Quasi un ‘bollettino di guerra’


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In un anno 19 parti finiti in tragedia

Almeno una ventina i medici indagati ospedale_padova_neonato_296

Sono stati almeno 19 nell'ultimo anno i parti finiti in tragedia in un'Italia che, nelle classifiche internazionali, risulta avere un tasso di mortalità per parto tra i più bassi del mondo, con 3,9 decessi ogni 100.000 nati vivi. E' anche vero, però, che l'Italia è prima in Europa per il numero di parti cesarei, da due a quattro volte più rischiosi del parto naturale.

Eventi rari e imprevedibili, ma molto più spesso ritardi ed esitazioni nella scelta fra parto naturale e cesareo, fino ad accuse di ''imperizia'' e ''negligenza'' nei confronti dei medici sono state tra le cause più frequenti dei 19 parti drammatici avvenuti a partire dal settembre 2009.

Almeno una ventina i medici indagati per gli episodi avvenuti nell'ultimo anno. Bastano comunque i casi delle ultime settimane per parlare di cifre da ''bollettino di guerra'' nelle sale parto, come ha rilevato oggi il presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, Ignazio Marino. Numeri ha aggiunto Marino, da considerare segnali di una ''vera e propria emergenza, che sta mietendo vittime con una frequenza allarmante''.

I 19 parti che nell'ultimo anno hanno avuto un risvolto drammatico, sono avvenuti soprattutto nel Nord (11), fra Lombardia (6) ed Emilia Romagna (4). Il più recente è quello avvenuto ieri in Veneto, dove a Padova un neonato è morto e la mamma di 27 anni è in coma farmacologico. Nel Centro di registrano soltanto 2 casi, entrambi in Toscana. Nel Sud i casi sono 6, dei quali 4 in Sicilia, 1 in Calabria ed e' di pochi giorni fa il caso della donna di 32 anni morta in Basilicata, nell'ospedale di Policoro (Matera) dopo un parto cesareo gemellare. Quest'ultimo, avvenuto l'8 settembre, e' uno dei 5 parti finiti male di questa estate, insieme al caso del neonato morto a Padova e al parto che, il 28 agosto scorso, nel Policlinico di Messina, era stato ritardato a causa di una lite tra medici; il neonato ha avuto due arresti cardiaci e riportato danni cerebrali, mentre la mamma, di 30 anni, ha avuto un'emorragia in seguito alla quale le e' stato asportato l'utero.

Esattamente un mese prima in Calabria, a Vibo Valentia, una donna di 33 anni e' morta dopo il parto cesareo. Il 13 luglio in Sicilia, a Modica, un neonato è morto perché soffocato dal cordone ombelicale che si era avvolto attorno al collo. Un recente rapporto dell'Istituto superiore di sanità ha definito allarmante il costante aumento dei parti cesarei in Italia, saliti dall'11% del 1980 al 38% registrato nel 2008, contro il 15% indicato come il limite massimo dall' Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Sempre secondo l' Istituto superiore di sanità le morti per parto sono meno numerose nel Nord (pari a 8 su 100.000 nati vivi). Tra le regioni, il più alto numero di morti si registra nel Lazio (13 su 100.000) e in Sicilia (22 su 100.000). Tra i fattori di rischio, uno dei maggiori è considerata l'età della donna superiore a 35 anni.