"Il fatto di essere qui in Parlamento è la dimostrazione del rispetto per questo Paese e le istituzioni e la fiducia che abbiamo nel futuro dell'azienda e dell'Italia". Lo afferma l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, in audizione alla Camera, dove è arrivato in giacca e cravatta. Su Fiat si "é aperto un ampio e lungo dibattito; si è sentita molta politica, molta ideologia ma poca aderenza alla realtà e conoscenza dei fatti". Afferma Marchionne.
"Abbiamo progetti ambiziosi che partono proprio dall'Italia e si ispirano su uno sforzo globale". Sostiene l'amministratore delegato della Fiat, aggiungendo: "Vorrei che fosse assolutamente chiara una cosa: nessuno può accusare la Fiat, guardandola negli occhi, di comportamenti scorretti, di vivere alle spalle dello Stato o di voler abbandonare il Paese". "Se il cuore è e resterà in Italia, la nostra sede sarà in più posti; sedi operative diverse in diversi posti. Non c'é assolutamente nulla di strano in questo: non si tratta di rinnegare le nostre radici ma anzi di proteggerle, di garantire al passato il futuro. Sottolinea Marchionne. "La scelta della sede legale non è stata ancora presa", aggiunge l'ad e "non è vero che la Fiat ha salvato Chrysler, é vero anche il contrario".
"Se riusciamo a portare l'utilizzo degli impianti dall'attuale 40% all'80%, siamo pronti ad aumentare i salari portandoli ai livelli della Germania". E anche "al passo successivo ,che è la partecipazione dei lavoratori agli utili d'azienda".
TERMINI: ACCORDO PROGRAMMA, SARA' MEGA-POLO INDUSTRIA - Al posto della Fiat, un mega-polo industriale multiproduttivo. Termini Imerese si avvia ad essere riconvertito e trasformato in un'area in cui si produrranno auto e non solo. Nello stabilimento siciliano, dove il Lingotto cesserà la sua produzione a fine anno, ci sarà posto anche per cinema e fiction, serre fotovoltaiche, grande distribuzione e attrezzature mediche. Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ha annunciato la sigla dell'accordo di programma con la Fiat, la Regione Sicilia, la Provincia, il Comune e l'Asi (l'Area di sviluppo industriale, proprietaria dei terreni). "Da una situazione di crisi ne abbiamo ricavato una straordinaria case history italiana di ristrutturazione aziendale, industriale, che dà anche alla Sicilia la possibilità di raddoppiare l'occupazione", ha commentato il ministro. La firma ufficiale, alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni locali sarà apposta mercoledì 16 nella sede del Ministero, a Via Veneto (e non più a Termini, come previsto in un primo momento, per subentrati impegni, ha fatto sapere lo stesso Romani). Soddisfazione da Cisl, Uil e Ugl, convocati questa sera al tavolo per l'illustrazione dell'accordo, riserva dalla Cgil. Per la riconversione di Termini Imerese è, quindi, arrivato l'ok ai sette progetti industriali, "tutti compatibili tra loro", inseriti nella short-list stilata dall'advisor del ministero, Invitalia.
Sono previsti investimenti pubblici per 450 milioni di euro: 100 milioni dal Ministero dello Sviluppo e 350 milioni dalla Regione Sicilia (di cui 200 milioni per la reindustrializzazione del sito, altri 150 milioni per le infrastrutture). Complessivamente, l'investimento totale è pari ad oltre un miliardo di euro, considerando l'apporto dei privati. Quanto all'occupazione, premettendo che "Fiat cede gli impianti a patto di una ricollocazione integrale", Romani ha sottolineato che "a fronte dei circa 1.500 dipendenti attuali si arriverà a 3.300". Dei sette piani, due sono relativi all'automotive: si tratta della De Tomaso di Gian Mario Rossignolo (per produrre auto di lusso) e della Cape Reva di Simone Cimino (auto elettrica). Quindi, ha sottolineato il ministro, si "prosegue con la costruzione di automobili: chi oggi sa fabbricare automobili, può continuare a fabbricarle". Quanto all'ottava manifestazione di interesse presentata fuori tempo massimo dalla Dr Motor Company "al momento è in stand-by", ma "nulla toglie - ha spiegato Romani - che un domani, laddove qualcuna delle iniziative non dovesse avere il percorso da noi immaginato, si possa reinserire, compatibilmente con le altre". Al momento, comunque, "non è previsto". Ora, "é ovvio che si deve cominciare a lavorare" e che le sette aziende in ballo "devono assumersi tutti gli oneri e tutti i rischi di impresa che ci sono comunque", ha sottolineato. Per i sindacati, si sono "create le condizioni di certezza per Termini Imerese", commenta il segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra. Quello di oggi è "un primo passo" verso uno "ulteriore ed importante", dice il segretario confederale della Uil, Paolo Pirani. Sono state "gettate le basi per salvare Termini", sostiene anche il segretario generale dell'Ugl, Giovanni Centrella. Mentre la Cgil dice, con il segretario confederale Vincenzo Scudiere, di "riservare un giudizio fino a quando non ci sarà un piano chiaro".