Arrestato capoultrà dei serbi


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‘Evitata un’altra Heysel’

Scontri a Genova fino alle 2 di notte, 17 arrestati e 16 feriti n

E' stata evitata un'altra Heysel, perché gli ultras che hanno messo a ferro e fuoco la zona di Marassi fino alle due di notte erano dei veri e propri criminali: è questa la considerazione che trapela tra i responsabili dell'ordine pubblico, al termine della notte di furia e violenza degli ultras serbi nel capoluogo ligure.

Il bilancio finale parla di 16 feriti, di cui due carabinieri, e 17 arrestati. Tra loro c'è anche l'uomo tatuato che, tronchesi alla mano, ha tagliato la rete della gabbia all'interno della quale, dentro lo stadio, erano stati confinati i circa 2.000 hooligan di Belgrado.

Lo hanno trovato le forze dell'ordine dopo le perquisizioni andate avanti tutta la notte: era nascosto nel vano motore di uno dei pullman che avrebbero dovuto riportare a casa gli ultras. E' stato identificato attraverso una data che è tatuata sull'avambraccio dell'uomo.

Gli scontri, preceduti dalle devastazioni prepartita nel centro di Genova, erano proseguiti dentro lo stadio con il lancio di petardi e il tentativo di sfondamento della barriera antiproiettile che divideva gli ultras dal resto del pubblico genovese. E poi erano deflagrati all' uscita dello stadio, quando tutto il pubblico era tornato a casa e anche Italia e Serbia erano rientrate nei rispettivi alberghi. La guerriglia è durata fin oltre le due di notte.

In mattinata, il bilancio della Questura di Genova parla di 17 arresti e 16 feriti, di cui 2 carabinieri e gli altri tutti serbi. Sono 35 gli hooligan denunciati, 138 quelli identificati.

Dei 16 feriti che hanno fatto ricorso alle cure mediche negli ospedali genovesi, uno è ricoverato a scopo precauzionale. La polizia autostradale nella notte ha predisposto un piano di evacuazione dei pullman dei tifosi serbi, e il deflusso si è completato regolarmente.

Gli incidenti della notte erano scoppiati quando il gruppo di ultras, controllati a vista da polizia, carabinieri e guardia di finanza in assetto antisommossa, aveva tentato di forzare il cancello della recinzione dove erano confinati in attesa del deflusso.

Un vero e proprio agguato è stato teso dagli hooligan a un reparto della Finanza, e quel punto le forze dell'ordine hanno lanciato fumogeni ed effettuato cariche. Gli ultras hanno di nuovo tentato di fare irruzione dentro lo stadio, verso la tribuna stampa dove erano ancora al lavoro gli inviati di giornali italiani e serbi. Nel frattempo, nel piazzale antistante lo stadio erano accorse alcune decine di ultras di Genoa e Samp, intenzionate a ingaggiare una battaglia con i serbi; sono stati subito rimandati indietro dalle forze dell'ordine.

Quando verso le due della notte la tensione è calata, la polizia ha fatto scendere gli hooligan già saliti sui bus per le perquisizioni. Sequestrati bastoni, spranghe, coltelli e uno zainetto con all'interno dei grossi petardi o bombe carta.

Serbia chiede scusa all'Italia 
Il governo della Serbia si è formalmente scusato con il popolo italiano per i gravi disordini provocati dagli ultrà del Paese che hanno portato allo stop la partita con l'Italia a Genova. A porgere le scuse è l'ambasciatore di Serbia a Roma,la signora Raskovic-Ivic.

"Quanto accaduto a Genova - ha dichiarato - è una disgrazia, un vero incubo. Io e tutti i serbi ci vergognamo molto. Questi sono ultrà - ha aggiunto - non rappresentano in alcun modo il popolo serbo".

Prandelli: giocatori erano impauriti
"Non so che gesto abbiamo fatto sotto la curva, so che glielo abbiamo chiesto noi di andare dai loro tifosi. Anche i giocatori serbi erano impauriti". E' quanto ha dichiarato il ct della nazionale Prandelli in una conferenza stampa allo stadio Ferraris di Genova.

"Il calcio non deve avere paura di fronte agli ultrà, la via è la prevenzione", ha aggiunto Prandelli, che, a proposito dei calciatori della Serbia, che non hanno ancora lasciato l'Italia, aggiunge: "Sono sotto scacco, hanno casa e famiglie. Devono tornare. Resta" una grande amarezza anche perché c'era- no tanti bambini".