Atlante delle crisi


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Il grido d'allarme dei tour operator

Intervista a Roberto Corbella, presidente dell’Astoi, l’associazione nazionale dei tour operator t

“Ogni volta che si verificano emergenze come quelle in atto, facciamo fronte comune con il governo. Anche in questa occasione, la collaborazione è totale”, dice a Televideo Roberto Corbella, presidente dell’Astoi, l’associazione nazionale dei tour operator. “Fondamentale è adeguare il fondo di garanzia alle situazioni che il settore turistico deve affrontare. Oggi c’è un fondo presso il Dipartimento del turismo, costituito esclusivamente da una percentuale del premio di polizza pagato dai tour operator e destinato a coprire solo i rientri dei viaggi-pacchetto per fallimento dell’operatore o per situazioni di estrema crisi”.

“Il fondo di garanzia è oggi una somma molto modesta, tanto che lo scorso anno non è bastato ad affrontare il fallimento di alcuni importanti tour operator. Noi chiediamo che il fondo sia legato all’unità di crisi della Farnesina, l’unica struttura capace di intervenire con tempestività: le emergenze sono imprevedibili anche nella tempistica. Il fondo, inoltre, dovrebbe avere meccanismi di erogazione più snelli e coprire tutti i viaggiatori, indipendentemente dalla formula adottata. Basterebbero 50 centesimi a passeggero. Alla politica chiediamo solo di passare da un consenso dichiarato a parole a fatti concreti.

“Insieme, su base annua, Tunisia ed Egitto rappresentano circail 30% del turismo italiano all’estero. In Tunisia si tratta di turismo balneare quasi per il 100%, in Egitto per il 70%. Il Mar Rosso è imbattibile per la relativa vicinanza all’Italia, per la fruibilità in tutto l’arco dell’anno e per rapporto qualità-prezzo. In questi giorni offriamo la possibilità di cambiare destinazione o di cambiare data, ma le uniche alternativa più o meno possibili sono le Canarie o Capo Verde; le prenotazioni per l’Egitto sono in buona parte perse. Oggi paghiamo un aereo Roma-Sharm che all’andata viaggia vuoto e al ritorno è pieno. Quando l’emergenza sarà conclusa, avremo il problema opposto: voli pieni all’andata, ma nessun passeggero da riportare in Italia. In altre parole, dobbiamo affrontare il raddoppio dei costi dei voli sulla destinazione”.

“L’anno scorso, con la nube vulcanica, abbiamo dovuto assistere passeggeri che non potevano partire, arrivando anche a dover pagare vitto e alloggio per 6 giorni. Su questo genere di eventi non siamo garantiti dalle assicurazioni: la copertura è prevista solo in casi estremi. Dall’11 settembre 2001, terrorismo, terremoti, uragani, influenza aviaria e suina hanno portato il settore turistico italiano a perdite per 110 milioni di euro, non in termini di fatturato, ma come costi delle emergenze. Gli addetti, tra agenti e tour operator, sono circa 50.000. Il protrarsi di queste situazioni non potrà che avere effetti negativi anche sull’occupazione. Molte realtà da tempo stanno facendo fatica: basti ricordare, nell’ultimo biennio, la scomparsa di scena di nomi come Teorema, Todomondo, Eurotravel o i Viaggi del Ventaglio, a suo tempo il secondo tour operator italiano”, conclude Corbella.