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Equipe contro il bullismo nelle scuole siciliane

Come è nato il progetto?
Il responsabile dell’operazione “Smonta il bullo”, direttore del Consorzio di Agrigento, Giuseppe Catania, ci spiega perché è nato il progetto. “Molte cooperative del Consorzio che si occupano di minori e sono un po’ le nostre sentinelle sul territorio ci hanno segnalato un’escalation dei fenomeni di bullismo, anche legati all’impatto mediatico sui ragazzi di siti come ‘You tube’. Un altro campanello d’allarme è arrivato da episodi di cronaca locale. Abbiamo quindi deciso di fare un’indagine approfondita, non solo per verificare la dimensione del fenomeno ma per studiare servizi di supporto da attivare sui territori. C’erano già iniziative locali, seminari, progetti di aiuto alle vittime ma abbiamo scelto di coordinare gli interventi”.

Quindi, dopo l’indagine è arrivata la fase operativa
“Già da quest’anno, nelle 10 scuole campione dell’inchiesta, hanno incominciato a lavorare equipe di psicologi, pedagogisti e assistenti sociali, preparate ad hoc per questo tipo di sostegno. Le equipe operano nelle singole scuole ma sono anche aperte a intervenire su problemi segnalati da altre scuole o presidi sanitari delle province. E tra loro possono confrontare le esperienze e agire in continuo contatto. Obiettivo è non solo agire quando i fatti sono accaduti ma anche prevenire”.

E’ stato anche attivato un telefono verde?
“Sì e le chiamate sono parecchie, anche se non abbiamo ancora dati precisi. Telefonano molti studenti vittime di atti di bullismo e compagni testimoni di violenze che di solito non avvengono in classe ma immediatamente fuori, nei corridoi, nei cortili delle scuole o poco lontano. Ora incominciano a chiamare anche genitori”.

Quali i primi risultati di questa esperienza?
“I primi dati sono sconfortanti. Purtroppo abbiamo scoperto casi di bullismo anche in scuole che non si ritenevano a rischio. E il fenomeno è diffuso a macchia di leopardo, non limitato a situazione di emarginazione, di bassa scolarità in casa o di problemi economici. Naturalmente siamo ancora cauti nel giudicare i primi risultati ma francamente mi sento già di dire che quantomeno non si tratta di un fenomeno marginale. Ma c’è anche un primo risultato positivo, i ragazzi incominciano a parlare, a raccontare e questa è una sorpresa positiva. La voglia di molti di non rimanere indifferenti è certamente un passo avanti. Bisogna far leva su questo desiderio”.

F. R.