Un’intera epopea in 200.000 scatti


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L’estetica del Boss

Le foto di Giovanni Canitano, da trent’anni al seguito di Springsteen bruce_springsteen_parigi_296

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Giovanni Canitano è uno dei fotografi musicali più noti in Italia e all’estero. Ha fotografato tutti i grandi del rock, da Dylan ai Rolling Stones, da Sting agli U2, ma fra i suoi scatti ci sono anche ritratti di Robert de Niro, Fellini, Nureyev. Le sue immagini sono state pubblicate su riviste e libri di tutto il mondo, ha molte copertine di dischi al suo attivo ed è stato il fotografo ufficiale di molti tour di grandi artisti. A lui Televideo ha chiesto tracciare un profilo estetico di Springsteen.

Quanti scatti ha fatto al Boss?
“Almeno una media di 1000-1500 scatti a concerto, ne ho visti più di 150, il conto è presto fatto. Ho cominciato con il concerto di Londra dell’81, e poi è stato un crescendo” Come è cambiata l’estetica del Boss in questi ultimi 30 anni? E il suo modo di stare sul palco? “Sicuramente è cambiata più l’estetica che non la presenza scenica. Anche se adesso, vista l’età, si muove meno di prima. Anche quando faceva il tour di Tunnel Of Love (1988,ndr) e indossava una giacchettina rosa, era comunque la giacca del rock’n roll americano, di Jerry Lee Lewis, non quella del ragazzetto dandy perbene. Il suo vero cambiamento è stato fisico”.

Cioè quando si è trasformato in un mini-Rambo?
“Esatto, è passato dalla magrezza legata all’irrequietezza giovanile a quella esagerazione muscolare di Born in the Usa (1984, ndr), che poi si è portato dietro per anni, e che era frutto di un forsennato allenamento in palestra”.

Adesso è più umano?
“Sì, non è tornato il mingherlino di trent’ani fa, è più normale, e mantiene comunque una invidiabile forma fisica”.

Non ha certo l’immagine di un uomo di mezza età…
“Non credo di averlo mai visto con la cravatta. Non è mai lezioso, e sempre essenziale, costantemente ispirato alla lezione del rock americano”.

Non si è neanche imbolsito. Come la quasi totalità dei suoi colleghi..
“Un paio di anni fa s’era ‘inquartato’, ma adesso è tornato in ottima forma. E dimagrito molto, anche in modo leggermente innaturale. Dimostra comunque 10 anni di meno di quelli che ha”.

E’ un soggetto facile da fotografare?
“Dipende dalla finalità. La sua teatralità è inarrivabile, perché ha una infinita gamma di espressioni, che non sono forzate. Dall’altro lato, non ha mai voluto essere fotografato per sembrare bello. Come soggetto dal vivo è unico. Molti, in questo mondo, hanno atteggiamenti solo funzionali alla scena”.

In pratica interpreta le sue canzoni anche con facce e le posture…
“Esatto, il Boss è il Boss perché quello che fa è assolutamente vero, non c’è mai finzione”.

Dopo trent’anni, com’è il suo bilancio fotografico?
“Da un lato sono molto soddisfatto, perché ho per le mani una intera epopea springsteeniana, almeno per quel che riguarda l’attività live, dall’altro ho l’amarezza di non averlo mai potuto fotografare posato, pur conoscendolo personalmente. L’ho fatto con Sting, con Bono, con Madonna, con Miles Davis, ma la politica dei suo management è inflessibile e lui, che è sempre gentilissimo, si adegua”.

Cosa pensa del “making of” di Darkness?
“I filmati dell’epoca sono molto belli, mentre la parte dei commenti, girata adesso, ha il pregio di esprimere dei contenuti forti, molto profondi, anche per chi non si occupa di musica. Però potevano metterci un po’ più di fantasia.”