di Fiammetta Rossi
Continua ad allungarsi la lista degli atti di bullismo. L’ultimo pochi giorni fa, vittima un ragazzo di 15 anni preso a pugni e calci da coetanei perché si era rifiutato di farsi fotografare nudo sotto la doccia.
Il rapporto Eurispes-Telefono Azzurro ha tentato di definire i contorni del fenomeno e le reazioni dei ragazzi. Ne è emerso che per il 59,9% dei giovani il bullismo è una prepotenza ripetuta ma solo per il 17,7% è un’azione contro la legge e per il 7,3% addirittura un gioco tra compagni. Sembra quasi che i giovanissimi tendano a sottovalutare fatti che invece li riguardano molto da vicino. L’11,5% ammette infatti di aver ricevuto percosse e l’11,1% minacce. Più alto il numero di chi ha dovuto subire provocazioni e prese in giro, il 26,6%, e offese immotivate, il 25,6%. E comunque il 17,6% è stato continuamente escluso ed isolato dal gruppo. In generale sono più i maschi a riferire di aver subito ripetutamente minacce, il 15,4% contro il 7% delle femmine.
Sempre secondo questa indagine, il bullo è un coetaneo della vittima in un gran numero di casi (17,8%), responsabile è un ragazzo più grande ( 9,7%) , un gruppo di maschi (6,2%), una coetanea (5,3%), un gruppo misto (4,5%).
Cosa accade dopo la prepotenza o la violenza? Il 16,3% delle vittime dichiara di non aver reagito e la maggior parte, il 29,1%, racconta di aver preferito chiedere un aiuto esterno, agli insegnanti o ai genitori. Solo l’11,7% è riuscito a dire al bullo di smetterla. Comunque, il 31% dei ragazzi prova un sentimento di rabbia quando vede un compagno vittima di prepotenze, molti provano pena, il 28,8% , paura, il 18,1%. Ma c’è anche un ristretto numero, l’1,9% , che confessa di provare invidia per il bullo.
Il bullismo è diffuso in tutta Italia ma il rapporto evidenzia che i casi sono più numerosi nel Nord-Ovest, il 35,9%, al Centro (31,7%) e nelle Isole (31,5%); mentre le percentuali più basse si trovano al Sud (25%) e nel Nord-Est (26,8%). Si sottolinea però che la significativa percentuale di mancate risposte al Sud potrebbe anche essere indice di una reticenza a parlare. Da un po’ di tempo,poi, si deve fare i conti anche con il “cyberbullismo”, una nuova forma di violenza digitale, via cellulare o mail. Secondo un’indagine pilota Ifos, nei primi sei mesi del 2008, vittime di atti di cyber bullismo fuori e dentro la scuola sono stati il 34% dei ragazzi della scuola secondaria di primo grado e il 39% di quelli della secondaria di secondo grado.