Si butta via cibo che potrebbe saziare tre miliardi di persone, mentre 952 milioni soffrono la fame. E' il paradosso di cui si è parlato alla penultima giornata del Salone internazionale del Gusto, al Lingotto Fiere di Torino.
Produrre e distribuire gli alimenti, inoltre, incide per il 40% sulle emissioni di gas serra, ha fatto notare Vandana Shiva, vicepresidente di Slow Food e presidente del movimento ambientalista Navdanya. ''Il 50% del cibo prodotto negli Stati Uniti viene gettato o non utilizzato - ha detto - Invece di un grande business legato alle monoculture, abbiamo bisogno di fattorie che preservino la biodiversita'. Monoculture come la soia non risolvono i problemi legati al cibo, ma li creano''. Il circolo e' vizioso, perche' ''il circuito della produzione industriale ha bisogno dello spreco per creare surplus. Inoltre, l'agricoltura meccanizzata e la vendita di massa richiedono uniformità che si traduce in ulteriore spreco: frutti e ortaggi che non rispettano le misure standard devono essere buttati via''. Le storture del sistema non sono difficili da vedere, ha aggiunto la vicepresidente di Slow Food: ''oggi il cibo è esportato e poi reimportato di nuovo nel suo Paese d'origine, creando un alto profitto per l'agrobusiness. I prezzi della produzione agraria sono scesi, ma quelli delle derrate alimentari crescono, un paradosso creato dalla speculazione che tratta il cibo come mera merce. E' quanto mai necessario - ha concluso Vandana Shiva - ritornare alle origini del cibo e smettere di considerarlo una commodity''.