Dopo secoli di alternanza conservatori/laburisti, da maggio il Regno Unito è nuovamente sotto la guida di un governo di coalizione, com’era già successo nel 1974. Nel febbraio di quell’anno, i conservatori sfiorarono la maggioranza assoluta ma, senza l’appoggio dei deputati nordirlandesi, furono impossibilitati a governare. I laburisti formarono allora un governo assieme ai liberali, ottenendo la metà esatta dei seggi: 315 su 630. L’ok dei liberali fu condizionato alla riforma del sistema elettorale in chiave proporzionale. Non se ne fece nulla, il governo rimase in carica pochi mesi e a ottobre si tornò alle urne. Lo scenario attuale ricalca quello del 1974: per formare un governo con i conservatori di Cameron, i liberaldemocratici di Clegg hanno chiesto la riforma del sistema elettorale. Clegg punta a scardinare un sistema che da decenni penalizza oltre misura la formazione che arriva terza alle elezioni. I liberali prima, e i liberaldemocratici oggi, conquistano puntualmente circa il 20% dei voti, ma meno del 10% dei collegi maggioritari. Un referendum è stato fissato per il 5 maggio 2011, ma anche se vinceranno i “sì”, occorreranno almeno altri due anni per introdurre il proporzionalismo.
Il sistema elettorale australiano è di stampo prettamente anglosassone: maggioritario a turno unico, con collegi uninominali e storica alternanza di governi laburisti e conservatori. In realtà, l’elettore deve assegnare una preferenza in ordine decrescente a tutti i candidati presenti: una specie di “pagella” che in fondo premia il partito che ottiene i “voti meno brutti”. Fino a poco fa, il sistema ha funzionato alla perfezione, ma alle ultime elezioni il meccanismo si è inceppato. In quattro collegi, si sono imposti candidati che non erano schierati né con i laburisti né con i conservatori. Dopo aver atteso i conteggi fino all’ultima scheda, la premier laburista uscente, Julia Gillard, ha deciso che darà vita a un governo di minoranza. Il nuovo esecutivo è nato dopo un lungo periodo di trattative. Gillard, che ha conquistato 72 dei 150 seggi parlamentari, è riuscita a garantirsi l’appoggio esterno dell'unico deputato verde e di tre dei quattro indipendenti, eletti in collegi rurali. Il rischio instabilità è dietro l’angolo: una situazione insolita per l’Australia, abituata a festeggiare poche ore dopo la chiusura dei seggi governi che rimangono in carica fino alla fine della legislatura.