Medicina


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Arresto cardiaco, defibrillazione precoce per ridurre le vittime

60mila morti ogni anno in Italia, 1 ogni 19 minuti. Inferiore al 2% la percentuale di sopravvivenza poiché i sistemi tradizionali di soccorso non arrivano in tempo per eseguire con successo la defibrillazione elettrica, terapia in grado di ripristinare la normale attività cardiaca n


di Maurizio Righetti

Tra i punti cardine del disegno di legge del 30 maggio 2008, attualmente in fase di approvazione, c’è la promozione di un’ampia diffusione dei defibrillatori automatici e semiautomatici esterni e la diffusione a larghe fasce della popolazione della cultura dell’emergenza per formare i comuni cittadini ad essere soccorritori in caso di necessità.

E’ tutt’altro che un vezzo. Stando ai dati, un vero e proprio obbligo. Morale prima che politico-amministrativo. Perché la frequenza di casi di morte per arresto cardiaco improvviso in Italia è di 1 ogni 19 minuti per un totale di 60.000 vittime ogni anno. E la percentuale di sopravvivenza è inferiore al 2%, dal momento che i sistemi tradizionali di soccorso non arrivano in tempo per eseguire con successo la defibrillazione elettrica, terapia in grado di ripristinare la normale attività cardiaca; ogni minuto di ritardo nel somministrare la scarica elettrica riduce del 5-10% le possibilità di riavviare il cuore. E nonostante gli sforzi profusi negli ultimi decenni per migliorare il tasso di sopravvivenza, l'arresto cardiaco extraospedaliero continua a essere una delle principali cause di morte in tutto il mondo, soprattutto nei paesi industrializzati: in Italia corrisponde al 10% dei decessi annui, e al 50% di tutti quelli per malattie cardiovascolari.

La tempestività dell’intervento è quindi un punto cruciale. E l’impegno di tutti deve essere nella direzione di rendere l’intervento salva-vita accessibile al maggior numero possibile di soggetti.

Su questo tema si sono confrontati al Senato istituzioni, associazioni di pazienti ed esponenti del mondo scientifico in un seminario dal titolo: ”De­brillazione precoce: tra qualità e integrazione” promosso dall’Associazione parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione, dalla onlus Conacuore e dal leader di prodotti elettromedicali Medtronic. “L’arresto cardiaco improvviso rappresenta un problema che incide in maniera rilevante non solo nella vita personale della vittima e dei familiari, ma anche a livello economico e sociale” dice Antonio Tomassini, presidente della Commissione Sanità del Senato e “la legge del maggio 2008 si inserisce in un percorso di grande rilevanza socio-sanitaria, partito nel 2001 e con fasi successive nel 2004 e 2005, mirato a ridurre il numero di vittime per arresto cardiocircolatorio attraverso la regolamentazione dell’utilizzo extraospedaliero della defibrillazione precoce. Con l’ultimo ddl si riconosce l’importanza di diffondere ulteriormente la cultura dell’emergenza, ampliando il più possibile il numero soccorritori ‘non medici’, attraverso percorsi di formazione diffusi e di facile accesso, con l’obiettivo di assicurare l’impiego in piena sicurezza dei defibrillatori esterni.”

Poche lezioni per salvare tante vite
Per poter usare correttamente un defibrillatore semiautomatico esterno e apprendere le manovre di BLSD (Basic Life Support Defibrillation), cioè le operazioni da attivare in caso di perdita di coscienza dovuta ad arresto cardiaco, basta un semplice corso di formazione di poche ore, che attribuisce l’autorizzazione all’utilizzo del dispositivo senza la necessità di ulteriore esperienza medica. Tuttavia il problema dell’addestramento della popolazione “laica” è uno dei nodi cruciali della situazione italiana: ad oggi la legge prevede che i soggetti autorizzati a organizzare i corsi siano le Asl, le forze dell’ordine, il personale della rete del 118 e le associazioni di volontari che istituiscono rapporti privilegiati con questi enti. Un campo ristretto, che risente della disparità delle risorse economiche regionali e della diversa sensibilità al problema delle singole realtà locali.

“Nel nostro Paese non esiste ancora una Legge nazionale di coordinamento della formazione degli operatori non medici - spiega Vincenzo Castelli, vicepresidente di Conacuore Onlus – la nostra prima istanza, è che si estenda la base di coloro – onlus e associazioni di volontariato in primis - che possano impartire corsi gratuiti, previa autorizzazione degli organi competenti. Poche ore in cui trasmettere istruzioni semplici, corrette e chiare per salvare vite umane. Un secondo punto cruciale è il riconoscimento nazionale del diploma di operatore autorizzato: oggi un diploma conseguito in una regione potrebbe non essere considerato valido in un'altra, esponendo chi generosamente si prodiga in un soccorso così impegnativo a potenziali rischi medico-legali, nonostante l’addestramento segua linee guida valide a livello internazionale. Il ddl 2008 deve eliminare questi paradossi e definire i protocolli per individuare come allargare la base dei formatori.”

Defibrillatori nei grandi luoghi pubblici
Questione decisiva da risolvere per migliorare radicalmente la situazione è l’assenza di defibrillatori nei grandi luoghi pubblici come gli aeroporti, le navi da crociera, i club sportivi, i supermercati e, soprattutto, le scuole. “L’Italia è uno dei Paesi europei più arretrati nella cultura dell’emergenza: purtroppo chi resta vittima di un attacco cardiaco improvviso (circa 160–170 persone al giorno), difficilmente potrà, in futuro, raccontare la propria esperienza, poiché il tasso di sopravvivenza è del 2% e la maggior parte dei luoghi extraospedalieri non dispone di defibrillatori”, avverte Castelli. Una situazione “ancora più vergognosa, se confrontata con ciò che succede fuori dall’Europa: da poco, per esempio, negli Stati Uniti è stato presentato uno studio in cui si prendono in esame 1.700 college dotati di defibrillatori, dove si pratica sport anche a livello agonistico. I risultati sono sorprendenti: la percentuale di sopravvivenza di chi è colpito da attacco cardiaco improvviso è del 64%”. Una delle istanze più urgenti sollevate da Conacuore e della Fondazione Giorgio Castelli è quella di “prevedere, in futuro, una legge nazionale che sancisca l’obbligatorietà di corsi autorizzati, semplici e chiari, e della presenza di dispositivi di defibrillazione – che sono strumenti di facile utilizzo e sicuri - nei luoghi della nostra vita quotidiana: campi sportivi, treni, grandi navi da traghetto, ma soprattutto scuole ed università, luoghi preposti ad insegnare la cultura della vita e dell’attenzione verso il prossimo.”

Secondo lo schema di Cummins, la percentuale di sopravvivenza in corso di arresto cardiaco è infatti strettamente correlata al tempo: diminuisce del 7-10% per ogni minuto di ritardo nella somministrazione dello shock elettrico. Nel primo minuto dal collasso cardio-circolatorio la percentuale di sopravvivenza è del 90%, si attesta intorno al 50% al quinto minuto, per diventare 5 e poi 2% al decimo-dodicesimo minuto. A questo va aggiunto che entro 3-4 minuti dall’arresto cardiaco, i danni al cervello diventano irreversibili. Facile comprendere che solo la diffusione capillare di questa apparecchiatura può diminuire in maniera significativa la triste lista nera di chi non ce la fa.

Una maggiore diffusione dei defibrillatori automatici pone le istituzioni di fronte alla necessità di creare un sistema integrato a livello nazionale e regionale per coordinare le attività di soccorso successivo all’impiego del defibrillatore, valutare e garantire la qualità dei dispositivi disponibili, promuovere il costante aggiornamento dei defibrillatori in uso, così da garantire l’accesso a tecnologie d’avanguardia come quelle che alla funzione principale affiancano il trasferimento dei dati del paziente alle unità mobili di soccorso e agli ospedali.

Arresto cardiaco: senza defibrillatore si muore
Ci vogliono pochi minuti per rendere mortale l’arresto cardiaco. Ma molto si può e si deve fare per interrompere la drammatica frequenza di decessi. Con l’unica apparecchiatura - che esiste - in grado di accorciare la lunga lista delle vittime: il defibrillatore esterno. Un dispositivo medico di facile utilizzo, che, attraverso piastre metalliche posizionate sul torace del paziente, eroga una scarica di corrente elettrica, ristabilendo una condizione cardiaca stazionaria.

Il defibrillatore semiautomatico, l'intervento più rapido
La ricerca e l’innovazione condotte dalla multinazionale Medtronic, leader del settore biomedico, hanno contribuito a realizzare prodotti sempre più tecnologicamente avanzati come il defibrillatore semiautomatico esterno che è in grado di guidare l’operatore sanitario nell’erogazione della scarica elettrica. La sua innovazione principale, rispetto al precedente defibrillatore manuale, è costituita dal fatto che, una volta applicati gli elettrodi, il dispositivo è in grado di rilevare la presenza o meno di una cosiddetta “fibrillazione ventricolare”. Ed è solo in quest’ultimo caso che il defibrillatore semiautomatico esterno autorizza la scarica elettrica, l’unica capace di interrompere l’aritmia potenzialmente letale. Questa funzione risulta estremamente importante perché, oltre ad evitare interventi inappropriati e dannosi per la salute dell’interessato, rende l’utilizzo semplice e veloce.

La voce guida
I più moderni defibrillatori sono dotati di una voce registrata che guida, passo dopo passo, l’operatore nella manovra di rianimazione. In pratica, una volta che il defibrillatore riconosce un arresto cardiaco in atto, carica il condensatore al valore di energia già pre-impostato e solo in quel momento ordina all’operatore di premere il pulsante di shock. Un’operazione che potrebbe essere eseguita, quindi, non solo dal personale sanitario specializzato, ma anche da comuni cittadini, opportunamente addestrati tramite corsi di formazione della durata di poche ore; la manovra, se eseguita in tempi rapidissimi dai primi sintomi di arresto cardiaco, rappresenta l’unico modo di salvare migliaia di vite umane.

Defibrillatori esterni: la tecnologia che avanza. Per l'uomo
Accanto ai defibrillatori esterni, di facile utilizzo, e destinati ad operatori “laici”, ne esistono altri di ultima generazione, utilizzati solo dal personale sanitario specializzato, in grado di garantire una gestione dei dati rapida ed automatica. Come la piattaforma sicura ed affidabile che sfrutta la tecnologia web per rendere immediatamente disponibili ai team medici i dati sui pazienti utili alla gestione dell’emergenza e per la revisione a posteriori o come l’applicazione semplice, basata su piattaforma Windows, che consente di raccogliere in formato elettronico i dati relativi agli arresti cardiaci e ai trasporti di emergenza dai defibrillatori. Questo dispositivo consente di scaricare su pc eventi critici e forme d’onda, integrare i dati con informazioni aggiuntive sul paziente, stampare una copia cartacea dei rapporti scaricati e archiviarli su disco. Per le operazioni di revisione su schermo ed archiviazione dei dati in un database elettronico è possibile esportare i file verso il software per la revisione dei dati.