“L’Italia deve avere fiducia nei fondi sovrani, a patto che essi operino in modo trasparente, che puntino ad investimenti e non al controllo totale”.
L’economista Massimo Lo Cicero, docente di politica economica e finanziaria presso l’Università di Tor Vergata a Roma, non concede sconti. "Fondi sovrani sì, ma con regole ben precise".
Cosa si dovrebbe fare, per attrarre investimenti e capitali esteri in Italia?
“L’Italia deve diventare un paese più moderno, con una maggiore capacità di interazione. L’obiettivo è quello di competere in un mercato globale, fare impresa ed innovare. Un sistema più snello che consenta di evitare passaggi inutili, è senz’altro il primo passo per catturare capitali esteri. Poi c’è il canale degli istituti di credito. Le banche dovrebbero puntare ad una politica diversa da quella attuale. Oggi, infatti, esiste pochissima integrazione tra imprese italiane ed estere".
Quali sono, secondo lei, gli effetti della crisi finanziaria sull’economia reale? E l’Italia come si pone in tale contesto.
“La crisi ha investito tutti e gli effetti, se non si creerà un nuovo circuito economico, potranno essere devastanti. in questo scenario, l’Italia ha qualche problema in più. La crisi recessiva globale si sovrappone, nel nostro Paese, ad un decennio di crescita troppo lenta. Sarebbe opportuno ad esempio, che l’ultimo ciclo dei fondi europei venisse utilizzato al meglio e che l’Italia puntasse ad avere una maggiore integrazione col resto del mondo".
Si può parlare di “competitivita’” del nostro sistema paese?
“Si potrebbe parlare di competitività se il Paese riuscisse a risovere almeno tre questioni importanti. La maggiore concentrazione del reddito è al nord, ciò tende a far impoverire sempre più il Mezzogiorno. Una forbice troppo ampia per un Paese moderno che deve essere al passo con gli altri Stati. Non dimentichiamo, anche che esiste un pesante deficit delle infrastrutture: mancano le più moderne reti di trasporto, il sistema delle telecomunicazioni non è tra i più avanzati. Eppoi, c’è da considerare che l’Italia necessita di un vero salto tecnologico. Le nostre imprese, se vogliono entrare a pieno titolo nel circuito mondiale, devono iniziare a fare politiche su contenuti, essenzialmente, tecnologici.