di Sandro CaliceCATTIVISSIMO ME
di Pierre Coffin, Chris Renaud, Sergio Pablos. Usa 2010 (Universal Pictures) Animazione.
Voci di Max Giusti, Jason Segel, Steve Carell, Miranda Cosgrove, Will Arnett, Mindy Kaling, Kristen Wiig, Russell Brand, Ken Jeong, Julie Andrews, Danny McBride, Jemaine Clement, Jack McBrayer, Elsie Fisher, Dana Gaier.
La cosa più cattiva di questo film di animazione della neonata Illumination Entertainment è il titolo. Il resto è zucchero divertente e furbetto, che strizza entrambi gli occhi a bambini e adulti.
Gru è grosso, pelato, con un nasone adunco, vestito sempre di nero. Ed è cattivo, cattivissimo! O no? Cioè, lui vorrebbe essere il più cattivo del mondo. Così forse, a 40 anni passati, anche la mamma lo prenderebbe finalmente sul serio. Vive nella sua casa-fortezza, l’unica tutta nera in mezzo a villette bianche, col vecchio (e un po’ rimbambito) scienziato pazzo dottor Nefario e una corte infinita di Minion, piccoli operai gialli con uno o due occhi, capaci di tutto, fedeli fino alla morte, ingenui come bambini e decisamente idioti. Quando il giovane criminale Vector riesce a rubare le piramidi, Gru rischia di perdere il primato di cattivo dei cattivi. Non c’è tempo da perdere, è arrivato il momento del furto del secolo: ruberà la Luna! Ma ha bisogno di un’arma particolare, e per arrivare all’arma gli serve una copertura. E allora finge di adottare tre piccole orfane. Sembra un piano perfetto. Fino alla prima volta che lo chiamano “papà”.
“Cattivissimo me” è un ottimo esordio, tanto per i registi Coffin e Renaud, quanto per la Universal nell’animazione. Una commedia costruita col bilancino, dove si ride, ci si commuove e c’è spazio per l’azione, l’avventura e la fantascienza. I personaggi sono tutti riusciti, soprattutto il “cattivissimo” protagonista, le trovate efficaci, la musica al posto giusto. E anche il 3D svolge la sua funzione con la giusta discrezione. A noi (ma è sicuramente colpa del nostro provincialismo al contrario) non è piaciuto il doppiaggio di Gru affidato a Max Giusti, che ha sempre un’intonazione un po’ sopra le righe e che comunque perde il confronto col doppiatore americano Steve Carrell.