Economia


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Fondi sovrani, nato il primo gruppo di lavoro internazionale

A colloquio con Roberto Pasca di Magliano, Ordinario di Economia Politica alla Sapienza di Roma

di Anna Testa 

 Intervista al professor Roberto Pasca di Magliano, Ordinario di Economia Politica presso La Sapienza di Roma Dipartimento di Teoria economica e   metodi quantitativi per le scelte politiche, coordinatore del primo gruppo internazionale di monitoraggio dei fondi sovrani in Italia.

 L’irruzione dei Swf sulla scena internazionale, secondo lei,  rappresenta un cambio strutturale per l’intero sistema  finanziario?
 “Si, perché avviene in una fase molto delicata. Spesso utilizzare il concetto di regole della globalizzazione rischia di solleticare gli appetiti più protezionistici. Non intervenire, invece,  può disorientare l’opinione pubblica. Intervenire, però, non vuol  dire creare sempre nuove regole: sarebbe sufficiente che  venissero applicate quelle già esistenti. Tuttavia, le politiche macroeconomiche, che consentono ai fondi sovrani tale accumulazione, dovrebbero essere costantemente monitorate  per verificare se anch’esse rimangono valide sia per i Paesi con  Swf, sia per il sistema finanziario internazionale".

 I Paesi dotati di fondi sovrani, sono favorevoli a tali regole?
"Devo dire che sono abbastanza reticenti e poco inclini ad accettarle. Temono che tali misure possano erodere la loro sovranità. Ma, poi, non potranno che riconoscere il proprio interesse a salvaguardare l’apertura dei mercati internazionali e la stabilità di quelli finanziari in particolare".

I Paesi destinatari di tali risorse, invece, cha cosa propongono?
“L’Europa e gli Stati Uniti sottolineano la necessità che i Fondi sovrani debbano basare le loro decisioni di investimento, rigorosamente su obiettivi macroeconomici e concentrarsi su l settore privato. I critici ai principi di Santiago hanno osservato che sono ancora insufficienti sul fronte trasparenza. Paesi con approccio più liberale, come Stati Uniti e Regno Unito, delegherebbero alle istituzione internazionali il compito di stabilire delle regole. I Paesi più interventisti come Germania e Francia, invece, auspicano l’introduzione di un sistema basato su golden share o soglie massime di acquisizione per impedire che settori strategici cadano nelle mani dei Swf.”

L’Italia, secondo lei, corre qualche pericolo?
“Il nostro Paese, a mio avviso, dovrebbe appoggiare l’esigenza di una maggiore trasparenza responsabilità nel mettere in atto scelte di investimento più chiare ponendo attenzione ai settori strategici (infrastrutture energia, servizi di utilità). L’interesse italiano ha, di recente, trovato una conferma con la proposta presentata dal ministro dell’Economia Tremonti al Consiglio di Ecofin per cambiare la European Investment Bank in un fondo sovrano in grado di finanziare i grandi piani infrastrutturali”.

Lei coordina il primo gruppo di lavoro internazionale che ha l’obiettivo di monitorare le acquisizioni dei Fondi Sovrani in Italia.
“Il gruppo che opera presso il Centro Studi di economia e diritto (Cidem) de La Sapienza di Roma, si avvale, anche, della collaborazione di organismi internazionali quali il Fmi, l’Ocse, il Cnel e l’Ice. E’ il primo gruppo di lavoro istituito nel nostro Paese e si pone diversi obiettivi, primo tra tutti quello di monitorare gli impatti macroeconomici sui Paesi beneficiari e microeconomici sulle imprese maggiormente attrattive. Poi, ha il compito di valutare l’introduzione di regole tali da favorire la trasparenza, di realizzare rapporti periodici sull’evoluzione dell’attività dei fondi e di instaurare rapporti istituzionali con altri organismi nazionali ed internazionali interessati”.