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Picasso 1917-1937

'L’Arlecchino dell’arte' in mostra al Vittoriano a Roma 296_picasso

di Massimiliano Piacentini

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Un grande successo di pubblico sta riscuotendo, a Roma, la mostra “Picasso 1917-1937 L’Arlecchino dell’arte”, allestita nel complesso del Vittoriano. 180 i capolavori del maestro spagnolo, provenienti da musei di tutto il mondo.

Finora sono stati oltre 72.000 i visitatori che hanno affollato le sale del Vittoriano per ammirare gli oli, le opere su carta e le sculture: in mostra l’eclettismo e l’originalità dell’artista durante il periodo di straordinaria creatività fra la prima e la seconda guerra mondiale. Picasso, dunque. Pablo Picasso di nuovo a Roma, a 55 anni di distanza dalla famosa retrospettiva, curata da lui stesso, alla Galleria Nazionale di Arte Moderna: era il 1953.

L’esposizione al Vittoriano presenta un artista difficilmente riconducibile a rigide categorie stilistiche. L’incipit è dato efficacemente dal primo dei quattro Arlecchino che si incontrano negli spazi espositivi e che dà il benvenuto al visitatore nell’atrio.

Le opere in mostra mettono in evidenza come il pittore si lasci attraversare e, per così dire, giochi con stili, fasi e tendenze artistiche anche molto distanti fra loro; assemblate, stravolte, fuse da una potenza creativa libera, alla ricerca di strade nuove d’espressione. Effettivamente, i tratti, i colori, i soggetti dei dipinti mostrano come siano tenute assieme e danzino istanze culturalmente differenti, come il neoclassicismo, l’espressionismo, il surrealismo, fino all’astrattismo. Un Picasso, cioè, che non vuole scegliere in maniera definitiva una strada, ma che vuol tenere ferma la tensione di un confronto costante con le tematiche artistiche del secolo. Del resto, il maestro spagnolo non pensava affatto che il cubismo potesse sostituire gli altri mezzi di rappresentazione del visibile.

Come scrive Gombrich, Picasso “ama mutare i suoi metodi tornando, di quando in quando, dagli esperimenti più arditi alle varie forme tradizionali”. Infatti, alle ricerche avventurose e ardite, spinte fino al limite dell’impossibile, fanno da contraltare la capacità, la possibilità, la libertà del ritorno a figure più salde e persuasive. Forse fu proprio la grande maestria di Picasso nel disegno, la sua abilità tecnica a fare di lui un nostalgico della semplicità. Una nostalgia che lo portava anche a mettere da
 parte la pittura per realizzare lavori in ceramica talmente semplici da   
 ricordare quelli dei contadini o dei ragazzi.

 Roma rende dunque un nuovo importante omaggio all’arte di Pablo Picasso,   
 e lo fa col progetto ambizioso presentato al Vittoriano. Una considerevole  
 selezione di capolavori, per una rassegna che vuole inserirsi fra le più
 importanti  a lui dedicate. Uno sforzo sostenuto e reso possibile dal prestito 
 di opere da parte di istituzioni come National Gallery of Canada, Ottawa; 
 Centre Pompidou, Musée National d’art moderne; Museo Picasso di Parigi, 
 fino al Metropolitan Museum of art e il Guggenheim di New York.

 “Picasso 1917-1937 L’arlecchino dell’arte” è curata dal Prof. Yve-Alain Bois, 
 che si è avvalso della collaborazione di un comitato scientifico a dir poco prestigioso, composto dai più noti studiosi di arte moderna del mondo. Nata sotto l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica e promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Rassegna è stata organizzata e realizzata da “Comunicare Organizzando” di Alessandro Nicosia.

Fra le tante opere in mostra segnaliamo “Arlecchino”, 1917; “La lettrice”, 1920; “Donna che piange con fazzoletto”, 1932; “Lo studio”, 1934; “La corrida” 1934; “Arlecchino musicista”, 1924. L’ esposizione si concluderà l’8 febbraio 2009. Maggiori informazioni sugli orari delle visite sul sito comunicareorganizzando.it