Moto d'epoca in mostra


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Ce n’erano di tutti i colori

Testo e foto di Gian Franco Laparelli

Sabato 9 ottobre. In una giornata uggiosa e piovosa, quasi fosse la prima giornata ufficiale dell’autunno romano, si apre a Roma, all’Ippodromo delle Capannelle Millennium Expo. Sembra una maledizione, ogni volta che c’è l’edizione autunnale di Millennium, a Roma piove. L’orario di apertura al pubblico era fissato alle nove ma gia da prima delle otto, un esercito di mille e più appassionati si accalcava fuori del cancello in attesa di poter entrare. Poi, all’improvviso il cielo, fino a quel momento coperto da una compatta e bella tonalità di grigio “nuvola”, si apre e permette ad un timido sole di affacciarsi sulla città. Ma sono già le nove: smette di piovere e si aprono i cancelli di ingresso.



Dicevamo di averne visti di tutti i colori… Ed infatti così è stato. Di merce, ce n’era tanta e, sebbene la parte del leone è stata interpretata dal settore auto, di moto, quelle che più ci interessava vedere, ce ne erano tante, belle e di tutti i colori, marchi e modelli.

Anche il settore ricambi, delle parti ‘after-market’, di secondo equipaggiamento e commerciali, oppure usati, occupava una porzione non indifferente dello spazio espositivo. C’erano anche diversi ‘allestitori’ o ‘preparatori’ con alcune realizzazioni, tipo cafe racer o personalizzazioni, e non mancavano i banchi con l’abbigliamento specifico. Ad essere sinceri non siamo rimasti particolarmente entusiasti della quantità e qualità dei pezzi esposti, salvo i rari casi in cui il cuore, alla vista di pezzi accuratamente restaurati e ripristinati che ci hanno riportato indietro di trenta o quaranta anni, ha iniziato a pulsare a mille. Ci ha invece soddisfatto la presenza di quanti offrivano al restauratore in proprio, decalcomanie e sticker (originali oppure riprodotti), componenti per la lucidatura dei metalli e quelli per la riparazione ed il trattamento dei serbatoi del carburante. C’era pure chi riparava una sella all’istante oppure la ricopriva in mattinata. Non mancava neppure il decoratore che, aerografo in mano, dimostrava la sua abilità nei lavori possibili: decorazioni di serbatoi o carrozzerie, caschi o, addirittura di auto intere.

Ma ecco a voi una panoramica di Millennium: Appena entrati faceva bella mostra di sé questa fantastica carrellata di Kawasaki degli Anni ’70 (foto a sinistra), presentate dall’Associazione Culturale Carpe Diem di Roma.

Ben quattro gli esemplari di 900 Z1 presentati e posti in vendita, mediamente oltre i 6.000 euro ciascuno. Vale la pena ricordare che la Kawasaki 900 Z1, presentata ufficialmente nel settembre 1972 al Salone di Colonia, ebbe un consistente successo di critica e di pubblico.

Allora, per descrivere questa moto, la stampa specializzata coniò il neologismo "superbike", un termine destinato poi ad essere adottato da molte lingue. Nonostante la mole imponente ed il peso notevole, la Z1 beneficiava di una linea snella ed accattivante, con finiture accurate, accessori di pregio e una verniciatura impeccabile. A dispetto dei consistenti numeri di produzione, la "Z1" è una delle moto più ricercate e valutate sul mercato d'epoca, a causa della difficoltà di reperire esemplari originali e completi, adatti ad un restauro dai costi ragionevoli. Girovagando fra i banchi, siamo stati captati da questa rivisitazione ‘cafe’ della Kawasaki Z400 due cilindri del ’71.

L’esemplare, a detta dell’espositore, è tuttora in fase di completamento, cosa che ad un occhio esperto non sfugge. Abbiamo pensato di presentarvela perché seppur incompleta lascia presagire quale sarà l’aspetto futuro. Ottime, a nostro avviso, la scelta di una colorazione così contrastata come il biancolatte e il nero bordato di un filo oro, e della soluzione solo contagiri Veglia competizione (foto a destra), montato a sbalzo sulla piastra superiore dello sterzo. Non ci resta che augurare buon lavoro al preparatore.

E auguri al futuro proprietario il quale, per entrare in possesso di questo gioiello del passato, dovrà sborsare appena 4.500 euro.

Quando si parla di Vespa allora le mostre scambio si tingono di tutti i colori: ecco una “carrellata” (nel vero senso della parola) di sterzi di vari modelli di Vespa. L’espositore dispone di una vastità di ricambi usati e nuovi per ogni tipo del prestigioso modello della Piaggio.



Fatti pochi passi, torna prepotente il pensiero che quello della moto è un vero e proprio mondo a colori. Sette serbatoi Honda (CB750, CB500, CB400 SS) di tutti i colori esibivano la propria lucentezza sopra un tavolo ricoperto di un bel panno verde. Messi lì da un venditore di ricambi usati della prestigiosa Casa giapponese.

Ed eccoci al primo tuffo al cuore. Tre pezzi da infarto, tutti e tre nella lista dei ‘motorini 50 cc’ posseduti negli anni ‘60 e inizio ’70, facevano la loro bella figura sotto una tendina: Itom Super Sport, Moto Morini Corsarino. ItalJet Go Go. Prezzi di vendita intorno ai 4000 euro l’uno. (Foto a sinistra)

Tanto per fare un po’ di storia il Go Go è stato il primo ciclomotore a ruote basse. Serbatoio intorno al cannotto di sterzo. Fu affiancato dai modelli Scout e Ranger, basati sugli stessi telaio e motore.



Siamo giunti a quello che verso la fine della Seconda Guerra mondiale, per molti italiani deve essere stato il ‘coupé de foudre’, l’amore a prima vista. Il colpo fatale. Parliamo della Ducati Cucciolo, qui in un esemplare di 65cc del 1951 (foto a sinistra). Cucciolo ha però alle spalle una storia interessante. Eccola.

Cucciolo Ducati è nato da quello che in origine è stato soltanto un motore 4 tempi, concepito durante Seconda guerra mondiale da un avvocato di Torino, Aldo Farinelli, e sviluppato con l’ingegner Aldo Leoni. Durante il conflitto, Farinelli iniziò a lavorare con l'azienda torinese Siata (Società Italiana per Applicazioni Tecniche Auto-Aviatorie), con l'idea di sviluppare un piccolo motore da poter montare su una bicicletta. Il primo prototipo di Leone correva per le strade di Torino nell'autunno del 1944. Il suono del suo scarico ispirò il nome di Cucciolo per il motore. Con un peso di poco meno di 8 kg era in gradi di percorrere 77 km con un litro di benzina. se installato su una bicicletta. Trascorso circa un mese dalla Liberazione ufficiale del Paese, la Siata annunciò l'intenzione di vendere motori Cucciolo al pubblico. Alcuni uomini d'affari acquistarono grandi quantità di motori per installarli su telai e per offrire quindi in vendita le prime unità complete. Ben presto la domanda superò le limitate capacità di produzione, tanto che Siata trovò come partner l Ducati di Borgo Panigale. La Casa bolognese aveva un nome ben noto in elettronica ed elettrodomestici, e nel dopoguerra era alla ricerca di nuove opportunità per impiegare i suoi lavoratori e le strutture, quindi siglò un accordo con Siata. La produzione passò dalle 15 unità del 1946 ad oltre 25.000 negli anni successivi, quando Ducati raggiunse un accordo esclusivo per la produzione.

Nel 1952, con 200.000 Cucciolo già venduti, Ducati amplia la sua offerta basata sul ciclomotore modello "48" (prodotto fino al 1954) aggiungendo i "55E" e "55R". Si tratta di sempre più moto vere con telaio in lamiera stampata. La cilindrata crebbe fino a 60cc (modelli "60" e "60 Sport") e infine a 65cc ("65 Sport", "65T", "65TL" e "65TS"). Il motore Cucciolo fu gradualmente sostituito dalla linea "98", modello entrato in produzione nel 1952 e che terminò, quando la linea “65” è stata abbandonata nel 1958.

Concludiamo la passeggiata con questa bella Triumph (foto a destra) rielaborata cafè, verniciata di un bel verde penicillina pastello, la moto è dotata di una sella tipo corsa rivestita in tessuto alcantara, parafanghi in acciaio e di uno splendido scarico a megafono completamente cromato.





Stiamo per andarcene convinti di avere visto tutto quando ecco comparire, nascosto da due pareti in muratura, questo mini parcheggio di auto in miniatura, allestito da un rivenditore di modellini di auto antiche. Una bella idea.