Un italiano su 3 usa integratori


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Il biotech è servito

Mercato da 500 mld nel mondo, età dell’oro anche in Italia soia_296

Soia anticolesterolo da bere o da mangiare come se fosse un formaggio e in versione simile alla carne, frutti di bosco amici del cuore e ancora mais blu delle Ande, arance rosse di Sicilia e integratori per non far mancare nulla al proprio organismo e prevenire eventuali malattie. Un italiano su tre usa già con regolarità probiotici, alimenti funzionali e integratori.

Sono le stime degli esperti riuniti fino a giovedì a Milano nella cornice di Life-Med, spazio fieristico dedicato alle Scienze della vita che comprende il salone Nuce international, Biotech (evento internazionale e conferenza sulle biotecnologie) e Algae Europe, mostra-convegno sulle tecnologie di produzione e sulle applicazioni delle alghe.

Anche nel Belpaese è cominciata l'età d'oro della nutraceutica e dei 'pharma food', alimenti che hanno una funzione benefica sulla salute e sul benessere. Solo il segmento degli ingredienti nutraceutici vale 50 miliardi di euro nel mondo e continua a crescere (fonte Cordis - Servizio di informazione della Commissione Europea in materia di ricerca e sviluppo per la scienza).

"Mentre il mercato globale dei prodotti finiti vale già oltre 500 miliardi, contro i circa 600 miliardi dei farmaci - spiega Cesare Sirtori, preside della facoltà di Farmacia dell'università degli studi di Milano e presidente di Sinut (Società italiana di nutraceutica) - In Italia anche negli anni della crisi economica il segmento di mercato degli integratori alimentari continua a crescere del 10% l'anno. Oggi si contano più di 8 mila prodotti, fra alimenti funzionali e integratori".

Un trend in ascesa costante, sulla scia di una maggiore attenzione riservata dagli italiani "all'alimentazione mirata a prevenire malattie e prolungare lo stato di benessere", aggiunge Elisabetta Guerzoni, del dipartimento di Scienze degli alimenti dell'università degli studi di Bologna. "In virtù di queste aspettative, i prodotti del settore hanno oggi il potenziale per fare da traino all'industria degli alimenti e degli ingredienti".

Biotech anche a tavola: questa la tendenza. Per valorizzare e rendere disponibili componenti bioattivi (molecole antiossidanti o antinfiammatorie), enzimi funzionali (come la proteasi) microrganismi probiotici e fibre, servono infatti sofisticati processi biotecnologici. "Un mondo ancora poco esplorato a livello applicativo - riflette l'esperta - è la capacità di alcuni microrganismi e dei loro enzimi di trasformare in modo mirato molecole a basso costo e di scarsa attività biologica in molecole ad alto impatto sulla salute e ad alto valore economico".

Gli alimenti funzionali possono presentarsi come alleati anticolesterolo: molto affermate sono le proteine di soia che, usate in parziale sostituzione di quelle animali, "possono determinare una riduzione del 10% del colesterolo e sono ben tollerate", spiega Anna Arnoldi, dell'università degli Studi di Milano. Anche l'Fda (Food and Drug Adnministration) ha riconosciuto la loro attività nel ridurre il rischio cardiovascolare. Ma la soia è in buona compagnia. Più recente è la scoperta delle doti del lupino.

Uno studio clinico ha messo in evidenza la capacità delle sue proteine di ridurre di circa il 5% il colesterolo in pazienti con colesterolemia moderata, ma l'alimento "ha anche un effetto ipotensivo nei pazienti con moderati aumenti dei livelli pressori", continua Arnoldi.

Cibi freschi o trasformati, estratti di piante, animali, minerali e microrganismi amici della salute. La lista di ingredienti è lunga, come quella dei benefici promessi: i maggiori effetti segnalati riguardano la salute di cuore, occhi, ossa, mente, il controllo del peso e delle prestazioni sportive. Dai probiotici che sono stati inseriti negli yogurt, ma anche nei succhi di frutta e in formaggi, gelati, margarina, cioccolato, caramelle.

Un aspetto molto dibattuto per lo sviluppo della nutraceutica sono i 'claim', le indicazioni nutrizionali e sulla salute proposte nella pubblicità e sulle etichette degli alimenti. "Federsalus (Federazione nazionale aziende prodotti salutistici) insieme ad altre associazioni italiane sta lavorando per trovare le evidenze scientifiche per sostenere i claim, come previsto da uno specifico regolamento - spiega Massimiliano Carnassale, segretario generale di Federsalus - Abbiamo fatto un accordo con Giancarlo Cravotto, dell'università di Torino, con l'obiettivo di cercare prove scientifiche per circa 700 piante".