Ora, nel nostro mestiere sarebbe bene mantenere la giusta distanza da quello che si racconta. Ma il monologo di Benigni a Sanremo è stato un momento di profonda, sincera, colta emozione regalato a un pubblico da troppo tempo disabituato a questi livelli di spettacolo televisivo, anche se recentemente Fazio e Saviano ci hanno mostrato quanto è sterminata la platea orfana di qualità televisiva, e non solo. La puntata celebrativa dei 150 anni dell’Unità d’Italia, non ce ne voglia nessuno, è soprattutto lui.
Entra a cavallo Roberto Benigni, sventolando il tricolore. “Sono venuto per l’inno di Mameli, ma ero indeciso se venire a cavallo, è un periodo che ai cavalieri non gli dice bene”. E spara in sequenza una serie di battute fulminanti, tutte precedute da “si, ma sono venuto per l’inno di Mameli, tanto non ci sono altri argomenti pregnanti”: “Morandi è sempre calmo, tranquillo, gli fanno i soprusi e lui niente…il prossimo festival lo facciamo presentare a Bersani”; “Ho visto che c’è la par condicio: Barbarossa l’avete invitato per accontentare Bossi, no?”; “l’Italia ha 150 anni, una bambina, praticamente una minorenne”; “Mameli l’inno lo scrisse a 20 anni, all’epoca la maggiore età era a 21, un altro minorenne”; “sta storia delle minorenni è cominciata a Sanremo, con Gigliola Cinquetti che si era spacciata per la nipote di Claudio Villa”; “tutta i dubbi sulla vicenda di Ruby: bastava andare all’anagrafe in Egitto e vedere se Mubarak faceva Rubacuori di cognome”; “non si può nemmeno dire al pubblico ‘se non vi piace cambiate canale’, su Raidue c’è Santoro: una serataccia!”; “Non vorrei che…ci sono due persone che telefonano spesso ultimamente e uno è qui in platea”. Poi il tono comincia a cambiare, a farsi più serio: “L’Italia è il primo Paese al mondo dove è nata prima la cultura della nazione”; “il patriottismo è la cosa più bella, non il nazionalismo che la malattia né il razzismo che è la follia, ma l’amore per la propria terra”. Legge le parole dell’Inno di Mameli, Benigni, e ricorda i nomi degli uomini, spesso dei ragazzi, che fecero il Risorgimento, che diedero la vita per quell’impresa titanica e per il futuro, per noi. “L’Italia s’è desta…Mameli voleva dirci: svegliamoci italiani, l’unico modo per fare avverare i sogni è svegliarsi!”. "Cavour, Mazzini, Garibaldi sono entrati in politica e ne sono usciti più poveri di prima, ma hanno arricchito noi italiani, ci hanno arricchiti enormemente". Da ogni singola parola estrae fiumi di storia e poesia che riversa sul pubblico, svegliando ricordi, svelando idee. Fino al colpo di scena finale: l’inno cantato come se a cantarlo fosse uno di quei ragazzi del Risorgimento, mentre è solo di notte e pensa…stringiamci a coorte, siam pronti alla morte…impossibile mantenere la giusta distanza.
La serata era cominciata con le coreografie di Ezralow che si è scatenato attorno alla bandiera italiana, con i ballerini vestiti di verde, bianco e rosso che srotolano un enorme drappo con i colori nazionali. Nella gara delle canzoni storiche, vinta da Al Bano che ha cantato “Va’ pensiero” con Iannis Plutarchos e Theodossiu Dimitra, i 14 Artisti si sono comportati tutti con professionalità, in qualche caso regalando anche qualche emozione. Su tutti, Morandi che ha cantato la canzone inedita “Rinascimento” di Gianni Bella, malato da tempo, commuovendosi nel finale. Bravi anche Vecchioni, Madonia e La Crus. Tra i giovani, vanno in finale Micaela e Roberto Amadè, mentre tra i 4 Artisti eliminati vengono ripescati Al Bano e Anna Tatangelo.
Luca e Paolo hanno esordito omaggiando Gaber, poi hanno ironizzato sul ministro La Russa, presente in sala: “Ah, ma esiste? Pensavo fosse una parodia!”, “se è ministro lui, c’è speranza per tutti”, “ministro, siamo contenti che le ha parlato bene di noi sui giornali, ma se ora potesse smentire: sa, a casa ci hanno tolto il saluto”. Dopo l’intervento di Benigni era difficile rientrare, ma i due comici hanno sorpreso tutti recitando con intensità il testo del saggio di Antonio Gramsci “Gli indifferenti”, tratto dalla rivista “La città futura” del 1917. Belen ed Eli stasera si ricordano per un ingresso con casquet (un’altra geniale idea degli autori) e per il ballo di Belen, sempre più – nelle intenzioni e glielo auguriamo - novella Jennifer Lopez.
Gianni si riserva il saluto finale, da solo sul palco, a cantare l’Inno di Mameli, “il canto degli italiani”, e ad augurare “buonanotte, dormite bene”.