Susanna Camusso che canta e balla sulle note di 'Bella Ciao': si conclude così la manifestazione nazionale della Cgil, la prima per Camusso da leader della confederazione. Un debutto, quello della sindacalista milanese, salutato dall'arrivo nella capitale di almeno 150-200mila persone. Lavoratori, pensionati e studenti giunti fino a San Giovanni grazie agli oltre 2.100 autobus e ai 13 treni speciali messi a disposizione dall'organizzazione di corso d'Italia.
Per una scelta ben precisa, la Cgil non ha voluto dare numeri sulla partecipazione. In piazza si sono viste esclusivamente, tranne qualche rarissima eccezione, solo bandiere del sindacato. Lo aveva chiesto esplicitamente Camusso nei giorni scorsi alle forze politiche del centrosinistra, che sono state presenti ai due cortei che hanno sfilato per le strade di Roma, partiti da piazza della Repubblica e piazzale dei Partigiani, con i loro leader: da Pierluigi Bersani a Nichi Vendola.
La prima di Camusso è stata giocata tutto su sottili equilibri: dal rapporto con la minoranza di corso d'Italia che, anche oggi, ha chiesto a gran voce la proclamazione dello sciopero generale, a quello con Cisl e Uil da una parte e con il Governo e Confindustria dall'altra. Ai sindacati guidati da Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti ha riproposto un percorso unitario a partire dalle regole su democrazie e rappresentanza. Alle imprese ha ribadito il no della Cgil al sistema delle deroghe contrattuali.
Il messaggio al Governo, invece, è stato chiaro: "Abbiamo scioperato e continueremo a scioperare. Questo Governo in due anni ha tanto parlato, ma non ha fatto nulla per l'occupazione, il lavoro e il futuro. C'è un'altra via possibile. Si può disegnare e determinare un paese diverso, rimettendo il lavoro al centro e parlando anche di welfare. Credo che il Governo dovrà dare le risposte che gli abbiamo chiesto e, soprattutto, cominciare ad avere delle politiche di contrasto alla crisi che fine a ora non ha avuto".
Camusso ha attaccato il collegato lavoro, una legge "crudele, ingiusta". Chiama in causa i ministri Giulio Tremonti ("Forse con i libri non si mangia, ma nutrire la mente non è meno importante di nutrire il corpo: noi nelle caverne non ci vogliamo tornare"), Mariastella Gelmini ("Non faccia appelli su YouTube. Vada in Parlamento, ritiri il disegno di legge e apra un tavolo di confronto per una riforma condivisa") e Roberto Maroni ("Con una grande faccia tosta ha dichiarato che c'è un articolo di legge, anche in questo caso un articolo 18, che dice che tutti quei lavoratori irregolari che denunciano il datore avranno il permesso di soggiorno. Questo non è possibile perchè nel momento in cui lo fanno diventano clandestini").
Il bersaglio principale del suo comizio è comunque il premier Silvio Berlusconi. "Smetta di far finta di essere la vittima del mondo - ha detto - questo paese non merita questo governo 'dei potenti', non merita questa classe politica, questa esibizione di 'machismo' e virilità. Serve un sussulto etico".
Inoltre, da Camusso è arrivato un nuovo richiamo al tema della legalità e della lotta all'evasione fiscale, necessaria per poter tagliare le tasse sul lavoro. E sulla Fiat: "Abbiamo la sensazione che progressivamente la testa dell'azienda stia andando negli Stati Uniti. E' importante che a Mirafiori ci saranno produzioni, ma ora vogliamo conoscere le produzioni in tutti gli stabilimenti".
La minoranza della Cgil non è apparsa soddisfatta dal primo comizio del nuovo segretario generale. "Siamo delusi", ha dichiarato Giorgio Cremaschi. "Bisogna arrivare allo sciopero generale - ha chiesto il leader della Fiom, Maurizio Landini - il problema non è solo la politica del Governo, ma anche quella di Confindustria. La prossima settimana c'è il direttivo della Cgil. Tutto quello che resta da fare è indicare una data".