>I tabellini
di Gianluca Luceri
Il campionato stringe le viti della lotta scudetto: il Milan c'è, il Napoli pure, l'Inter perde terreno. Il resto - Lazio, Udinese, Juve, Palermo e Roma - sembra far parte di un altro mucchio selvaggio, quello che si accapiglierà fino a maggio per l'ultimo posticino al sole, il quarto posto che conduce in Champions League. Ma andiamo con ordine, partendo da un sabato che ha detto cose importanti.
Dopo due pareggi consecutivi (Lazio e Genoa), la capolista Milan riaccende gli special contro un Parma etereo, incenerito a San Siro per 4-0. Festa del gol aperta dal rientrante Seedorf e proseguita dal signor Cassano Antonio da Bari, al primo centro in maglia rossonera con un colpo da biliardo (destro morbido a giro sul secondo palo) figlio legittimo del suo 'enorme' repertorio tecnico. Nella ripresa, samba scatenato per Robinho, autore di una doppietta nel giro di 5'. Allegri sorride e riparte: la sua squadra ha giocato (bene), creato e segnato. E la 'buona notizia' è che stavolta non compare Ibra - nelle vesti però di 'assist man' - sul tabellino dei marcatori. Altro segnale positivo per le grandi aspirazioni tricolori del Milan, che si diceva fosse molto, troppo Ibra-dipendente.
Il sogno del Napoli, il crollo della Roma: sono queste le due foto dell'Olimpico e dello 0-2 limpidissimo con cui i partenopei hanno espugnato la Capitale. Partita maiuscola in uno stadio difficile, affrontata con altrettanta personalità e a ritmi supersonici che hanno schiantato i giallorossi. Cavani (doppietta) continua a fare pentole e coperchi e sotto il Vesuvio si fantastica un futuro radioso. Mazzarri non molla l'osso-scudetto e a -3 dai rossoneri tutte le ipotesi sono plausibili. E poi tra due giornate, nell'insolito posticipo di lunedì 28, ecco il 'frontale' al Meazza tra le due partecipanti al ballo: partita sulla carta bellissima e destinata a pesare. Capitolo Roma. Dolente. Il misero punto raccolto nelle ultime tre gare ufficializza l'uscita di scena dei giallorossi dalla corsa al titolo. Una Roma davvero pessima, capace di tirare appena due volte verso la porta campana e battuta in tutto: nel risultato, nel gioco, nella corsa, nella voglia. Momento duro per Ranieri, con un futuro personale e societario ancora non definito, con una squadra che fa un passo avanti e due indietro, e un ambiente in ebollizione che rischia di rendergli l'aria irrespirabile. La Roma dovrà riattaccare in fretta i suoi cocci perché mercoledì torna la Champions e all'Olimpico arrivano gli ucraini dello Shakhtar, che non saranno il Barcellona ma nemmeno la formazione dell'oratorio. Serve un'immediata reazione per non far precipitare tutto.
Parentesi sullo sputo reciproco Rosi-Lavezzi, pessimi esempi per i bambini (soprattutto) che guardano e ammirano i loro campioni. Inqualificabile il romanista, altrettanto colpevole l'argentino. Siparietto comunque vergognoso che costerà caro ad entrambi. Un cazzotto in faccia (che non va dato, intendiamoci) ha molta più dignità.
Testa di Gonzalez nel primo tempo, capocciata di Kozak nella ripresa: sbiadita domenica scorsa col Chievo, la Lazio si riaccende al Rigamonti affondando un Brescia che dopo il ritorno in panca di Iachini aveva dato importanti segnali di riscossa. E che soprattutto aveva parecchia fame di punti per abbandonare quel terz'ultimo posto che oggi significherebbe retrocessione. La 'grande Europa' torna ad essere un progetto concreto per la banda di Reja, 'libera' in questa stagione dalle fatiche fisiche e mentali di coppa, un fattore che adesso potrebbe tornare a incidere favorendo in qualche modo i biancocelesti.
Udinese no-limits. E' la squadra (da quasi due mesi) più in forma e scintillante della serie A, e quando giochi bene e ti diverti, spesso vinci anche. E difatti la creatura di Guidolin vince e viaggia che è una bellezza, a braccetto del suo infinito, intramontabile Di Natale. Dopo l'agognato gol n.100 in maglia bianconera di sette giorni fa (contro la Samp), a Cesena Totò inizia un altro 'viaggio' segnando la rete n.101 e anche la 102. In mezzo, lo 0-2 firmato Inler e tanti saluti a Ficcadenti la cui panchina vacilla paurosamente: il penultimo posto parla da solo, senza una scossa, serie B sicura. Il passo dell'Udinese invece è da… scudetto, la posizione in classifica per ora è… da Champions. Chapeau comunque ad una squadra che ruba l'occhio e che potrebbe raggiungere, continuando così, obiettivi clamorosi.
Non dite più a Delio Rossi di giocare all'ora di pranzo: quattro partite alle 12,30 per i rosanero, quattro sconfitte. Più che una squadra di calcio, il Palermo sembra uno jo-jo: su e giù, giù e su nei risultati, senza un briciolo di continuità. Così, dopo il 2-1 alla Juve e il poker di Lecce, ecco il film capovolgersi con la Fiorentina, che espugna il Barbera per 4-2. E per di più rimontando il 2-1 di inizio secondo tempo per i siciliani. Non basta il vantaggio di Pastore, non basta la stoccata di Nocerino: il Palermo dà l'impressione di poter dilagare ma poi, all'improvviso, ecco spengersi la luce e tornare a galla le solite fragilità, difesa 'in primis'. Applausi ai viola, belli, concreti e con il reintegrato Mutu di nuovo nel motore. Successo senza macchia confezionato da Gilardino, il promettente 18enne Camporese (primo gol in A), un'autorete di Bovo e un piattone mortifero di Montolivo. Senza dimenticare l'esibizione del gioiellino Ljaijc, che ha dato spettacolo negli appena 15' (gli ultimi del match) in cui è stato in campo. La Fiorentina torna a vincere in trasferta dopo quasi un anno (ultima volta a Napoli, marzo 2010), comincia a guardare la classifica da una prospettiva più dignitosa e, soprattutto, Mihajlovic si prepara a vivere l'ultima parte di stagione con più uomini a disposizione e un entusiasmo che può fare la differenza.
Vittoria scaccia-ombre per la Sampdoria, che a Marassi sfoga le sue frustrazioni (1 mese di astinenza) contro il Bologna, abbattuto per 3-1. Palombo, Gastaldello, Maccarone: partita chiusa dopo un quarto d'ora, nella ripresa inutile gol della bandiera di Paponi per i felsinei, apparsi un po' troppo rilassati da una classifica, però, non ancora 'sistemata'. La Samp di Di Carlo ritrova coraggio, placa le contestazioni e guarda al recupero del derby col Genoa di mercoledì con altri occhi.
Eclissi Chievo, Cagliari chiama Europa. Al Sant'Elia gli uomini di Donadoni spazzano via (4-1) le 'controfigure' di Pioli, troppo brutte per essere vere. Gialloblù stavolta assenti, Conti, Canini e Nenè (doppietta) sono invece presenti e belli vispi: sardi a quota 35 punti, una classifica importante (nono posto) che potrebbe ingolosire il presidente Cellino.
Emozioni e ribaltoni al Massimino, dove il Catania riprende per i capelli la sfida con il Lecce. Salentini che prima vanno sotto (Silvestre), poi pareggiano (Jeda) e sorpassano (Munari). Qui entra in scena il 'man of the match', quel Francesco Lodi prelevato a gennaio dal Frosinone che è talento discontinuo e non sempre compreso: due punizioni magistrali in serie (80' e 85') e 'cholo' Simeone che conquista, dopo tanto penare, i primi tre punti della sua gestione. Scontro-salvezza che premia così gli etnei e fa battere il petto ai giallorossi, che continuano a buttarsi via. Col Palermo era avvenuta la stessa cosa: certi sprechi, chi lotta per non precipitare, non può permetterseli.
Palo di Palacio, gol annullato a Okaka: poca roba al San Nicola, dove va in scena il trionfo della noia. Tra Bari e Genoa esce uno 0-0 che non serve alla causa pugliese, cui l'avvento di Mutti in panchina non regala lo sprint vincente. La strada si fa sempre più dura per i biancorossi: il tempo per un eventuale, clamoroso recupero sta infatti scadendo. Il Grifone porta a casa un punto che, in tempi di vacche magre, è tutt'altro che disprezzabile.
Nella coda, il 'sorpresone' della venticinquesima giornata. La Juve dà seguito al blitz di Cagliari mandando fuori strada l'Inter, che perde per la seconda volta sotto la gestione-Leonardo e rotola a -8 dal Milan. Un brutto colpo. Uomo-partita, ancora Matri (30'): tre gol in tre partite per l'ex Cagliari, che si sta rivelando un acquisto determinante oltre che azzeccatissimo. Il derby d'Italia non è un granchè, specie il primo tempo, una sorta di infuso alla camomilla. Ma più dell'estetica stavolta conta la sostanza. La Signora sfiora due volte il raddoppio sempre con il suo nuovo bomber, poi l'Inter 'dormiente' per 80' crea a ruota due clamorose palle-gol, entrambe divorate da un Eto'o con le lune storte. Il camerunense, a portiere battuto e porta vuota, centra la traversa a non più di tre metri di distanza (un errore davvero incredibile), di seguito cicca clamorosamente davanti a Buffon il pallone dell'1-1. Game over. La Juve fa un doppio balzo, superando Roma e Palermo. I nerazzurri invece, che mercoledì recuperano l'incontro con la Fiorentina, non potranno più permettersi nemmeno un colpo di tosse.