UNSTOPPABLE - FUORI CONTROLLO

di Sandro Calice

UNSTOPPABLE – FUORI CONTROLLO

di Tony Scott, Usa 2010 (20th Century Fox)
Denzel Washington, Chris Pine, Rosario Dawson, Ethan Suplee, Kevin Dunn, Kevin Corrigan, Kevin Chapman, Lew Temple, David Warshofsky, T.J. Miller, Andy Umberger, Jessy Schram, Elizabeth Mathis, Meagan Tandy
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Il vero fascino di questo film è nel treno, protagonista assoluto, ripreso nei dettagli della sua folle corsa come un animale ferito, talmente “vivo” che in post produzione è stata creata una sua “voce”, un suono specifico.

Cambio turno nella stazione ferroviaria di Wilikins, in Pennsylvania. Quelli della notte, assonnati, lasciano i treni a quelli del mattino, svogliati. A uno di loro viene detto di spostare immediatamente il treno 777, un bestione con 39 carrozze, perché su quel binario sta arrivando una scolaresca in visita alle ferrovie. Mentre è sulla locomotiva però, l’operaio decide di mettere il pilota automatico e scendere ad attivare uno scambio per fare più in fretta. Ma qualcosa va storto e il 777 parte a tutta velocità, mentre dall’altra parte il treno con i bambini sta già arrivando. A 300 chilometri di distanza, intanto, il vecchio macchinista Frank Barnes (Washington) scopre che quel giorno lavorerà insieme al nuovo arrivato Will Colson (Pine), da tutti ritenuto un raccomandato in un’azienda che ogni giorno licenzia qualcuno. Il rapporto non comincia nel migliore dei modi a bordo della vecchia locomotiva 1206, ma i due saranno costretti a collaborare quando si renderanno conto che il 777 sta arrivando come un gigantesco proiettile dritto addosso a loro.

Di treni impazziti ne ricordiamo diversi nella storia del cinema, da “Cassandra Crossing” allo splendido “Runaway train” di Andrej Končalovskij, da un soggetto di Akira kurosawa, con Jon Voight. Questo di Tony Scott (“Top Gun”, “Nemico pubblico”, “Spy Game”, “Pelham 1 2 3”) non sfigura nella lista, anzi, probabilmente è uno dei migliori, visto dalla prospettiva del treno, che è il vero cattivo della storia. Oltre questo, siamo di fronte a un ineccepibile prodotto di genere, ma senza particolari emozioni. L’accoppiata con Washington (alla quinta collaborazione con Scott) funziona ormai in automatico, quasi fosse lo stesso personaggio calato in contesti diversi. La storia è tratta da eventi reali, ma è solo un pretesto, non vuole stimolare nessuna particolare riflessione sulla crisi e la vita della working class americana. Serve piuttosto per il più classico degli stratagemmi narrativi: le persone comuni che si trovano in circostanze straordinarie. Scene d’azione, infine, all’altezza della fama del regista, che forse indulge a un personale manierismo.