I fondi strutturali europei e quelli dello Stato hanno messo a disposizione delle regioni del Mezzogiorno 43,6 miliardi di euro da spendere entro il 2013, ma al 30 giugno scorso solo 2,8 miliardi di euro sono stati spesi, pari al 7,3% dei fondi. Ed entro il 31 dicembre 2011 dovranno essere rendicontati circa 6 miliardi di euro che altrimenti andranno persi.
Il Quadro strategico nazionale 2007-2013 per quanto riguarda l'Italia assegna l'obiettivo 'Convergenza', quello per Stati e regioni in ritardo di sviluppo, a 5 regioni del Sud (Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, piu' la Basilicata a titolo transitorio qualificata come 'phasing out'). All'obiettivo Convergenza e' destinato l'81,54% delle risorse complessive dei fondi strutturali, ovvero 282,8 miliardi di euro, dei quali 21,6 miliardi destinati all'Italia e integrati da 22 miliardi di compartecipazione statale.
Secondo i dati della Ragioneria generale dello Stato, i soldi spesi nei primi tre anni del piano da tutte le Regioni coinvolte sono stati appena 2,8 miliardi di euro. Il 92,7% dei soldi che i governatori del Mezzogiorno hanno a disposizione per rilanciare l'economia meridionale sono quindi rimasti a Bruxelles. E la percentuale dei soldi inutilizzati sarebbe stata piu' alta senza la Basilicata, la regione inserita nel progetto Convergenza ad aver speso di piu': 14,3% delle risorse europee e nazionali, 154 milioni di euro su poco piu' di un miliardo.
Le altre regioni non tengono il passo. La maglia nera va alla Campania, che nei primi tre anni del piano europeo ha speso il 3,59% dei fondi a disposizione, cioe' 287 milioni di euro sui 7,9 miliardi disponibili. La Puglia e' ferma a 389 milioni su 6 miliardi, pari al 6,3%. La Sicilia, che aveva a disposizione 8,6 miliardi, ne ha utilizzato solo il 5,1%, pari a 444 milioni. La Calabria ha utilizzato 252 milioni di euro sui 3,8 miliardi messi a disposizione dall'Europa e dal fondo di rotazione dello Stato.
La ripartizione programmatica delle risorse della politica regionale 2007-2013 per il Mezzogiorno assegna il 17% dei fondi ai collegamenti per la mobilita', il 16% alla competitivita' dei sistemi produttivi e occupazione, il 15,8% all'energia rinnovabile e al risparmio energetico, il 14% alla ricerca e all'innovazione. Tra questi, il programma 'Reti e mobilita" che riguarda le infrastrutture ed e' gestito dallo Stato, e' l'unico che ha rispettato il ruolino di marcia: a giugno 2010, dei 2,7 miliardi a disposizione, 2,5 miliardi erano gia' stati assegnati a grandi progetti in Calabria, Sicilia, Campania e Puglia.
Sono rimasti in cassa invece i fondi destinati al programma 'Sicurezza per lo sviluppo', per le iniziative che contrastano la criminalita': dopo i primi 3 anni e' stato speso solo il 13,6% dei soldi a disposizione. Anche dando uno sguardo alle grandi opere la musica non cambia: su un totale di 56 'grandi progetti' per il Mezzogiorno, opere infrastrutturali nei settori della mobilita', delle telecomunicazioni e dell'energia di importo superiore a 50 milioni di euro, solo 4 sono stati approvati dalla Commissione europea.