I film del week end


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POST MORTEM

di Sandro Calice

POST MORTEM

di Pablo Larraìn. Cile, Messico, Germania 2010 (Archibald Enterprise)
Alfredo Castro, Antonia Zegers.

Storie minime, la grande Storia: spesso s’intrecciano, si influenzano, lasciano morti e macerie che fanno parte di entrambe. Come la vita di Mario in quel settembre 1973 a Santiago del Cile, i giorni del colpo di Stato, della morte di Salvador Allende, della Storia che cambia.

Mario Cornejo ha 55 anni e lavora in obitorio, dove batte a macchina i referti delle autopsie. E’un uomo gelido, come il marmo su cui si dissezionano i cadaveri. Non che non abbia emozioni, ma forse ha deciso che non può permettersele. L’unica a cui cede è la passione per la sua vicina di casa, Nancy, una ballerina di cabaret. Che di quell’uomo grigio non ricorda nemmeno il nome e lo chiama semplicemente “vicino”. Intanto tutt’intorno la Storia gioca le sue carte, e la mattina dell’11 settembre Nancy, i suoi amici e suo padre, attivista politico sostenitore di Allende, scompaiono. La loro casa distrutta. Mario è disorientato. All’obitorio cominciano ad arrivare centinaia di cadaveri. Non quello di Nancy. Ma ne arriva uno importante, straordinario. Larraìn torna col suo terzo lungometraggio dopo il premiato “Tony Manero”. E lo fa con un film duro, essenziale, ai limiti del documentario, girato negli stessi luoghi in cui avvennero quei fatti, con una luce polverosa, densa, oppressiva. La Storia irrompe con ferocia nella vita di un uomo mediocre e profondamente innamorato, e noi seguiamo il racconto quasi solo attraverso le impercettibili increspature sul volto di Mario, col ritmo dato dalle sue gelide emozioni. Non c’è morale, non c’è giudizio, non c’è futuro, c’è solo una storia.