di Marta Mandò
Per osservare le stelle, si sa, bisogna stare al buio, ma oggi non è facile trovare un luogo veramente oscuro dove lasciare splendere la Via lattea, ovvero la nostra galassia, nome dato dai greci proprio per l’intenso bianco che caratterizza la volta celeste. Un luogo “notturno” vuol dire niente automobili, niente luce elettrica, niente aeroplani, niente riflessi di luce neanche all’orizzonte.
Vuol dire ingigantire i punti di vista, ammirare la luna come fosse una scheggia che squarcia il cielo, o seguire naso all’insù, come in un film in 3d, una pioggia di meteore. E poi riconoscere i pianeti del nostro sistema, che sia Giove o Saturno, che appaiono ad occhio nudo, molto più vicini del solito. Una visione dimenticata per chi vive in città, un po’ come profetizzava Italo Calvino nel racconto “Luna e gnac” quando Marcovaldo cercava d'insegnare ai figlioli la posizione dei corpi celesti, ma il cielo si confondeva con le insegne pubblicitarie “non c'era più luna né firmamento né cielo né notte, soltanto COGNAC TOMAWAK, COGNAC TOMAWAK, COGNAC TOMAWAK che s'accendeva e si spegneva ogni due secondi”. La situazione nei luoghi di vacanza non è diversa, il prevalere delle luci elettriche, ha “spento” uno scenario unico, gratuito e per tutti.
L’industrializzazione del pianeta sta penalizzando anche gli astronomi che per le loro osservazioni sempre più cercano isole abbandonate o quasi, isole comunque “dark”. Così la scelta dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) che ha deciso di allestire i suoi telescopi in una piccola isola delle Canarie. Si chiama La Palma, (nome completo San Miguel de La Palma), a 80 chilometri a ovest dalla turistica Tenerife, quindi abbastanza lontano dal caos di luci. In più è un’isola che non è ricercata dai turisti, (se non per il trekking nella riserva naturale) perché le sue spiagge sono difficili da raggiungere, piccole e scomode nonostante l’isola si estenda per 40 chilometri.
E’ abitata per lo più da agricoltori che coltivano piantagioni di banane. Inoltre, essendo di origine vulcanica, ha la particolarità di un punto privilegiato di osservazione sulla bocca del vulcano spento Taburiente, sul monte Roque de Los Muchachos alto 2.426 metri. Il clima caldo vi crea uno strato di nuvole compatto e piuttosto basso, come uno schermo protettivo, una coperta che oscura le luci della vita umana, adattissimo a chi sopra questo strato, cioè in cima al monte, voglia finalmente osservare un cielo stellato privo di inquinamento luminoso.
E’ qui che è stato impiantato il Telescopio Nazionale Galileo, il maggiore telescopio ottico italiano: ci si va quasi esclusivamente per vedere le meraviglie del firmamento. E qui ci sono anche gli astronomi di diverse nazioni che lavorano dal 2007 al progetto GranTenCan (Gran Telescopio Canarias), il più potente telescopio al mondo per andare a caccia di pianeti simili alla Terra o nuove galassie. Andarci vuol dire rispettare le “leggi del cielo”, normativa contro l’inquinamento luminoso che sull’isola vieta le rotte aree, impedisce di girare in auto la sera con le luci accese, limita l’uso dell’energia elettrica ai turisti, concedendo ai gruppi di astronomi amatoriali solo l’uso di torce.
Ci sono molte iniziative simili nel mondo. Anche in Italia varie associazioni per la tutela dell’ambiente si battono per estendere a livello nazionale le normative regionali e provinciali per limitare l’inquinamento luminoso, soprattutto per diminuire l’illuminazione verso l’alto. Un modo anche per non finire a cantare la nostalgica romanza “E lucean le stelle”, visto che gli astrofili pessimisticamente pensano che se oggi in città vediamo solo una manciatina di astri, tra 30 anni, si potrà vedere solo la più luminosa Sirio, isolata in un mare di luci elettriche. Speriamo, invece, in un dantesco “uscimmo a riveder le stelle”, anche per non limitare la ricerca scientifica sotto il cielo del nostro Paese e lasciare che il cielo stellato continui a ispirare i poeti.
C’è, però, una luce tutta tecnologica che piace agli osservatori del cielo, la webcam (http://www.tng.iac.es/webcam/) che trasmette le immagini proprio dall’osservatorio italiano sull’isola: chi vuole via internet può vedere un cielo che dalla finestra di casa non vede più.