Democrazie sull’orlo di una crisi di nervi


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'Riflessi di società in evoluzione'

Intervista all'ambasciatore Sergio Romano sergio_romano_296

“I più interessati dalla crisi attuale sono i Paesi dell’Europa centro-settentrionale, dove sono nate forze nuove che esprimono le mutazioni subite dalle società, a causa dell’immagine che si ha dell’immigrazione, ritenuta pericolosa e collegata all’islamismo radicale”, spiega a Televideo l’ambasciatore Sergio Romano, commentatore per le più importanti testate giornalistiche italiane.

“Far votare alle elezioni politiche gli immigrati non naturalizzati è un’utopia; non vedo sistema politico disposto a farlo. Concedere loro il voto alle elezioni amministrative è importante e auspicabile, ma ciò non incide sul sistema politico del Paese. I Paesi che oggi devono fare i conti con i nazionalismi hanno sempre avuto una frangia radicale sulla destra. Se finora non l’abbiamo percepita, è stato perché l’ideologia dominante era quella dell’apertura sociale all’immigrato, della difesa dei diritti umani, dell’eguaglianza tra i cittadini a prescindere dalla loro nazionalità. Ora l’ideologia dominante è cambiata: nelle società si è fatto strada un certo scetticismo verso l’apertura sociale al diverso, che non è più considerato un valore irrinunciabile. Le convinzioni non sono più così radicate com’erano 15 anni fa, e le frange radicali possono manifestarsi”.

Anche il maggioritario britannico è in crisi?
“La crisi del sistema britannico è relativa: già in passato la politica del Regno Unito si basò su tre partiti. Quella a cui stiamo assistendo oggi potrebbe essere una fase transitoria, simile a quella della grande coalizione tedesca”.

Come mai Spagna e Francia sembrano le uniche isole di stabilità?
“In Francia, la Costituzione della Quinta repubblica ha risolto per sempre il problema della governabilità, assegnando al presidente della Repubblica poteri esecutivi molto estesi. La Spagna ha una buona Costituzione, basata anch’essa in qualche modo su quella francese”, conclude Romano.