra canzone, la canzone italiana. La canzone è la testimonianza di quello che viviamo: non è saggia, non è presuntuosa, è il commento, il coro, l’errore è lo stereotipo, la banalizzazione”. Poi un pensiero per Tenco e parole gentili anche per le canzoni di Al Bano e di Emma e Modà. Unico momento in cui si concede il gusto di una battuta affilata, in un contesto altrimenti amichevole e allegro, è quando gli chiedono se ora ha aperto la pista agli autori che hanno sempre snobbato Sanremo: “Arriveranno comunque secondi, è facile così”.

La serata. Ezralow ha aperto rendendo omaggio allo Studio 54 di New York sulle note di “I feel love”. Tutti subito sul palco. Luca e Paolo fanno la loro terza parodia e “Grazie perché” che Morandi aveva cantato con Amy Stewart diventa “Grazie Belen”, che fa più o meno così: “Grazie Belen, per la tua grinta, che tu sia incinta oppure no. Dillo a Corona, non sei solo bona, ma una scienziata in confronto a lui”. Poi “Elisabetti certi balletti, no non farli più e se potrai al prossimo giro con Robert De Niro non ci parlar”. Ce n’è anche per gli orchestrali e Morandi, al quale a un certo punto Luca dice “e cerca di essere un po’ più moderno” dandogli un bacio in bocca. I due comici tornano poco dopo dicendo: “Ma se Berlusconi non ha telefonato vuol dire che il festival gli è piaciuto…dove abbiamo sbagliato?”. E fanno un parallelo tra Arcore e Sanremo: politici che vanno e vengono, i giornali che stanno senpre a sfruculiare, donne a profusione, ospiti internazionali in imbarazzo, ma soprattutto un uomo di una certa età, che nonostante ogni tanto dica cose così, è seguito dal 50% degli italiani…Piergianni!”. Gli altri due interventi sono sui valori della sinistra, dai labili e incerti confini, e un omaggio a Cochi e Renato.

L’ospite, oltre a una inutile Avril Lavigne, è stato Massimo Ranieri. Prima ha cantato in genovese, poi si è seduto con Gianni alla chitarra e in due, in pochi minuti, hanno fatto sentire un pezzo della storia della musica italiana, per certi versi un video da far vedere nelle scuole di canto, fino al duetto finale su “Nel blu dipinto di blu”.

E’ stato un Festival per molti versi atipico, a cominciare dalla canzone vincitrice. Con una strana sensazione di libertà espressiva, molto probabilmente più per inerzia che per scelta. Ma la frase “spero non sia un episodio, ma un inizio” l’abbiamo sentita dire più volte, da più persone. C’è stata una reale atmosfera di affetto e collaborazione, merito soprattutto di Gianni Morandi. La squadra si è comportata bene: Luca e Paolo, bravi, hanno dato la sensazione che potrebbero fare cose ancora migliori liberi da par condicio e limiti vari. Tra Eli e Belen è la seconda che ne esce meglio: più testa, più ambizione, come modello J.Lo. E infine è stato il Festival dell’orgoglio patriottico, di una qualche forma di risveglio del sentimento di identità e appartenenza. Merito soprattutto dello splendido monologo di Benigni, che si è preso anche i complimenti di Napolitano, che ha messo come un paletto e che da quel momento in poi ha come impedito che chiunque (a parte qualche buontempone della Lega) potesse dire qualcosa di segno contrario. Basterebbe questo, oltre alla vittoria di Vecchioni, a renderlo un Festival memorabile.