Fiumicino, 17 dicembre 1973


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La strage di Settembre Nero

Il libro di Salvatore Lordi e Annalisa Giuseppetti, edizioni Rubbettino

di Carla Toffoletti

I misteri e le incognite che ancora oggi, a 37 anni dai fatti, circondano l’attentato più sanguinoso computo in un aeroporto italiano. Di questo tratta il libro “Fiumicino 17 dicembre 1973-La strage di Settembre Nero”, (Rubettino editore), dei giornalisti Salvatore Lordi e Annalisa Giuseppetti, presentato alla libreria “Enoarcano” di Roma. A un anno dall’attentato terroristico di Monaco, con la strage degli atleti israeliani alle olimpiadi, il mondo assiste alla mattanza scatenata dal terrorismo di matrice arabo-palestinese in Italia. Tutto ha inizio alle 12.50 del 17 dicembre del 1973 quando un commando di Settembre Nero ((un gruppo terroristico fondato nel 1970 da Fedayyn palestinesi, dopo la cacciata dalla Giordania di migliaia di palestinesi) lancia due bombe al fosforo a bordo del Boeing 707 della Pan America in sosta all’aeroporto Leonardo da Vinci. Si impadronisce quindi di un aereo della Lufthansa su cui fa salire alcuni ostaggi, tra cui sei guardie di pubblica sicurezza, costringendo l’equipaggio che già era a bordo a far decollare il velivolo che inizia così un forsennato peregrinare per i cieli d’Europa e del Medioriente. L’incubo termina nella tarda serata del giorno successivo a Kuwait City, dove vengono liberati gli ostaggi e arrestati i terroristi, che verranno consegnati all’Olp. Di loro, compresa l’identità,, non si seppe mai nulla. Drammatico il bilancio delle vittime: 32 morti, sull’aereo della Pan American, la guardia di finanza Antonio Zara, ucciso a Fiumicino mentre cercava di opporre resistenza ai terroristi, un tecnico della società Asa, Domenico Ippoliti, barbaramente trucidato a sangue freddo sull’aereo della Lufthansa, 17 feriti.

A 37 anni di distanza il libro di Salvatore Lordi e Annalisa Giuseppetti cerca di fare luce su quella strage, per numero di morti la seconda dopo quella della stazione di Bologna. Parlano i testimoni oculari, raccontano fatti rimasti nell’ombra, rivelano scenari sconvolgenti. Perché uno dei terroristi indossava la tuta degli operatori dell’Asa? Chi era il fantomatico “Generale K” che fece visita alla famiglia di Domenico Ippoliti morto ad Atene? E soprattutto chi seguiva, come un fantasma, l’aereo dei dirottatori? Interrogativi ancora senza risposte in una vicenda ancora da analizzare a fondo. Gli attentatori di Fiumicino non saranno mai catturati, né identificati. Una strage impunita.

“Stragi definitivamente cancellate” – scrive Sandro Provvisionato nella prefazione parlando anche dell’altro attentato allo scalo romano del 1985 ( un gruppo di fuoco di quattro persone dopo aver gettato bombe a mano, aprì il fuoco sui passeggeri in coda per il check-in dei bagagli presso gli sportelli della compagnia aerea nazionale israeliana El Al e della americana TWA . 13 i morti ) . E sottolinea “il lavoro “paziente, minuzioso, certosino degli autori, abili investigatori del passato nei meandri di quello che a pieno titolo può essere considerato un cold case, un caso freddo nella storia della sporca guerra che il terrorismo ha combattuto sul terreno della nostra penisola”.

Pagine in cui si aprono scenari in odore di depistaggi con la complicità dei servizi segreti, di intese italo-palestinesi, della partecipazione del Mossad nel primo grave attentato aereo della storia della Repubblica Italiana. Toccante la testimonianza di Francesco Lillo, uno degli agenti presi in ostaggio dai terroristi: “E’ desolante immaginare che qualcuno fosse a conoscenza di ciò che stesse accadendo all’aeroporto Leonardo da Vinci quel giorno di dicembre del 1973 e non abbia fatto nulla per evitare la tragedia”. Un aeroporto da tempo nelle mire del fondamentalismo mediorientale, spiega Rosario Priore, all’epoca giudice istruttore, presente al dibattito: “Succede sempre che le stragi siano preannunciate e per Fiumicino c’erano stati diversi preavvisi che indicavano perfino il giorno. L’incapacità di reagire all’attentato sembra nascondere una volontà di non intervenire o forse anche di favorire”. E si torna a parlare del Lodo Moro, quel patto segreto tra governo italiano e settori della resistenza palestinese, che prevedeva il passaggio sul suolo italiano di traffici d’armi in cambio dell’impegno dei palestinesi a non colpire obiettivi italiani su suolo italiano. Lo fa e lo scrive Rosario Priore, costretto ad archiviare l’inchiesta perché non fu possibile identificare gli autori del reato. “Un accordo in nome della’ ragion di stato’, esistente già da tempo,che durerà ben 12 anni fino a Fiumicino ’85,, ma che sicuramente l’attentato del ’73 ha accellerato. Il Lodo stabiliva che non bisognasse mai tenere in carcere un palestinese”. Tre mesi prima della strage di Fiumicino il controspionaggio italiano (Sid),su segnalazione del Mossad,aveva fermato a Ostia cinque terroristi palestinesi che stavano preparando un attentato a un aereo della compagnia israeliana della El An. Proprio la mattina del 17 dicembre si apriva a Roma il processo a tre dei terroristi fermati a Ostia. (Due di loro avevano ottenuto su cauzione la libertà provvisoria e da allora se ne erano perse le tracce). “Dopo Fiumicino ’73 si tratta-aggiunge Pierluigi Battista del Corriere della Sera- e il fatto che questa strage venga così poco trattata è dovuta forse al fatto ch ci vergogniamo di questo”.

Ma al di là dell’analisi politica la forza del libro sta proprio nell’aver dato voce alle persone che hanno subito l’attentato, molte delle quali presenti al dibattito. Di questo parlano gli autori: “Abbiamo creato una sorta di set cinematografico attraverso gli occhi dei testimoni. Siamo entrati come delle telecamere dentro l’aeroporto di Fiumicino, e loro, da tanti punti di vista, ci hanno fatto vedere quello che, né le immagini del tempo, né tantomeno libri avevano mai rivelato. Si è aperto improvvisamente un mondo, un mondo oscuro. Abbiamo iniziato a raccontare una storia che, a mio avviso, deve essere ulteriormente raccontata. Questa è solo una parte del racconto. Questi episodi hanno provocato dolore e sofferenza traumi psichici e fisici difficilmente superabili”. Per elaborare un lutto così grave serve il ricordo e questo libro aiuta a ricordare e, forse, ad alleviare il dolore di queste persone.