Conferenza internazionale a Firenze


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Città a misura di bambino

Unicef: confronto sulle politiche amiche dell’infanzia bambini_giocano_citta_296

di Bianca Biancastri

Amichevole e accogliente, sensibile ai diritti dei bambini, che ascolta e coinvolge attivamente, che dà spazi e tempi per il gioco. Una città amica dei più piccoli è lo scopo della conferenza “Child in the city 2010” , progetto congiunto della “Child in the city foundation” e della Rete europea delle città amiche dei bambini, con il sostegno dell’Unicef, la cui quinta edizione si svolge in questi giorni a Firenze. A confronto, esperti di una trentina di Paesi, amministratori locali, operatori e rappresentanti di associazioni, con esperienze, studi e ricerche sulle buone pratiche realizzate in tanti Paesi del mondo oltre che sui molti passi ancora da fare per rendere le città più vivibili e attente ai bisogni dei minori.

Diversi gli esempi positivi. C’è il caso della Spagna dove più di 50 tra città e villaggi,alcuni anche con un milione di abitanti, aspirano ad essere riconosciuti come “città amiche dei bambini” perché favoriscono la partecipazione dei ragazzi nei processi decisionali del consiglio comunale e nella pianificazione urbana. Quindi ci sono l’Associazione delle unità rappresentanti giovani delle Municipalità fiamminghe in Belgio e la città di Rotterdam, nei Paesi Bassi, che ha promosso una campagna per favorire atteggiamenti costruttivi da parte dei giovani nell’uso di spazi pubblici come luoghi di incontro, stimolando e sostenendo i governi locali nello sviluppare politiche basate sulla partecipazione dei giovani. In Italia il progetto del ministero dell’Ambiente “Le città sostenibili delle bambine e dei bambini” gestito dall’Istituto Innocenti dell’Unicef è stato esempio per diversi Paesi dal 1997 al 2002.

Un’indagine preliminare del Centro di Ricerca Innocenti dell’Unicef, presentata per l’occasione, ha fornito un set flessibile di strumenti di valutazione a autovalutazione dei centri urbani, coinvolgendo bambini, genitori e altri membri della comunità. In particolare, nelle comunità dei Paesi europei sono emersi il peso ridotto della partecipazione dei ragazzi negli spazi di decisione, comprese famiglia e a scuola e la necessità di un miglioramento delle condizioni ambientali e la protezione dal traffico. Tra i bambini a rischio che vivono nei Paesi poveri, le priorità identificate vanno dall’accesso all’acqua e all’istruzione, alla protezione dalla violenza per le strade, in particolare per le bambine. In alcuni casi, il processo di valutazione ha permesso ai membri della comunità di organizzarsi e di elaborare un piano d’azione che è stato presentato alle amministrazioni del quartiere o del comune. Nel caso delle Filippine, per esempio, il consiglio di quartiere della Barangay 156 (Pasay City, Manila) si è impegnato a creare un consiglio di ragazzi e promuovere la pulizia e sicurezza della comunità.

Il concetto di Città amica delle bambine e dei bambini, che rende pratica quotidiana la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è, secondo l’Unicef, applicabile al governo di tutte le comunità , grandi o piccole, urbane o rurali, al fine di costruire comunità migliori per tutti, oggi e in futuro. L’esperienza dimostra che il processo di costruzione può iniziare dall’alto verso il basso, con una delibera del sindaco o una risoluzione adottata dal Comune, coordinata attivamente per raggiungere tutti i livelli dell’amministrazione e gli angoli della città. O può cominciare dal basso verso l’alto, da una iniziativa di quartiere guidata dai bambini che rivendicano il loro diritto al gioco e a muoversi sicuri in città.