>>> L'intervista a Peter Stein
di Carla Toffoletti
Una maratona teatrale di 12 ore firmata da uno dei più grandi registi contemporanei della scena europea. Il 2 e 3 ottobre approda a Roma, nella Sala Petrassi dell'Auditorium Parco della Musica, “I Demoni” di Peter Stein, tratto dal capolavoro di Dostoevskij, “il romanzo più politico e attuale dell’autore russo” secondo il regista berlinese. Ventisei gli attori in scena per dar voce e corpo a un romanzo di circa 900 pagine che racconta delle pazzie di una giovane generazione che ha perso la fede diventando vittima dell’ideologia.. Una folla di esseri dissennati, dolenti, maligni, meschini, ridicoli, ossessionati, trascinati verso la follia e la morte.
Premio Ubu come migliore spettacolo del 2009, un tour mondiale partito da Milano, (poi Ravenna e Napoli), e che ha già toccato Atene, Amsterdam, Vienna, New York e Parigi, lo spettacolo, definito dal New York Time “imperdibile”, ha sempre registrato il tutto esaurito. Sfidando ancora una volta i tempi e i modi del teatro convenzionale Stein, che ha fortemente voluto questo spettacolo, porta in scena quasi integralmente il capolavoro di Dostoevskij, rivedendo totalmente il rapporto con il pubblico che, nella giornata di “vita insieme all’opera”, ne diventa partecipe e non solo osservatore.
Il regista non è nuovo a questo genere di imprese: nel 1980 ha messo in scena un’Orestea di nove ore, nel 2000 un Faust di ventidue e altre dieci durava il Wallenstein di Schiller del 2007. Stein ha chiesto agli attori una recitazione “alla russa”, più simile a quella cinematografica, che rende ancora più intensa e vera l’immersione nell’opera. Grazie anche alle musiche originali di Arturo Annecchino eseguite dal vivo. Il risultato è una maratona teatrale che segue il passo del romanzo, divisa in tre capitoli, ciascuno a sua volta diviso in più parti, il tutto intervallato da tre pause brevi e due lunghe per il pranzo e la cena, per 9 ore effettive di recitazione e 3 di intervello: “Così gli spettatori - spiega Stein - mangiano insieme, si conoscono, parlano all’interno di un’intera giornata e diventano una comunità teatrale”."I Demoni che Fëdor Dostoevskij descrive nel suo romanzo - scrive Peter Stein nelle note di regia - sono le malattie, le deformazioni, le pazzie di una giovane generazione indifferente, senza orientamento, nichilista ma piena di voglia di vivere e di creare un nuovo mondo, l'uomo nuovo. Dostoevskij ha avuto una visione chiara dello sviluppo della società russa, cosi come si sarebbe manifestata 50 anni dopo con lo stalinismo. Ma non soltanto questo, la sua è una descrizione visionaria delle conseguenze del pensare moderno, materialista, razionale e nichilista, che mette in dubbio tutto. In questo sfondo cupo l'autore ci racconta storie di relazioni umane tenere e crudeli, ci presenta una gamma di persone molto diverse, in una struttura polifonica, che si incontrano in situazioni complicatissime, si cercano ma non si trovano e finiscono tutte tragicamente in omicidi, suicidi o in pazzie. Ma il racconto è anche pieno di umorismo e d'ironia".
Quello che il pubblico romano affronterà (con stoicismo e coraggio) è un vero e proprio kolossal della prosa, che offre la possibilità di rivivere una delle più affascinanti narrazioni della letteratura mondiale.
Foto di Andrea Boccalini